Ora la «tirata d'orecchie» al premier si fa in tv di Filippo Ceccarelli

Ora la «tirata d'orecchie» al premier si fa in tv RICCA, POLEMICO CON BERLUSCONI, COME GALLO, CHE SBEFFEGGIÒ FANFANI: MA SONO DUE ERE DIVERSE Ora la «tirata d'orecchie» al premier si fa in tv Filippo Ceccarelli Ef ' nata una stella. Si chiama i Piero Ricca, un giovane sconosciuto. Ma ieri mattina, nei corridoi del tribunale di Milano, pieni di telecamere, ha illustrato U potere irresistibile del protagonista inatteso e offerto in dono a qualche milione di telespettatori l'emozione di un evento che di colpo si piega, si accortocela, prende un altro segno illuminandosi di nuova luce. Ha strillato. Ricca: «Berlusconi, buffone, fatti processare e rispettala legge, sennò farai la fine di Ceausescu!». Più tardi ha richiamato anche la fine di Don Rodrigo, ma lì per lì tutti sono rimasti impietriti, un po' come nella favola del bambino che grida: «Il re è nudo». Ora, il Cavaliere era tutt'altro che nudo, fasciato semmai nel doppiopetto d'ordinanza. Ma ha reagito nel modo peggiore: guardie, prendete queÙ'«individuo». Le agenzie, a caldo, non sapevano come definirlo. «Un uomo» (ApBiscom), «un cittadino» (Ansa), «un anonimo spettatore» (Adnkronos). Ricca non era infatti previsto, ma proprio per questo gli è riuscito il colpo grosso: rovesciare la scaletta e conquistare l'apertura dei tg, rubando la scena a chi se ne considerava, incautamente, il legittimo proprietario. E quindi: a star was barn. Stella di guastafeste, stella di rompiscatole, di contestatore, di disturbatore ad alto impatto televisivo. Davide contro Golia, l'ha proclamato con enfasi biblica il senatore della Margherita Battisti. Ma pur sempre stella, o meteora. A confermarlo, proprio la reazione indispettita di Berlusconi che dopo l'incidente ha fatto preannunciare da Palazzo Chigi addirittura una denuncia per ingiurie. Quando, invece, è proprio sotto il calore dei riflettori che si rivelano le video-virtù, la freddezza e l'autocontrollo con cui il politico del XXI secolo riesce a neutralizzare chiunque cerchi di appropriarsi dell'evento. La democrazia deUe immagini preconfezionate ha questo limite, appunto: che non riesce (ancora) a prevedere i Ricca. Rispetto alle improvvisate dal basso Berlusconi finora non aveva mai sbagliato. Giusto un anno fa, al Forum della Pubblica Amministrazione, ci aveva provato un altro giovane. Dalla platea s'era sentito un grido: «Quando venderà le televisioni?». Veroèche quella voltai'«interruttore» non gli aveva dato del tu, e un po' tartagliava anche. Mal gliene incolse. Il Cavaliere fu crudele e fulmineo: «Prima le darò l'indirizzo di un buon medico che toglie la balbuzie - scandì - e poi palleremo delle reti». Però adesso giustizia è fatta, almeno per il povero balbuziente. Non solo, ma fiutato il successo di pubblico, nel pomeriggio Ricca ha addirittura gigioneggiato: non voleva dire «buffone», ha scritto ai giomah, bensì «puffone», per via della «non alta statura del presidente» e per «la sua vena affabile e allegra, che anche oggi ha dato prova di sé». E quest'ultima storia del Buffone-Puffone, con i suoi shttamenti sonici e analogici, sembra una specie di nemesi storica del berlusconismo. Non era stato il Cavaliere a scolpire «Romolo e Remolo»? «Sì, Remolo suona molto meglio - aveva risposto - e ci farò pure una canzone». La canzone non s'è mai ascoltata, ma quelli del Bagaglino uno spettacolo ce l'hanno fatto davvero. Ecco, dunque: varietà e conflitti per l'egemonia cerimoniale, che detto altrimenti sarebbe l'eterna lotta per conquista del palcoscenico. È (anche) questa ormai la politica. Non che in passato non si siano visti illustri sconosciuti capaci di combinare guai d'immagine ai professionisti del potere. Basti pensare ad Angelo Gallo, l'eccentrico de calabrese che, quatto quatto, in chiesa, afferrò Fanfani per le orecchie regalando agli italiani una delle più straordinarie fotografie della storia repubblicana. Il punto è che oggi, nella civiltà dell'immagine, i rischi sono diventati molto maggiori. Basta esporre il tricolore da una finestrella, come fece nel 1996 la veneziana Lucia Massarotto davanti a Riva degli Schiavoni, per ridimensionare le smanie secessioniste della Lega. Qualche anno prima in una cerimonia all'università di Roma una ragazza acqua e sapone, Francesca Marasco, aveya chiesto al presidente della Repubblica: «Perché non si dimette?». Forza Italia la fece eleggere. Poi lei ha anche cambiato un paio di partiti. Perché in genere le stelle dei protagonisti inattesi risplendono molto, ma durano poco. Il contestatore Piero Ricca

Luoghi citati: Milano, Roma