Ma più del voodoo può il pregiudizio

Ma più del voodoo può il pregiudizio DA SODOMA A DOCUMENTARIE HORROR Ma più del voodoo può il pregiudizio Omofobia a Haiti e in Sud Africa: testimonianze eccentriche nel Concorso dominato dalla cinematografia nordamericana ESISTE una buona tradizione di documentari a carattere omosessuale negli ultimi vent'anni, soprattutto nei Paesi anglosassoni dove le televisioni hanno mostrato un forte interesse a prodotti cinematografici che sapessero raccontare la vita e i problemi di queste comunità. Infatti i festival a carattere omosessuale hanno tradizionalmente nel documentario un loro punto di forza; e va detto che il festival di Torino ha sempre saputo selezionare per il Concorso Documentari ottimi lavori, capaci non solo di essere «multanti» (di essere cioè strumento di intervento politico e di riflessione culturale su questo o quel problema che affligge le comunità omosessuali) ma anche di essere buoni prodotti sotto il profilo più strettamente cinematografico. E' per questo motivo che ci accostiamo con molta curiosità al cartellone che raggruppa il concorso documentari di questa edizione. E notiamo subito l'assoluta eccentricità di almeno una proposta. Stiamo parlando di «Des hommes et des dieux», diretto da Anne Lescot e Laurence Magloire: batte bandiera haitiana, e dovrebbe essere in assoluto uno dei primissimi film a carattere dichiaratamente omosessuale all'interno di una filmografia, quella delle produzioni di quel Paese caraibico, sicuramente non molto estesa numericamente e pochissimo nota all'estemo dei confini nazionali. Il film è incentrato su una contraddizione veramente curiosa. Da un lato, la religione voodoo (assolutamente maggioritaria nell'isola nonostante non sia troppo gradita dalle comunità occidentali) accetta senza riser- ve l'omosessualità, ma nonostante questo riconoscimento essere omosessuali ad Haiti significa ancora essere molto emarginati e isolati da parte del resto della comunità. PoUtica e omosessualità si mescolano anche in «Everything must come to light» di Paulo Alberton e Npuni Nginje, realizzato nella neonata Repubblica Sudafricana dove è caduto definitivamente il lunghissimo regime di apartheid ma dove una donna di colore che di mestiere fa la guaritrice tribale e che ha lasciato il marito per convivere con una donna viene nuovamente messa ai margini della società. La quasi totalità degli altri documentari proviene invece dal Nord America, a dimostrazione di quanto si affermava all'inizio di queste note. Le storie che si raccontano sono varie: tra esse spicca la vicenda di Bayard Rustàin, il leader dei diritti civili che fu boicottato all'interno del suo stesso movimento negli anni Sessanta in quanto dichiaratamente omosessuale. [s. d. e] Un'inquadratura del documentario «The Execution of Wanda Jean» di Liz Garbus

Persone citate: Anne Lescot, Bayard, Laurence Magloire, Liz Garbus, Paulo Alberton, Wanda Jean

Luoghi citati: Haiti, Nord America, Sud Africa, Torino