Il governo francese lancia la battaglia contro il velo islamico

Il governo francese lancia la battaglia contro il velo islamico LA REPUBBLICA SFIDA SEI 1VIILIONI DI MUSULMANI Il governo francese lancia la battaglia contro il velo islamico Il premier Raffarin difende la laicità dello Stato: «Se occorre, faremo una legge». Donne e ragazze con il volto coperto a scuola, sul lavoro e nelle foto per i documenti violano il «sacro» principio dell'uguaglianza Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Jean-Pierre Raffarin dice che la laicità deve «battere i suoi avversari, se necessario con la forza della legge». Questo significa che la République è pronta a «imporre» la tolleranza. Non ò un gioco di parole, ma una sfida piuttosto complicata ai sei milioni di musulmani francesi su una questione marginale ma simbolica: niente foulard per le ragazze a scuola, nelle foto dei documenti, nei luoghi di lavoro. La Francia che non è andata in guerra in Iraq anche per rispetto (e paura) dei suoi antichi, tortuosi e non simbolici rapporti con il mondo arabo («Mai umiliare gli arabi», è uno dei precetti personali dalla politica di Jacques Chirac) si appresta dunque a codificare le relazioni con un parte non piccola di se stessa. Il primo ministro Jean-Pierre Raffarin (che celebra oggi un anno di permanenza a Matignon) ha per ora giocato sui tasti dell'wapaisement», della pacificazione su un terreno minato. Lo ha fatto ieri alla prima riunione del CFCM (Conseil frangais du culle musulmani, 157 membri eletti da «grandi elettori» designati da novecen¬ to moschee a rappresentanza di tutti i musulmani francesi. Riunione «storica» perché per la prima volta i fedeli della seconda religione del Paese hanno una rappresentanza vera: «L'Islam alla tavola della Repubblica», come ha detto il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy. Riunione contestata perché il CFCM viene calato dall'alto con un accordo di Stato tra il governo e i rappresentanti ufficiali del culto con l'intenzione dichiarata di dialogare, ma anche di controllare e isolare le tendenze estremiste e islamista. Anche per questa ragione alla presidenza del CFCM è stato imposto (ed eletto con un accordo di cartello) Dahl Boubakeur, medico, algerino, 61 anni, rettore della grande Moschea di Parigi, rappresentante dell'Islam più moderato e integrato, amico personale di Jacques Chirac, nemico dichiarato dell'Islam formicolante ed estremista delle banlieues. Presidente probabilmente debole perché troppo debitore del governo e perché rappresentante di un Islam ufficiale e istituzionale. Boubakeur sarà però guardato a vista da due vicepresidenti, Mohamed Bechari della FNMF (Fédération nationale des musulmans de France) e Fouad Alaoui dell'Uoif (Union des organisations islamiques de France, vicina ai Fratelli Musulmani) che si presentano molto meno concilianti. Tant'è che qualche settimana fa al congresso dell'Uoif il ministro Sarkozy è stato sonoramente fischiato quando ha ricordato il divieto del «foulard» nelle foto peri documenti. E proprio sul «foulard» si misurerà Dahl Boubakeur e il CFCM. Raffarin ieri è stato chiare: noi non vogliamo imporre niente per legge, ma voi dovete risolvere il problema con «calma» e con «serenità». E la soluzione, ha detto Sarkozy, non dovrà essere «né al sopra, né al di sotto delle leggi della Repubblica». Il che significa che il «foulard» va vietato in quanto simbolo di un'identità che è contraria a uno dei tre pilastri della religione repubblicana francese: r«égalité», l'uguaglianza. L'abile Boubakeur per ora ha preso tempo, rifiutando il «foulardisme politique» e annunciando di voler soprattutto «far conoscere il messaggio dell'Islam e rassicurare un'opinione pubblica preoccupata dalle derive islamiste». Secondo un sondaggio di qualche giorno fa, il 74 per cento dei francesi sono contrari al «foulard» in classe. Hanifa Chérifi, insegnante arabo-berbera, «mediatrice» sulla questione con le scuole per conto del Ministero dell'Istruzione, dice che ci sono circa centocinquanta casi all'anno di controversie. Il «foulard» a scuola è vietato, talvolta tollerato, ma suscita sempre grandi polemiche, in certi casi diventa un sfida tra la ragazza (la famiglia, un ambiente, un quartiere) e la scuola, cioè lo Stato. Madame Chérifi sostiene che intomo al «foulard» si combatte ima battaglia vera, che esistono reti di sostegno alle ragazze che lo portano: giuristi, avvocati, studenti, predicatori organizzati in associazioni islamiste note come l'Uoif (di qui i fischi a Sarkozy), militanti fondamentalisti. Esistono opuscoli, cassette audio e video che spiegano alle ragazze come affermare il loro diritto a portare il «foulard», che diventa cosi una bandiera di identità, ma anche un segno politico. Tant'è vero che in quegli stessi messaggi di propaganda si ricorda alle fanciulle che i matrimoni misti, cioè con non musulmani, «sono un . peccato». «I fondamentalisti - dice Hanifa Chérifi - usano le donne e un simbolo di disuguaglianza per diffondere la loro ideologia conservatrice e pericolosa. Per questo il foulard è ben più che un indumento e meno che mai una libera scelta della donna ma deriva da una proposta di separazione e di restrizione della libertà individuale». La soluzione, secondo Madame Hanifi, dev'essere graduale per non trasformare le ragazze (che provengono sempre da quartieri poveri) in strumento: «Per me le ragazze "velate" sono delle vittime e la società dovrebbe preoccuparsi dell'ideologia che alimenta il proselitismo islamista nelle banlieues popolari. Escluderle dalla scuola significherebbe soltanto punire per la seconda volta persone che per la maggior parte vivono in ambienti emarginanti». Per l'Islam francese, la sfida è lanciata. Ma piuttosto complicata. Prima riunione del Consiglio del culto, espressione di 900 moschee. Contestato il ministro dell'Interno Alla presidenza del Cfcm è stato eletto l'imam della moschea di Parigi un algerino che esprime l'Islam più moderato ma è contestato dall'ala radicale. Il 74 per cento dei francesi sono contrari all'uso del «foulard» in classe, spesso tollerato per non punire ragazze già sfavorite da un ambiente disagiato Manifestazione di ragazze musulmane per le strade di Parigi: reclamano il diritto a portare il chador

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