«E' un uomo che prova piacere quando uccide» di Massimo Numa

«E' un uomo che prova piacere quando uccide» LA PERSONALITÀ DI UN ASSASSINO «E' un uomo che prova piacere quando uccide» I primi medici ad occuparsi di lui furono i militari che lo riformarono Solo con la convivente ha ammesso di aver «picchiato quelle donne» personaggio Massimo Numa Minghella rivelato dai testi militari (inedili) del '77 e del '78. Conclusione: un uomo che prova piacere ad uccidere. La sua serialità, il suo modus operandi, sono l'espressione di una pura violenza, interrotta solo dalla squadra mobile di Torino che lo ha arrestato nel marzo 2001. Nulla di affascinante, nella terrificante sequenza di delitti che, con il trascorrere dei mesi, si allunga sempre di più, divisi tra Genova e Torino. Da queste carte processuali emergono omissioni, inspiegabili leggerezze da parte delle istituzioni nel loro complesso. I magistrati che lo liberarono per «buona condotta» nel '95, forse, non studiarono mai a fondo le perizie, i rapporti, i risultati dei test psicologici del '78, le carte processuali. E' un viaggio che parte da lontano, dall'analisi di documenti sino a oggi inediti, cioè i test dei medici militari, anno 1978, per chiudere con le perizie del primo processo, dicembre '78, sino agli elaborati del 2001 e del 2002. Minghella fu sottoposto ai test dai medici militari prima di iniziare ad uccidere: «...Stato ansioso reattivo in immaturo..Alle armi dal 18.12.77...60 giorni di malattia, prorogati di altri 60. Buone condizioni generali..Insufficienza mentale in personalità dai tratti abnormi». Allora, il futuro pluriassassino chiese aiuto ai medici. Per la prima e ultima volta. Dal certificato di visita neurologica: «...Il paziente riferisce di avere "la testa che gli sballa" perché qualsiasi cosa gli dicano, lui la esegue, comprese azioni auto-lesive. Dice di essere in questo stato deprimente fin da piccolo. Scolarità difficoltosa (II" elementare). Non lavora, lamenta tristezza, e problemi familiari, madre ammalata di tumore. Appare distonico con l'ambiente e la malattia, apatico, abulico; risposte poco coerenti e tarde...». Il consulente neuropsichiatra diagnosticò: «Insufficienza mentale. Personalità dai tratti abnormi». Riformato. Siamo già nel dicembre '78. Il serial killer ha già torturato e ucciso almeno quattro giovani donne. Dalla perizia psichiatrica dei prof. Aldo Franchini, Franco Giberti e Giorgio Chiozza emergono le analogie con la catena di omicidi torinesi: «...il sesso e l'età delle vittime, le dinamiche com- portamentali ed alle modalità omicidiarie, al molo giocato anche allora dal sangue mestruale, oltre che al ricorso di manifestazioni sintomatologiche analoghe, cefalea pulsante in una certa fase dell'eccitamento sessuale (che prelude il delitto: «la testa che gli sballa», ndr) e comportamentali simili, impotenza, frequenza di violenze carnali particolarmente efferate». Le conclusioni del '78: «...Al momento dei fatti che gli sono contestati, Minghella non era p?r infermità, in tale stato di mente da ^es Rudere o da scemare grandemente le sue capacità di intendere o di volere». Infine (2001 e 2002) il dottor Enzo Bosco e i professori Franco Freilone e Salvatore Luberto hanno messo a nudo, con due perizie, i suoi segreti. Il serial killer spiega di «provare all'improvviso un for¬ te mal di testa durante i rapporti sessuali». Esattamente come nel '77, come nel '78. «...Si può parlare di una "intelligenza borderline", nella zona di confine tra i valori minimi dell'intelligenza, cosiddetta fascia normale ed il ritardo mentale di grado lieve». Minghella scrive però all'ex convivente lettere complesse, ricche di significati e di astuzie. La più inquietante: il progetto di farsi sposare in carcere, per avere poi «uno sconto di pena» e «uscire al più presto». Solo con lei ammette qualcosa: «Le prostitute si comportavano male. Le ho picchiate». Ma i delitti no. Mai. Nel 2002 come nel 1978: «Non sono emerse alterazioni della percezione quali illusioni o allucinazioni, né allo stato attuale, né riferibili al passato. È possibile pertanto di certo sostenere su questo punto, specificamente e approfonditamente sondato, che mai siano esistite per il soggetto alterazioni percettive ovvero delle distorsioni della percezióne di tipo illusorio o delle vere e proprie percezioni senza oggetto o ancora delle "pseudoallucinazìoni".... Ancora: «Il grado di acculturazione è senz'altro modesto, egli ha una cultura da scuola elementare, fatte salve alcune cognizioni apprese durante i molti anni trascorsi in carcere: più che di un aumento del patrimonio nozionistico-culturale si tratta di un aumento delle conoscenze di alcune "furbizie" della sub-cultura carceraria, cui si è indubbiamente sempre ben adattato». Pronto a uscire di nuovo. Ha già fatto i conti: 16 anni e qualche mese. Lo ha spiegato il suo difensore, Gian Mario Ramondini. i g Due carabinieri con la fotografia di Minghella appena catturato dopo il tentativo di evasione ai primi del gennaio scorso

Persone citate: Aldo Franchini, Enzo Bosco, Franco Freilone, Franco Giberti, Gian Mario Ramondini, Giorgio Chiozza, Minghella, Salvatore Luberto

Luoghi citati: Genova, Minghella, Torino