«W il Papa», «W i frati» Due partiti per Padre Pio

«W il Papa», «W i frati» Due partiti per Padre Pio DOPO IL COMMISSARIAMENTO DEL SANTUARIO «W il Papa», «W i frati» Due partiti per Padre Pio Proteste all'arrivo del vescovo D'Ambrosio, delegato della Santa Sede Barricate con autogrù e camion: stiamo lottando contro un'ingiustizia La rabbia del «guardiano»: «Non siamo servi, siamo gli eredi del santo» Maria Corbi inviato a SAN GIOVANNI ROTONDO Sui muretti lungo la strada che sale al Santuario di Padre Pio ci sono cartelli colorati: «W il Papa», «W i frati». Sono rossi e gialli, come quelli dei derby locali. E ci sono anche i «tifosi», quelli che hanno cercato di frenare l'avanzata del Vaticano sul monastero e chi invece è dalla parte di «don Mimi». Da quarantotto ore Domenico D'Ambrosio è il delegato della Santa Sede per il Santuario e le opere di San Pio da Petrelcina. I Frati obbhgati dalla bolla papale al ruolo di comprimari, di «collaboratori». E la gente del posto a fare le barricate per impedire «questa ingiustizia» con autogrù e camion. Abbandonati sul selciato della piazza davanti alla Chiesa ci sono i segni di questa divisione, volantini di solidarietà ai frati e volantini di benvenuto al nuovo «custode» del Santo che per venti anni dal 1970 al 1990 è stato il parroco di San Giovanni Rotondo. «Chi ha detto che tutta San Giovanni Rotondo è contro monsignor D'Ambrosio?», si accalora Angelo Conti quando ormai la piazza del Santuario è sgombra dalle gru fatte portare via dai carabinieri. «Lo abbiamo accolto con applausi di gioia». E man mano che passano le ore anche tra i frati iniziano le prime divisioni. C'è chi non è d'accordo con la linea dura portata avanti da Gian Maria Cocomazzi, il frate guardiano, che non smette di urlare la sua rabbia. «I Padri sono i veri eredi di padre Pio» ripete senza stancarsi. «Non siamo servi». Alle centinaia di pellegrini che affollano la messa di metà mattinata parla di «persecuzione». «Stanno facendo a noi quello che hanno fatto al nostro santo». E poi la sua verità: «è stata ordita ima congiura nei nostri confronti, perchè i nostri dirimpettai hanno un deficit e non possono ampliare le loro strutture». Padre Cocomazzi si riferisce all'Ospedale voluto da Padre Pio da tempo gestito dalla diocesi di Manfredonia. «Hanno bisogno di soldi ed hanno quindi pensato di prenderli da noi». Frasi che non concedono nulla alla regola dell'obbedienza. E il frate non si frena neanche parlando del Pontefice. A una televisione locale in mattinata ha detto: «Voghamo evitare che al Papa facciano fare un peccato storico. Va bene per la collaborazione ma non per la proprietà, sono gli altri che devono collaborare con noi». Padre Saldutto, definisce la decisione «un atto punitivo». E' in chiesa, alle sette di sera, che si gioca il round più duro. L'arrivo di monsignor D'Ambrosio è accolto sul piazzale da due fazioni urlanti. «Via via», gridano alcuni. «Bravo», gridano altri applaudendo. Nel Santuario, davanti ai fedeli e al nuovo vescovo, il padre provinciale Paolo Maria Cuvino cerca di essere più diplomatico, ma non gli riesce bene. Parla di «cuore in tumulto, di disagio interiore, di solitudine» per una decisione presa sopra le loro teste e che suona come un «giudizio negativo sul nostro operato». «Ci sentiamo piccoli e indifesi», spiega. «E' vero che padre Pio è di tutti ma era un frate cappuccino e come tale si è fatto Santo». I frati che lo ascoltano guardano in basso, con aria persa. Cocomazzi è fra i concelebranti, non volge mai gli occhi verso l'arcivescovo, non parla piùQuando arriva l'omelia monsignor D'Ambrosio sale sul pulpi- to, tra i fedeh cala il silenzio. In molti si aspettano un discorso conciliante, invece il nuovo custode del culto di padre Pio non lascia spazio a dubbi. Rivela l'incontro privato avuto con il Santo padre il 25 marzo scorso: «Ricevendomi in udienza privata il Santo Padre mi ha detto "lei è il custode dell'eredità di padre Pio"». Svela così quello che i frati contestano da ieri: tutto è stato fatto a loro insaputa e non sono stati avvisati neanche a decisio¬ ne acquisita. D'Ambrosio racconta il «miracolo» ricevuto dal santo qualche anno fa, la guarigione da una grave malattia. «Sono certo di poter contare sull'intercessione di padre Pio». Poi una mano tesa ai frati o forse solo un consigho. Perchè l'aria che si respira è quella di una tregua armata. «Sono sicuro che troverò un valido aiuto e collaborazione da parte dei frati cappuccini». La gente applaude e lui rimprovera: «smet- tetela di applaudire». Ma fuori di qui ancora applausi e ancora fischi. Gli animi non sono affatto placati. L'arcivescovo nel suo discorso vuole sottolineare ancora una volta, davanti alla folla riunita per la messa, che l'eredità di cui si parla è «la santità di padre Pio». Vuole che non ci siano dubbi sulla sua missione, ma forse questa insistenza è anche un modo di ricordare che il culto di San Pio da Pietrelcina è stato troppo «secolarizzato». E le cifre parlano di un giro d'affari di cento milioni di euro l'anno che ruota intomo all'ospedale, ai negozi, al turismo, alle aziende che producono i gadget votivi. C'è chi in Vaticano pensa che San Giovanni Rotondo sia stato trasformato da eremo spiritale a Luna Park dello spirito. In questo piccolo borgo ci sono ormai Me Donald's e da un anno anche la sala Bingo benedetta dai frati. Troppo. Monsignor Domenico D'Ambrosio è stato accolto ieria San Giovanni Rotondo da centinaia di fedeli che manifestavano contro la delega che gli è stata affidata

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