Quando Sacchi pescò il jolly di Gigi Garanzini

Quando Sacchi pescò il jolly NELLA STORIA DELLA PARTITISSIMA TRA MADRIDISTI E CLUB ITALIANI ANEDDOTI GUSTOSI E GIOCHI D'ASTUZIA Quando Sacchi pescò il jolly Gallego e Prosinecki erano lenti: giocò su di loro la storia Gigi Garanzini TEMPO trentasei ore e cominceremo ad avere un' idea di quale sarà la finale del 28 maggio. Si era detto e scritto, al tempo del sorteggio dei quarti, che la vera finale era Real Madrid-Manchester United. Se parliamo di Champions League ci poteva stare. Ma poiché dai quarti di finale, per l'appunto, comincia la fase a eliminazione diretta e la Champions torna finalmente a somigliare alla Coppa dei Campioni, il Manchester ne faceva parte come piazzata, non come vincente. Esattamente come dall'altra parte del tabellone uscirà, dal derby milanese, una finalista ammessa al torneo da piazzata, non da vincente: mentre Real-Juve è lo scontro tra i detentori del trofeo e i vincitori di un campionato. Anche per questo la doppia sfida Madrid-Torino ha tutta l'aria della finale anticipata. ZAC E MORATTI. A proposito di orgoglio granata, rilanciato in orbita dalla marcia dei cinquantamila, che un giorno non poi così lontano il Torino abbia eliminato in una semifinale europea, anche se di Uefa, il Real Madrid potrebbe sembrare un capitolo di fantascienza. Invece è successo, e se è vero che il secolo era quello scorso è altrettanto vero che era già abbondantemente inoltrato. Aprile '92, 2-1 all'andata a Madrid, gol di Hierro, Hagi e Casagrande, 2-0 al Delle Alpi, autogol di Rocha e gol di Fusi. In un palco, invitato da Renato Zaccarelli allora suo collaboratore a Coverciano, il presidente del Settore Tecnico Massimo Moratti, in compagnia di Suarez. Da ex-barcellonista, Luisito non fece una gran fatica a tifare Toro. Nemmeno Moratti, per la verità. Anzi, se appena gli fosse corso un po' meno sangue nerazzurro nelle vene, il presidente quella sera ci avrebbe forse fatto un pensierino. Che era poi la ragione per cui il vecchio Zac ci aveva provato. SACCHI E BIANCHEDI. Nelle grandi sfide spesso è decisiva l'individuazione dei punti deboli dell'avversario. A patto poi, beninteso, di saperli sfruttare. Quando toccò al Milan di Sacchi la sfida a un grande ma non grandissimo Real, il suo osservatore speciale Natale Bianchedi, detto Nadèl, non dovette ammattire per individuare in Gallego e Prosinecki i due lentoni cui strappar palla in pressing e ripartire. Il resto lo fece un fuorigioco ossessivo a Madrid, con Sanchez e Butragueno pescati per la bellezza di 24 volte oltre Baresi (e la sua manina), e poi una papera di Buyo su destro di Ancelotti a San Siro che diede il via alla goleada. Stavolta è sin troppo facile mettere nel mirino il vecchio Hierro. La sua resa ai velocisti del Maiorca ha ricordato gli ultimi tempi del Pacchetti nerazzurro, quando provò a riciclarsi da libero e Bearzot, sulla via dell'Argentina, si inventò per lui il ruolo di capitano non giocatore. E in campo mandò Scirea. HIERRO E PAVON. Proprio i disastri combinati da Hierro con il Maiorca rischiano paradossalmente di ritorcersi contro la Juve. Perché lo proteggeranno, lo copriranno, faranno l'impossibile per non esporlo all'uno contro uno in velocità, magari con Nedved. Bisognerà creare le premesse per puntarlo in campo aperto, oltre la diga flottante che Makelele e Conceigao proveranno ad allestire. Tre giorni fa sarebbe forse stato più facile: ma si può fare. L'importante è che a Del Bosque non venga in mente, proprio all'ultimo minuto, di mandare in campo il giovane Pavon. Con Hierro ai box per un ginocchio e la coppia Helguera-Pavon, il Real per un paio di mesi di gol ne aveva presi pochi. O comunque meno. Per fortuna in terra di Spagna il rispetto delle gerarchie continua a essere sacro. Figurarsi al Real. BEARZOT E ZIDANE. Dal punto debole al punto di forza. Da Hierro a Zidane. A proposito di Bearzot, resta il francese ormai da parecchi anni a questa parte il suo giocatore preferito. Gli piace perché non cade mai, perché in un calcio in cui troppi si tuffano la sua prima opzione è sempre quella di restare in piedi, a costo poi di ribaltarsi in ritardo, e pesantemente, quando proprio non riesce a ritrovare l'equilibrio nella corsa. Ma ad affascinarlo è il suo rapporto col pallone, quel trattarlo come fosse un gomitolo e un filo invisibile gli consentisse di non perderne mai il controllo. E' vero, Zizou fa le fusa col pallone. E ha l'eleganza di un ballerino in un fisico da buttafuori. Nel '92 il Toro eliminò gli spagnoli in Uefa: in tribuna Zaccarelli invitò Moratti sperando di farlo innamorare dei colori granata Anche per Bearzot Zizou fa la differenza: eleganza da ballerino in un fisico da buttafuori Il 15 aprile '92 Bruno ferma Butragueno e il Toro elimina il Real Madrid dalla Coppa Uefa. In tribuna Zaccarelli provò invano a convincere Moratti ad acquistare il Toro