Un bell'orologio ma è un falso d'autore

Un bell'orologio ma è un falso d'autore SAPERSPENDERE Un bell'orologio ma è un falso d'autore Simonetta E' veramente un bell'orologio da taschino quello che ci ha presentato il ragioniere R.C. di Possano in una sequenza di 12 foto a colori che ritraggono anche i dettagli. Scrive: «L'orologio da tasca remontoir, funzionante, è in oro 14 K a tripla cassa, munito di chatline, corredato di custodia originale in legno con fregio e caratterizzato dal marchio PATECK. Resto in attesa». L'attesa si è prolungata oltre l'anno, ma la risposta ha una sorpresa (ricordiamo che il telefono sarà in funzione lunedì prossimo, ore 10,30 -14,30). Ha dovuto studiare il caso il nostro esperto professor Ferdinando Vigliano Cossalino per poter raccontare questa piccola storia di falsari nella seconda metà dell' Qttocento. «Antoine Robert De Patek, costruttore e venditore di orologi, e Francois Czapek (entrambi esuli polacchi) fondano nel 1839 la società Patek, Czapek e Cie, fabbrica di orologi in Ginevra. Nel 1845 Czapek si ritira dagli affari e gli orologi nel periodo 1845-1851 vengono firmati Patek e Cie a Genève. Tra il 1842 e il 1851 Jean Adrien Philippe inventa un nuovo sistema di carica per il quale riceve molti e importanti riconoscimenti e nel 1851 Jean Adrien Philippe diventa socio di Patek e la fabbrica prende nome Patek Philippe e Cie. La nuova società partecipa alle grandi esposizioni intemazionali e diventa conosciuta in tutto il mondo per la straordinaria qualità dei suoi prodotti. «Nel decennio 1850-60 la Patek Philippe individua sul mercato la presenza dei primi orologi falsi. Nel 1885, all'Esposizione Universale di Anversa, nelle vetrine del laboratorio Armand Schwob e Fréres, la giuria individua un orologio firmato Pateck con la CK. Il laboratorio viene immediatamente denunciato e nasce una lunga controversia giudiziaria che durò alcuni anni. Il processo fece notizia ed i giornali ne diedero ampia risonanza. Come testimone verme ascoltato anche un anziano lavorante, ormai in pensione, del laboratorio Schwob: egli affermò che in gioventù, tra i suoi compiti, c'era anche quello di incidere su alcuni orologi la firma Pateck, proprio con CK. «Il 18 novembre 1890 il Tribunale Cantonale di Neuchatel condannò il laboratorio Armand Schwob e Fréres a pagare 15 mila franchi per danni arrecati alla Patek Philippe oltre alle spese del processo e (cosa curiosa per i tempi) a pubblicare la sentenza, sempre a spese del laboratorio Schwob, su cinque giornali svizzeri e stranieri a scelta della Patek Philippe». Tutta questa lunga e sorprendente storia è per comunicare al nostro lettore che il suo orologio è un bel falso costruito intorno al 1860-70 dal laboratorio A. Schwob. «Il suo valore commerciale - sostiene l'esperto - è di circa 300-400 euro». E ricorda che «Marie e Pierre Curie, entrambi Premi Nobel, acquistarono - nel giomo del loro matrimoio - un orologio Patek Philippe e ne possedeva uno anche Albert Einstein». A riprova della fama del costruttore svizzero. Quello autentico, s'intende. Ma il nostro lettore può consolarsi: ha tra le mani un pezzetto di storia. * Carola V. da una cittadina della provincia di Cuneo scrive: «Ho acquistato circa 10 anni fa da un rigattiere una natura morta su tela, dimesioni un metro per 65 cm, cornice a parte. La firma è Simon. Avrebbe bisogno di un restauro che sarebbe abbastanza costoso, vorrei perciò sapere se ne vale la pena. Inoltre possiedo alcuni quadri di Giovanni Rava (Alba 1874 - Agliè Canavese 1944) che operò a Torino, in Libia durante la guerra italo-turca e a Magliano Alfieri, paese d'origine della sua famiglia. Quali sono le attuali quotazioni?». Dice il prof. Viglieno Cossalino: «Jean Henri Simon è un discreto pittore di scuola francese attivo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. E' un artista che non ha mercato in Italia e il dipinto vale circa 500 euro. In quanto a Giovanni Rava le quotazioni variano molto come per molti artisti - secondo soggetto, misure, qualità e epoca del dipinto. E la lettrice non manda fotografie». Alettere senza foto non risponderemo più. simonetta.conti@lastampa.it

Luoghi citati: Agliè, Anversa, Cuneo, Ginevra, Italia, Libia, Magliano Alfieri, Torino