Un giorno di follia, cinque morti ad Aci Castello

Un giorno di follia, cinque morti ad Aci Castello SEI ORE DI TERRORE NEL CATANESE, IL KILLER SUICIDA IN UNA CHIESA DOPO AVER PRESO IN OSTAGGIO UN AUTOMOBILISTA Un giorno di follia, cinque morti ad Aci Castello Ammazza a revolverate il sindaco, tre dipendenti comunali e un pensionato dal cotfispondente a CATANIA Prima ha ucciso un pensionato seduto su una panchina nella piazza del paese, quindi è entrato nel palazzo del Comune, ha salito le scale, ha aperto la porta della stanza del sindaco e ha fatto fuoco; poi ha incontrato un dipendente comunale e un collega precario, ha ucciso il primo e ferito il secondo; infine è andato in un ufficio comunale proprio accanto casa sua e ha ucciso altre due dipendenti. Giuseppe Leotta ha ucciso cinque persone, tra loro il sindaco, prima di suicidarsi a cento e più chilometri di distanza, e dopo avere sequestrato per ore un automobilista. L'incubo e il terrore sono durati poco meno di sei ore ad Aci Castello. Tutto è cominciato ieri mattina, poco prima delle 11,30. Dopo la strage la gente si è tappata in casa mentre nelle strade decine di poliziotti e carabinieri iniziavano una colossale caccia all'uomo che si è conclusa alle 17 in ima chiesa alla periferia di Vittoria, in provincia di Ragusa, dove Leotta, il folle omicida, si è sparato un colpo di pistola alla testa. Aci Castello è un paese dell'hinterland di Catania, a nord della città, che con la frazione di Aci Trezza è il cuore dei racconti di Giovanni Vei^a, i Malavoglia, i faraglioni e un antico castello. Un'oasi che ieri si è trasformata in un inferno, nel teatro di una grande tragedia: ucciso il sindaco. Michele Toscano, 43 anni; uccise Rita Mammino, 43 anni, e Maria Cappadonna, 34, la prima dipendente dell'ufficio commercio del Comune, l'altra precaria «Isu»; ucciso un altro lavoratore socialmente utile in servizio al palazzo comunale centrale. Salvatore li Volsi, 37 anni; ucciso Giuseppe Ca- storina, 66 anni, un pensionato delle poste che ieri mattina era seduto su una panchina della vicina piazza Castello a godersi il sole, padre di un altro (dsu». Ferito un dirigente di ima cooperativa, Antonino Gulino, 63 anni, che si trova adesso ricoverato all' ospedale Cannizzaro con una ferita ad un braccio. E potevano esserci altre vittime, come un giovane che ha assitito all'omicidio dell'uomo seduto sulla panchina e che ha supplicato Leotta di non sparargli: «A quel punto - avrebbe detto agli investigatori il testimone - si è girato contro il pensionato e lo ha ucciso». Ma anche l'agente di commercio Aurelio Caponetto, 43 anni, che Leotta ha sequestrato, costringendolo con la sua Fiat Marea a portarlo fino al santuario madorma della Salute, alla periferia di Vittoria, e ad assistere al suo suicidio. Una strage, finora senza un perché. Leotta, 32 anni, era un operaio di una società, la Global Service, che fornisce servizi al comune; un uomo che i carabinieri definiscono «psicopatico» e che, dopo l'allucinante raid di morte, è riuscito a sparire nel nulla con una promessa lasciata agli altri dipendenti del comune: «Vado a cercare gli altri». Gli «altri» sono l'ex sindaco di Aci Castello, Paolo Castorina, e una dirigente comunale del settore turismo, Cristina Migliaccio. Le forze dell'ordine li hanno «blindati» in casa; come i bambini delle scuole e le loro maestre e la gente nelle banche e nei negozi, rimasti bloccati per ore; come i sindaci e gli amministratori dei comuni vicini cui le forze dell'ordine hanno «consigliato» di chiudersi in casa. Cosa sia scattato nella mente di Giuseppe Leotta nessuno sa dirlo con certezza. In tanti lo conoscevano in paese e tutti lo definiscono un tipo strano, che non parla con nessuno, scontroso. La stessa sua attività lavorativa pare facesse parte di un programma di recupero anche dal punto di vista psicologico. Due anni fa avrebbe avuto una lite furibonda con uno dei suoi due fratelli che avrebbe pure aggredito a colpi di accetta. Anche per queste ragioni da un anno ormai viveva da solo nella grande casa di via Re Martino, nel centro del paese, dopo avere cacciato via anche i genitori. Quando ieri mattina carabinieri e poliziotti, armi in pugno, sono entrati in casa sua hanno trovato «un ordine maniacale» e un piccolo arsenale: due fucili, una carabina, centinaia di munizioni. Leotta addosso aveva, due pistole, una 357 magnum e una calibro 9, le armi utilizzate per uccidere cinque volte. Un raptus, certamente. Ma il perché è tutto da capire. Qualcuno parla delle insistenti richieste dell'omicida per fare rimuovere un distributore di benzina proprio davanti casa, qualcun altro di dissidi familiari proprio per quella grande casa dove viveva, altri ancora delle sue pressanti sollecitazioni al sindaco affinché ne diventasse l'autista. Leotta, ex lavoratore precario e poi dipendente della Global service, faceva il custode di un parco giochi comunale di Aci Castello ma prima era stato tra i custodi del castello simbolo del paese e, dicono, proprio questo suo trasferimento non gli era andato già. L'ultimo a vederlo è stato Francesco Pedalino, il gestore del rifornimento «Q8» davanti casa Leotta: «E' stato dopo la strage - dice - è tornato in casa e non l'abbiamo più visto. All'inizio non ci abbiamo fatto caso perché, per quel suo carattere, non saluta mai, ma poi abbiamocapito», [f.al.l Giuseppe Leotta

Luoghi citati: Aci Castello, Catania, Ragusa