«Davide non può essersi ucciso» di Fulvio Morello
«Davide non può essersi ucciso» IL GIOVANE DI COLLEGNO E' STATO RINVENUTO PRIVO DI VITA IN UN PRATO VICINO A CHIANOCCO. «SI SAREBBE DOVUTO SPOSARE A LUGLIO» «Davide non può essersi ucciso» li padre: era sereno, non aveva problemi Fulvio Morello Patrizio Romano «Non posso credere che si sia ucciso così, senza un motivo, senza una ragione». Il papà di Davide Brosio, 29 anni residente a Collegno in via Castagnevizza 3, guarda fisso negli occhi e cerca un senso a quella morte. A quello che tutti chiamano suicidio. Il corpo di suo figlio, infatti, è stato ritrovato privo di vita, sabato mattina, dai carabinieri del tenente Andrea Fabi. Penzolava dal ramo di un albero in un prato vicino a Chianocco, lungo la Dora. Suicidio. Nulla di complicato. Ma il padre non ci crede e non è il solo a nutrire delle perplessità. Perché gli ultimi giorni di Davide hanno mille lati oscuri. Mercoledì scorso, Brosio, che lavora come autotrasportatore per la ditta Corat in via De Amicis 152, a due passi da casa, ha finito il suo giro di consegne. Entra nella filiale Sanpaolo di corso Francia per depositare l'incasso. Normale routine. Poi un uomo gli punta qualcosa alla schiena e gli intima: «Dammi i soldi o ti ammazzo». E Davide, senza voltarsi porge il borsello con 1200 euro. Quando, il giorno dopo, racconta il fatto ai carabinieri del maresciallo Tripi, il fatto non convince. Una rapina troppo facile: quasi una messinscena. Ma il giovane è incensurato, un ragazzo a posto. Difficile dubitare. Poi, venerdì, Davide si alza come sempre, e va alla Corat. Ritira il suo furgone con i pacchi da consegnare e parte. A casa lo aspettano per le 17, come sempre. Ma lui non rientra e non telefona. Il padre va dai carabinieri a notte inoltrata. «Mio figlio è scomparso, non risponde al cellulare e al lavoro non lo hanno visto», racconta. Lo trovano sabato mattina. E' un uomo, che da giorni ha notato quel furgone bianco fermo sul ciglio di una strada. Si avvicina e vede il corpo. Per terra, i segni dei pneumatici d'altra vettura. Mistero nel mistero. Nel furgone solo i pacchi. All'appello ne mancano pochi: quelli delle consegne fatte prima di uccidersi. Né un biglietto, né una lettera: niente. «Non so se aveva problemi - dice -. Ma io sono un pensionato, più della metà della mia vita l'ho vissuta, ora cercherò chi o cosa lo ha indotto a quel gesto. E quando lo troverò... Mi farò giustizia da solo». Nella sua famiglia nessuno sa spiegarsi il perché. «Doveva sposarsi il 13 luglio - spiega il padre -. Era sereno, la casa era quasi pronta». Ma qualcuno sostiene che amasse il gioco e che forse aveva contratto dei debiti più grandi di lui. «Gli piaceva giocare, come a tanti - ricorda -. Sì, anche al Casinò». E nella mente, forse, ricollega la rapina e la morte. «No, se Davide avesse avuto un problema di soldi me lo avrebbe detto - dice quasi volesse convincere se stesso -. Comunque io cercherò e non smetterò finché non avrò trovato». La madre, sulla porta, ripete: «Era un ragazzo dolce, serio: lo chieda ai titolari della sua ditta. Era solare, e non ha mai fatto nulla di male». Allora perché? «Me lo chiedo da giorni: ogni ora, ogni minuto - ammette il padre -. Non riesco a credere sia scattato qualcosa dentro di lui, forse qualcuno o qualcosa lo ha spaventato o... lo ha ucciso. Ma io lo scoprirò». E stringe i pugni. Il furgone bianco fermo sul ciglio della strada è stato notato da un passante che ha dato l'allarme; Davide Brosio aveva raccontato ai carabinieri di essere stato rapinato mentre era andato a depositare 1200 euro in banca; un racconto il suo che non aveva convìnto gli inquirenti
Persone citate: Andrea Fabi, Brosio, Davide Brosio, Di Vita, Patrizio Romano, Tripi
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