« Più tempo con la televisione che in compagnia degli amici»
« Più tempo con la televisione che in compagnia degli amici» UN'INDAGINE CHE VERRÀ' PRESENTATA MERCOLEDÌ' SVELA I NUOVI COMPORTAMENTI DEI TORINESI « Più tempo con la televisione che in compagnia degli amici» Fra chi ha più di 60 anni una persona su tre non legge mai neppure un quotidiano e i giovani disposti a lavorare oltre l'età della pensione cambiano idea molto presto Marco Accossato I giovani torinesi preferiscono la televisione agli amici. Meglio soli a guardare un film o un varietà piuttosto che uscire in compagnia. Il fisico, poi, conta più della lettura. Internet? I navigatori crescono e non hanno età, soprattutto per lavorare megho e più in fretta. Sono solo alcuni dei risultati dell'indagine compiuta dal Circolo «Partecipare per testimoniare», che verranno presentati mercoledì mattina in via Maria Vittoria 5 dal professor Giuseppe Abate, docente di Urbanistica all'Università di Venezia, dal sociologo Marco Revelli, dal presidente dell'Amma, Alberto Peyrani, e dal segretario regionale Cisl, Mario Scotti. Le nuove tecnologie si diffondono a macchia d'olio e modificano i comportamenti, anche fra i meno giovani che hanno ormai imparato a conoscere i nuovi strumenti. Attratti dalle comunicazioni facili e immediate, itorinesi abbandonano poro i giornali: soltanto il 27 per cento dei giovani fra i 18 e i 25 anni ne legge almeno uno al giorno. Percentuale che resta sempre sotto quota 40 fra i 26 e i 60 anni di età, per poi scendere nuovamente al 26 per cento. L'indagine è stata condotta su un campione significativo di 1690 persone, 972 maschi e 718 femmine, suddivisi tra chi ha dai 18 ai 25 anni, tra chi ne ha tra 26 e 60, e tra gli over 60. I più giovani sono quelli che giurano di esser disposti a lavorare anche dopo l'età pensionabile, in cambio di una giusta retribuzione e qualche incentivo. Salvo poi ricredersi dopo anni di lavoro e dichiarare infine che nessun incentivo economico può cancellare il sogno del meritato riposo. Sempre sul lavoro, tra i 18 e i 25 anni di età si privilegia la soddisfazione al posto certo (77,6 per cento contro 22,4), si continua a scegliere la gratificazione tra i 26 ai 60 anni (53,7 per cento contro il 46,3), ma a questo punto si comincia a ripensare la propria scala di valori: oltre i 60 anni, e di questi tempi, l'esperienza fa dire che è meglio il posto sicuro (66 per cento) della soddisfazio¬ ne (34 per cento). Insomma: per uno stipendio garantito si può anche sopportare una giornata di fatica. Contrordine. Gli anziani leggono meno giornali dei giovani. Contrariamente all'idea che con l'età aumenti il tempo a disposizione per aggiornarsi, l'inchiesta del Circolo Partecipare svela che una persona su tre, oltre i 60 anni, non tocca mai un giornale, quotidiano o periodico che sia. Mercoledì mattina, durante il dibattito, si cercherà di capire il perché: se dietro a questa nuova abitudine ci siano problemi economici. La domanda è: si legge meno perché i giornali aumentano e il conto in banca diminuisce? Di certo la voglia di rimanere attivi con la mente c'è, e lo dimostra - fra il 48 per cento di chi si collega solo «saltuariamente» a Internet e il 13 per cento di chi lo fa invece «spesso» - queliti per cento delle persone che lo utilizzano per lavorare a casa. La Rete resta inoltre, anche tra gli over 60, una delle strade privilegiate per comunicare con gli altri: il 40 per cento delle persone utilizza le e-mail per «intrecciare rapporti». Preoccupa ma forse non stupisce troppo la disaffezione verso libri e i giornali. Un'altra indagine, realizzata tempo fa nell'area metropolitana dall'An- ci, l'Associazione dei Comuni, ha rivelato che in provincia di Torino esistono più palestre che librerie. Ci sono, in particolare, 11 centri fitness ogni 100 mila abitanti contro 9 librerie per lo stesso numero di residenti. Più che il «cibo per la mente», dunque, conta l'energia per il corpo. In quella stessa indagine emerse un altro dato che può essere utile intrecciare oggi con l'inversione di tendenza che c'è fra chi, sul lavoro, preferisce la soddisfazione alla certezza quando è giovane, e poi sceglie decisamente la sicurezza: Torino è al secondo posto (dopo Messina) per numero di imprese fallite ogni mille registrate.
Persone citate: Alberto Peyrani, Giuseppe Abate, Marco Accossato, Marco Revelli, Mario Scotti
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