La nostra identità oggi si rivela in un supermercato di Gianfranco Marrone

La nostra identità oggi si rivela in un supermercato La nostra identità oggi si rivela in un supermercato RECENSIONE Gianfranco Marrone 1 NCONTRO un tizio un po' I strambo : ha le sneokers ai piedi I ma non è uno sportivo; tant'è I che sopra i jeans comprati al bazar ha una giacca griffata con collo alla coreana; va spesso da McDonald's, anche se ama i buoni vini e frequenta i sushi bar; adora Disneyland e il turismo enogastronomico; si sente vicino ai no-global e va spesso a passeggiare nei grandi malls di periferia; frequenta comunque i mercatmi rionali, gli acquisti più urgenti li fa però su Internet. La sua macchina? Ovviamente una SUV, un fuoristrada di lusso che gli permette di salire i marciapiedi e al tempo stesso di attraversare il deserto. In città, per problemi di parcheggio, usa comunque un'utilitaria. Di chi si tratta? È il ritratto di quello che, nella sua magistrale sintesi sociologica, Giampaolo Fabris definisce il "consumatore postmoderno"; ovvero, a ben pensarci, tutti noi che, anche se non ce ne accorgiamo, nei nostri consumi quotidiani riveliamo un'identità patchwork, costruita con materiali eterocliti e in continuo cambiamento. Una volta, nell'era della cosiddetta modernità, gli acquisti erano il sintomo di una razionalità economica: si comprava quel che si poteva, sulla base delle proprie possibilità e in funzione dei propri bisogni, o tutt'al più si manifestava una volontà di affermazione sociale. Oggi, ricorda Fabris, le cose sono completamente diverse: più che i bisogni, sono i desideri a orientare le scelte, e questi desideri spesso cambiano forma e direzione, intensità, significato. Così, lo stile del consumatore postmoderno è quello di non aver un solo stile, assumendone diversi ogni volta. Non si consuma più in senso letterale (usare un oggetto sino a distruggerlo) ma in quello del metaforico (comunicare, attraverso oggetti spesso immateriali, la propria fragUe identità). Il consumo è diventato a tutti gli effetti un linguaggio, con sue regole grammaticali e sintattiche, e con le conseguenti possibilità di trasgressioni e di errori. L'individuo attuale parla con i suoi vestiti ma anche con il carrello della spesa, con la macchina che guida, con il ristorante che frequenta, con il racconto del viaggio che infligge agli amici. Ma di che cosa parla con questi strumenti? Parla di sé, è chiaro: dice chi è o chi vorrebbe essere, quel giorno lì, in quel luogo lì. Il linguaggio dei consumi postmoderni esprime il mondo del desiderio, che ha ben poco a che vedere con le impellenze effettive del corpo e della mente, ma molto riguarda invece l'universo confuso del piacere ludico, soprattutto nella sua declinazione più forte: quella del godimento estetico. Lo sa bene Ugo Volli, che alle molteplici "figure" del desiderio ha dedicato un libro, dove si esplora in tutte le sue valenze filosofiche, sociologiche, psicologiche e linguistiche un tema tanto centrale quanto trascurato nella riflessione contemporanea. La nostra, ammette Volli, è effettivamente una società del desiderio: cosa che imphca inevitabilmente una dialettica, se non un' ambiguità di fondo, che è tipica, più e ancora che della società, della natura stessa del desiderio. Da una parte, infatti, desiderare significa attivare un piano immaginario che travalica la realtà, rendendola "porosa", ossia in fin dei conti sovvertendola: "il desiderio implica l'alterità e il cambiamento". D'altra parte, però, questa tendenza sovversiva, per potersi manifestare e sopravvivere, deve essere incanalata e controllata: "il catalogo dei desideri possibili è contenuto fisicamente nei centri commerciali, riccamente illustrato in televisione e sui giornali, continuamente reiterato". Questa ambivalenza del desiderio ha, sostiene Volli, una natura narrativa: carichiamo gli oggetti di nostri valori soggettivi, ancorché culturalmente determinati, e ci costruiamo in tal modo come soggetti sociali, come individui riconoscibili. La nostra vita, in questo senso, è molto simile a quelle storie dove l'eroe parte alla ricerca degli oggetti del suo desiderio, supera una serie di prove, ricevendo premi o sanzioni alla fine. Una fine sempre riaperta, procrastinata, in nome di nuovi desideri e nuove ricerche. G. Fabris II nuovo consumatore: verso il postmoderno Ange//, pp. 464, G 33 Ugo Volli Figure del desiderio. Corpo, testo, mancanza Cortina, pp. 363, Z113 SAGGI S&

Persone citate: Ange, Fabris, Fabris Ii, Giampaolo Fabris, Ugo Volli, Volli

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