Traslocano le basi americane nel Golfo di Paolo Mastrolilli

Traslocano le basi americane nel Golfo Traslocano le basi americane nel Golfo Dall'Arabia Saudita al Qatar. Catturati un ministro e i! governatore di Bassora Paolo Mastrolilli NEW YORK Gli arresti degh ex leader iracheni continuano, e anche se la sorte di Saddam resta incerta il Pentagono ha già cominciato a ridisegnare la mappa strategica del Medio Oriente, ritirando la maggior parte delle forze dall'Arabia. Tra lunedì e martedì nella rete sono caduti l'ex ministro del Petrolio Amir Muhammed Rasheed e l'ex governatore di Bassora Wahid Hamed Tawfiq al-Tikriti. Il primo era il sei di picche e il secondo l'otto di cuori nel famoso mazzo di carte che continua ad assottigliarsi. Rasheed, un ingegnere elettronico laureato in Gran Bretagna, era soprannominato «l'uomo dei missili», perché per anni si era occupato di queste armi. Quindi era salito sulla prestigiosa poltrona di ministro del Petrolio, persa e riconquistata proprio alla vigilia della guerra. Era uno dei ricercati più ambiti, perché con la moglie formava ima nota coppia di potere. Infatti lei, Rihab Taha, era famosa come la «dottoressa germe» perché gestiva il programma delle armi biologiche. Al momento dell'arresto la moghe, che aveva studiato microbiologia anche lei in Inghilterra, non era con lui. Secondo il Washington Times si è rifugiata in Siria, e anche se non fa parte del mazzo di carte gh americani sperano che il marito sveli il suo nascondiglio, sia per provare le accuse lanciate a Damasco, sia per ricevere informazioni sulle armi mai ritrovate. Wahid Hamed Tawfiq al-Tikriti era il governatore della provinda di Bassora, doè quella che ha creato più problemi alle forze alleate. Dal cognome si capisce che faceva parte del clan di Saddam, e quindi potrebbe sapere qualcosa sulla sorte del Raiss o sui luoghi dove potrebbe nascondersi. Questi arresti confermano che il vecchio regime sta perdendo gh ultimi appoggi nella popolazione, e anche se l'Iraq resta instabile il Pentagono ha già tratto le sue conseguenze strategiche dalla conquista di Baghdad. Ieri il segretario alla Difesa Rumsfeld, che ha proposto al generale Franks di diventare nuovo capo dell'esercito, ha visitato l'Arabia Saudita e il Kuwait e ha confermato il riassetto delle forze Usa nella regione. Non solo il comando aereo nel Golfo verrà trasferito dalla base saudita di Prince Sultan a quella di Al Udeid nel Qatar, ma tutti i cento aerei che si trovano ora in Arabia saranno spostati, insieme con la maggior parte dei 5.000 soldati. E' un cambiamento epocale, uno dei risultati strategia che il Pentagono si aspettava dalla guerra in Iraq. La presenza americana in territorio saudita era una delle motivazioni usate da Osama bin Laden per giustificare i suoi attacchi, e infatti la maggioranza dei dirottatori dell'I 1 settembre veniva proprio dal Paese del capo di Al Qaeda. Negli ultimi anni la pressione degh estremisti islamici aveva messo in grave difficoltà la monarchia guidata dal principe ereditario Abdullah, e gli stessi rapporti con Washington si erano incrinati, al punto che Riad aveva rifiutato di far decollare dalle sue basi gh aerei impegnati nell'operazione «Iraqi Freedom», anche se aveva concesso l'uso della struttura di Prince Sultan per coordinarli. I critici dell'Amministrazione vedono nel ritiro americano un cedimento alle pressioni di Al Qaeda, ma Rumsfeld risponde che la mossa ha senso dal punto di vista strategico, perché la caduta di Saddam ha diminuito la necessità di mantenere truppe nella regione. Ad esempio, non bisogna più pattughare la «no fly zone» nel Sud dell'Iraq controllata proprio dagli aerei stazionati in Arabia, che quindi possono essere ritirati, come quelli basati in Turchia per sorvolare il Nord. Il principe Sultan bin Abdul Aziz, ministro della Difesa saudita, ha detto dopo l'incontro con Rumsfeld che il suo governo non ha chiesto il ritiro, ma è stato deciso di comune accordo, e le relazioni militari continueranno con una piccola presenza di 400 uomini per l'addestramento. Il Pentagono per ora smentisce, ma secondo il New York Times quattro nuove basi potrebbero essere aperte proprio in Iraq se Washington riuscirà a stabilizzare il Paese. La ristrutturazione riguarda anche l'Europa, perché il comandante della Nato James Jones ha detto che le forze nella zona occidentale verranno ridotte a favore di basi più piccole in quella orientale. Non è una punizione per la Germania e la Francia, secondo lui, ma l'adeguamento a un mondo che cambia.