Tutti i volti dell'amore secondo Shakespeare di Silvia Francia
Tutti i volti dell'amore secondo Shakespeare Tutti i volti dell'amore secondo Shakespeare GIOVANI ATTORI IN SCENA ALLO «STABILE» Silvia Francia TORINO Si parla d'amore, nel nome di Shakespeare. Accade allo Stabile di Torino, che presenta, da stasera sino a fine maggio, un trittico dedicato al Bardo e al variato riverbero del tema amoroso nella sua opera, «Romeo e Giulietta», «Il sogno di una notte di mezza estate» e «Pene d'amor perdute» sono i titoli allestiti dallo Stabile e affidati a tre diversi registi, tutti francofoni, ma di scuola e generazione diversa: dal trentaduenne Jean-Christophe Sa'is a Dominique Pitoiset a Mamadou Dioume, a lungo attore con Peter Brook, Respiro intemazionale, dunque, per questo progetto, che ha la particolarità di coinvolgere un gruppo di giovani attori, perlopiù ex-allievi della scuola di recitazione del TST, affiancati da un nutrito drappello di diplomandi. Dichiaratamente, un primo passo verso «la costituzione di una vera e propria Compagnia che, nel futuro; sarà convenientemente integrata da attori più maturi - come spiega Mauro Avogadro, responsabile della scuola T.S.T,, che si occupato della selezione degli attori -, L'intento è quello di creare un gruppo di lavoro molto coeso che il pubblico potrà vedere, di volta in volta, misurarsi con regie e testi differenti». Prima sortita del team torinese è proprio in occasione di questo tris di spettacoli shakespeariani, a cui attori e registi lavorano incessantemente dal dicembre scorso, collaborando con una non meno giovane delegazione di scenografi provenienti dalla Facoltà di Design e Arti di Venezia che, realizzando una struttura sovrastante la platea. Tre registi ma molto SaTs, Pitoise Dioume francofoni diversi set hanno, per così dire, «ricreato il Globe Theatre all'interno del Carignano». In questo magico cerchio circondato di palchi, da stasera, scenderanno in pista gli amori shakespeariani. Il plurale è d'obbligo, non solo perché gli spettacoli sono tre, ma anche perché è declinata al plurale, nell'opera del grande drammaturgo, l'accezione del più universale moto dell'animo. Quasi che l'amore,paradigma di ogni sentimento, fosse l'indicatore per eccellenza del destino aleatorio delle cose umane, affidate alla capricciosa mutevolezza del fato, al gioco contraddittorio della casualità, alla stessa precaria sorte che governa il mondo. Così è in «Romeo e Giulietta», testo scelto dallo Stabile per aprire la trilogia, che sarà in scena da stasera all'I 1 maggio, per la regia di Sais: tragedia di giovinezze perdute, immerse in un'atmosfera di morte e vinte da un destino che non regala felicità a chi si ama. Anche nella lettura più fiabesca e affabulata l'amore non dà certezze, anzi. Sbanda dalla follia all'inganno allo scherzo del destino (crudele, si sa, per gli amanti inappagati), come folgorato dai dardi di un Eros ribaldo. Non a caso, il senegalese Dioume, regista del «Sogno di una notte di mezza estate» (13-18 maggio), parla dell'amore come vettore che permette all'uomo di «oltrepassare la razionalità e la pura apparenza, per "diventare", risvegliarsi a se stessi». Sentimento enigmatico, germinante, tradotto in schermaglie e gioielli verbali, proclamato e contraddetto, giurato e spergiurato, «comico ma anche tragico» secondo il regista Pitoiset, in «Pene d'amore perdute», in cartellone dal 20 al 25 maggio. Tre registi francofoni ma molto diversi SaTs, Pitoiset e Dioume Un momento delle prove del trittico shakespeariano in programma da stasera a fine maggio allo Stabile di Torino
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