Nasce una società per ridurre i debiti di Palazzo civico di Claudio Laugeri

Nasce una società per ridurre i debiti di Palazzo civico L'OPERAZIONE DA 60 MILIONI DI EURO ANNUNCIATA IERI MATTINA DALL'ASSESSORE ALLE FINANZE PEVERARO Nasce una società per ridurre i debiti di Palazzo civico Nel suo capitale avrà il 18 per cento delle azioni dell'azienda energetica municipale Claudio Laugeri Per abbattere l'indebitamento nei confronti dello Stato il Comune ha deciso di ricorrere a una singolare manovra finanziaria legata all'Azienda energetica municipale. Il progetto «è allo studio», conferma l'assessore comunale alle Finanze Paolo Peveraro, al termine dell'assemblea dei soci Aem che ha deciso ieri un aumento di capitale di oltre 173 milioni di euro. Andiamo per ordine. La quota dell'ente pubblico in Aem è del 69,19 per cento, tradotto in soldoni più o meno 240 milioni di euro. Una nuova società (che potrebbe chiamarsi «Fin.To», ossia Finanziaria Torinese) andrebbe ad assorbire il 18 per cento delle azioni comunali in Aem, portando le partecipazio¬ ni municipali nell'Azienda elettrica al 51 per cento, garantendo quandi al pubblico la maggioranza'assoluta. In questo modo, la «Fin.To» diventerebbe anch'essa azionista di Aem e avrebbe come patrimonio quel 18 per cento di azioni, circa 60 milioni di euro: 10 sarebbero di capitale sociale, gli altri 50 sarebbero un debito di «Fin.To» nei confronti delle banche. Anzi- che saldare quel debito, la «Fin. To» si limiterebbe a pagare gli interessi passivi (che grazie al rating del Comune si aggirano attorno al 3 per cento). Rifacciamo i conti. «Fin.To» incassa 60 milioni in azioni e ne versa 50 in euro al Comune, con un prestito dalle banche al 3 per cento di interesse. A questo pùnto Palazzo civico si trova in tasca 50 milioni. A che servono? Ad abbattere il debito nei confronti della Cassa depositi e prestiti, che finanzia con mutui le opere pubbliche. Applicando un tasso del 6,50 per cento. E qui sta la differenza: la finanziaria (che è di intera proprietà comunale) pagherà di interessi passivi solo il 3 per cento, il Comune eviterà di versare il 6,50 allo Stato. Guadagno netto: 3,5 per cento, che su grosse somme fa comunque una bella cifra. Resta ancora un dubbio: stabilito che la «Fin.To» dovrà versare alle banche gli interessi passivi del maxi-prestito, come farà a finanziarsi? Con i dividendi delle azioni che resteranno nella sua cassaforte. L'operazione avrebbe costi minimi per l'amministrazione comunale e offrirebbe la possibilità tecnica di usare denaro fresco senza vendere quote azionarie di un'azienda considerata «strategica» per l'ente pubblico. Torniamo all'Aem. Nel primo trimestre di quest'anno il volume d'affari dell'azienda è di 205 milioni di euro, il 45 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2002; il risultato operativo è di 35 milioni di euro (aumentato del 17 per cento); il margine operativo lordo è di 49 milioni (aumentato dell' 11 per cento); l'utile comprensivo delle imposte ancora da pagare è di 28 milioni (aumento del 10 per cento). Sempre nel primo trimestre di quest'anno, i ricavi dell'Aem legati soltanto all'energia elettrica hanno raggiunto i 113 milioni di euro, il 56 per cento in più rispetto all'anno scorso. Il risultato finanziario è effetto dell'incremento (ben il 72 per cento) dell'energia prodotta in confronto al 2002. E le stime degli esperti farebbero propendere per una crescita anche nei prossimi anni. Come testimonia l'aumento di capitale deciso ieri, che porterà l'Aem ad essere ancora più forte e capace di operazioni di rilancio utilizzando i capitali appena «rastrellati» dai soci. II suo unico scopo è di garantire alla città denaro fresco da girare allo Stato per pagare i mutui Torino resta comunque azionista di maggioranza in Aem, conservando il 510Zo del pacchetto complessivo

Persone citate: Paolo Peveraro

Luoghi citati: Torino