L'ex ministro da Vespa, la Annunziata protesta di Maria Grazia Bruzzone
L'ex ministro da Vespa, la Annunziata protesta IL CONDUTTORE: «IL DIVIETO DI INVITARE IMPUTATI IN TV SI RIFERISCE AL PERIODO PRIMA DELLA SENTENZA». E IL DG DA L'OK L'ex ministro da Vespa, la Annunziata protesta Il presidente Rai a Cattaneo: non rispettato un indirizzo della Vigilanza Maria Grazia Bruzzone ROMA «Almeno un magistrato alla fine l'hanno invitato alla trasmissione..». Lucia Annunziata, si lascia scappare una sola battuta sulla vicenda della presenza di Cesare Previti a «Porta a Porta», che ha innescato un ennesimo scontro fra il presidente della Rai e il direttore generale Flavio Cattaneo, diventando un nuovo caso politico. Uno scontro che non si è mai sopito. «La Rai è sempre vicina al governo, ma il governo non può chiedere tutto. E' ora che la Rai smetta di essere agitata da mire rapaci da spoils system», ha detto infatti Annunziata, ad Assisi per il convegno su «Guerra e informazione» organizzato dall'associazione Articolo 21 e dal Sacro convento francescano. Riferendosi ai nuovi capiredattori delle sedi di Milano, Napoli, Firenze e Bologna che Cattaneo si accinge a nominare e alla rivoluzione annuncia¬ ta tra i corrispondenti esteri: oggetto di una divergenza di vedute col dg manifestatasi già martedì scorso e in procinto di esplodere al prossimo cda, per quanto il consiglio non abbia poteri in merito. Il presidente della Rai, dopo aver appreso che Previti, all'indomani della condanna a 11 anni, sarebbe stato l'ospite d'onore del talk show di Vespa, ha scritto una e-mail al dg, chiedendogli di sospendere l'invito in quanto contraddiceva l'indirizzo della commissione parlamentare di Vigilanza, che vieta appunto la presenza degli imputati nei programmi che parlano di processi. Copia della lettera elettronica veniva faxata al presidente della Vigilanza Claudio Petruccioli, che giudicava l'invito «fondato e pertinente». «Il documento è chiarissimo», spiegava Petruccioli, facendo riferimento al «punto 4» del documento sul pluralismo da poco recepito dal cda Rai. Quello sui procedimenti giudiziari. inserito dopo le polemiche sul «caso Cogne». Recita il testo: «Considerato che la legge garantisce agli imputati e alla loro difesa di tacere quanto può loro nuocere; e considerati i vincoli ai qual la legge obbliga i magistrat nel rapporto coi mezzi di informazione, in tutte le fasi del giudizio: nei programmi del servizio pubblico che hanno per oggetto i procedimenti giudiziari in corso, l'esercizio del diritto di cronaca, come l'obbligatorio confronto fra le diverse tesi, dovrà essere garantito da soggetti diversi dalle parti che sono coinvolte nel processo». Cattaneo chiede informazioni a Vespa. Il quale spiega - anche per iscritto, a scanso di equivoci - la sua interpretazione del documento della Vigilanza, che dice di aver letto «con attenzione». «E' chiarissimo che la delibera si riferisce alla parte del processo che precede la sentenza. Per questo - aggiunge - nonostante negli ultimi mesi il "caso Previti" avesse meritato una trasmissione, ci siamo astenuti dal farla. Ma sarebbe paradossale non poter intervistare un imputato nemmeno dopo la sentenza. Dovremmo forse aspettare la pronuncia della Cassazione?». In sostanza. Previti, essendo stato condannato in primo grado, non sarebbe più imputato finché non ricorrerà in appello. Il processo di primo grado è finito e il limite al diritto di cronaca è caduto con la sentenza. Il pluralismo è garantito dalla presenza di esponenti di maggioranza e opposizione e, per giunta, del presidente dell'Anm Bruti Liberati. La spiegazione convince Cattaneo. Che dà l'ok. Si schierano i consiglieri: con Annunziata Giorgio Rumi, che ritiene la presenza di Previti da Vespa «inopportuna». Con Cattaneo, Veneziani, Alberoni e Petroni. Diviso anche il Palazzo. Con il presidente è l'intero Ulivo. Dai Ds, alla Margherita, ai verdi, tutti concordano con Petruccioli che si tratti di una «palese violazione della delibera della Vigilanza: oltre a tutto presa all'unanimità». Opposto il parere della maggioranza, pur con diversità di accenti. Neutro il responsabile informazione degli azzurri Paolo Romani, che giudica «corretta» la scelta editoriale di «Porta a Porta». Il leghista Davide Caparini giudica quella di Annunziata «una forzatura», visto che intenzione della Vigilanza (di cui è vicepresidente) era «evitare la spettacolarizzazione dei processi»; il Guardiasigilli Castelli ritiene quella di Annunziata «una decisione grave che dimostra come in Rai si stia tornando alla faziosità di Zaccaria». «Un abbaglio del presidente di cui ho stima», minimizza il capogruppo di An Ignazio La Russa. Ma il portavoce di Fini Mario Landò fi la pensa diversamente: «Non posso certo essere io, membro della Vigilanza, a rinnegare un indirizzo alla cui stesura ho contribuito con un lavoro di mesi».
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