Andrea e la sua follia «Tanti soldi, due supercar e un revolver di troppo»

Andrea e la sua follia «Tanti soldi, due supercar e un revolver di troppo» MILANO. I VICINI. SCONVOLTI, DENUNCIANO Andrea e la sua follia «Tanti soldi, due supercar e un revolver di troppo» «Come si poteva certificare la buona salute di un ragazzo così aggressivo?» Il magistrato: «Sarebbe bastata una telefonata per togliergli subito le armi» Fabio Poletti MILANO Voleva la Ferrari, gliel'avevano comperata. Come la Porsche Cairera nera che è in garage, insieme alla Smart e alla Ducati. Davanti a casa, dove lunedì Andrea Calderini ha fatto il tiro a segno, c'è ancora il Maggiolone rosso fiammante. «Era uno viziato, si capisce...», dicono gli abitanti del quartiere che lo conoscevano, via Filippo Carcano, zona Fiera, Far West. E invece non si capisce proprio come sia stato possibile che una persona affetta da «da un basso livello di sopportazione delle frustrazioni, accompagnata da una sindrome ossessiva compulsiva» - la diagnosi è del suo neuropsichiatra, Massimiliano Dieci, che lo aveva in cura da un anno - potesse tenere in casa una pistola calibro 45 regolarmente denunciata. Marco Ghezzi, il magistrato, è il primo a non capire: «Sarebbe bastata una telefonata alla polizia per togliergli le armi». Una telefonata che non ha fatto suo padre, Sergio Calderini, dirigente d'azienda, faccia scura davanti ai giornalisti: «Andate via sciacalh, se no chiamo la polizia...». I vicini di suo figlio lo ricordano quando cercava di tranquillizzare tutti: «Andrea ha dei problemi, ma non è pericoloso.». Il 16 aprile lo aveva convinto a rivendere ad un'armeria un fucile a pompa e un'altra pistola. Suo figlio aveva obbedito. Ma si era tenuto la collezione di .coltelli, l'ascia appesa alla porta della sala, la lancia che arrivava dall'Africa e la Kimber calibro 45 che ha sparato 42 volte. Una telefonata che non ha fatto il medico che lo aveva in cura: l'ultima visita 4 mesi fa, una ricetta per lo Zoloft, antidepressivo, come effetti collaterali «aggressività, paranoia, sbalzi di umore e pensieri suicidi». 0 la signora Stefania Guaraldi, l'inquilina del primo piano, la prima vittima. Sognava di cambiare casa, perchè non sopportava più le «stranezze» di Andrea che stava all'ultimo piano e in mansarda, ma poi era la prima a difenderlo: «Bisogna capirlo, sta male». Sua figlia Daria abita al secondo piano, dove c'è mia bandiera arcobaleno al balcone. Dice che la madre «faceva sempre da paciere». Poi se la prende con i medici che hanno dato il nulla osta per la licenza e le pistole: «Ci vuole un bel pelo sullo stomaco a certificare la buona salute di un uomo che da tutti era conosciuto come instabile ed aggressivo. Come poteva una persona così possedere delle armi? Noi non lo sapevamo, saremmo intervenuti». Non lo sapevano i vicini, che dalle finestre delle case vicine hanno assistito a quei due minuti all'impazzata: ((All'inizio sembravano petardi o un trapano». Non lo sapeva la signora Stefania, quando alle 15 e 30 ha aperto la porta al vicino con il quale aveva forse avuto una discussione la mattina stessa e non si saprà mai perchè. Lei aveva il sorriso sulle labbra. Lui la pistola in mano. Otto colpi rabbiosi, cinque a vuoto, tre a segno, in testa. Poi lui si era affacciato al portone di casa, dove sul citofonò c'è ancora il «666», il numero della Bestia. Almeno 10 colpi. Il primo alla coscia dell'avvocato Maurizio Litta Modignani che passava in bicicletta: «Mi sono salvato fingendomi morto». Altri alla schiena e al braccio di Daniela Zaniboni, 41 anni, ricoverata in prognosi riservata al Niguarda: «Non è in pericolo di vita, ma è stata lesionata la colonna vertebrale». Tre colpi di pistola centrano un altro passante, Piero Toso, avvocato in pensione, 70 anni, mentre passava in bicicletta per caso, ma non è detto che sia stato un caso finire nel mirino del ragazzo che forse si ricordava di lui. Il pensionato abita a nemmeno 100 metri, in via Desiderio da Settimiano, neDa palazzina di fronte a quella dove sono rimasti i genitori e la sorella di Andrea. A questo punto Calderini ha già sparato una ventina di colpi e ha dovuto ricaricare almeno tre volte la Kimber semiautomatica calibro 45. Ma non è ancora finita: risale le scale, toma al suo appartamento dove c'è Heglietta Scalori, 22 anni, vicentina, figlia di un medico, la ragazza che ha sposato nemmeno tre mesi fa a Los Angeles. Le spara 11 volte, soprattutto alla schiena e al torace. O forse prima si affaccia alla finestra, dove ci sono i fiori e la bandiera americana, e spara alla polizia e alle ambulanze. Prima di sedersi sul letto blu, la cyclette accanto, l'ascia alla porta, e tirare per la 42a volta il grilletto, con la pistola alla tempia sinistra. Era un ragazzo ricco e viziato, Andrea Calderini, 31 anni, studente fuori corso per non dire nullafacente. Ce l'aveva con il mondo e lo curava uno psichiatra a botte di psicofarmaci. Aveva litigato con tutti. Pure con il custode della casa, dove stavano i genitori, per una banale questione di parcheggi. Erano anche venuti alle mani. Il custode l'aveva denunciato. Ed è l'unico microscopico precedente di questo ragazzone che aveva la follia dentro ma nessuno aveva voluto capire. E' finito l'orrore, si porta via il cadavere di Andrea Calderini La moglie di Andrea Calderini Heglietta Scalori 22 anni vicentina: è stata uiccisaconll colpi di pistola

Luoghi citati: Africa, Los Angeles, Milano