«Così ho inventato il PROFUMO DI MAMMA»

«Così ho inventato il PROFUMO DI MAMMA» IL PERSONAGGIO: LAURA TONOTTO «Così ho inventato il PROFUMO DI MAMMA» MONICA PEROSINO Chiudete gli occhi, tappatevi le orecchie, non parlate. Soltanto, annusate. Ogni cosa ha un odore: le pagine del giornale, il caffè appena fatto da una finestra lasciata aperta, la scia di benzina e olio di una moto. Il mondo degli odori, spesso dimenticato e muto in un angolo del cervello, non ha che da essere scoperto perché, per dirla con Sùskind ne «Il profumo», «gli uomini possono chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all'orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non possono sottrarsi al profumo. Poiché il profumo è fratello del respiro». Ognuno si porta dietro i propri ricordi, e con i ricordi gli odori dei luoghi, delle persone e di ogni momento della vita: i corridoi della scuola elementare, l'odore antico della biancheria della nonna, la prima notte d'amore. Laura Tonatto, torinese, uno dei pochi «nasi» italiani - cioè gli esperti che creano profumi - ha aperto le porte della percezione olfattiva oltre trent'anni fa per «colpa» della nonna patema e di un armadio prezioso in cui racchiudeva ciprie, profumi di Guerlain e essenze: «Era come scoprire ogni volta un tesoro, impalpabile, volatile, misterioso. Da lì ho iniziato a giocare con gli odori e i profumi, indovinavo le scie lasciate nell'ascensore e le riconducevo mentalmente ai legittimi proprietari, riconoscevo in ogni luogo la presenza di persone note prima di incontrarle, sapevo chi era appena entrato nell'androne di casa intuendone il profumo». Una persona normale ricono- sce circa mille odori, un «naso» oltre tremila. Nelle lingue moderne sono ormai pochi i termini associati al concetto di odore, così come nell'uomo l'uso dell'olfatto è sempre meno rilevante, ma «è ima questione di allenamento - assicura la Tonatto - basta non pensare che per capire occorre vedere con gli occhi e imparare a riconoscere gli odori che ci circondano: ogni cosa ha un profumo e una traccia olfattiva da scoprire». Il «naso» fa seguire le parole ai fatti: annusa ima bottiglia d'acqua naturale e la confronta con una gassata, ne sottolinea le differenze e poi analizza un'anonima bottiglietta d'olio appoggiata sul tavolo di un ristorante: «Olio di oliva, non sa di terra ma di aria, è un olio nostrano delle coste liguri, non di collina»: la verifica dell'origine le dà ragione. . Quella per gli odori - quello dei mandarmi appena sbucciati, del mare, dei bambini e degli amici - è una passione divoran¬ te. Così, appena diplomata al liceo Carlo Alberto di Moncalieri, Laura Tonatto parte per un viaggio premio al Cairo, a far visita ad una zia, prima della programmata iscrizione a Giurisprudenza, «ma ben presto avrei deluso le aspettative dei miei, che già mi vedevano principe del foro». Infatti Laura si ferma al Cairo per due anni, a studiare e a lavorare con il maestro profumiere Hassan. Da allora la Tonatto lavora prima a Grasse, per Fragonard, e poi a Milano dove apre un negozio. Dopo poco tempo toma a Torino, che diventa meta del pellegrinaggio di attrici, sportivi, uomini e donne dello spettacolo e della cultura. Tutti in fila per un profumo progettato su misura: «Il ricordo più dolce è quello di Omelia Muti. Mi chiese un profumo che sapesse di mamma e che fosse immediatamente riconoscibile dai suoi bambini. Totti, il supermacho, mi sorprese: voleva un profumo con una nota di tenerezza». Oltre ai profumi personalizzati (tra i suoi clienti anche Ornella Vanoni, Elio Fiorucci, Lucia Locatelli, Luca Bucci, Sabrina Ferilli), la linea Laura Tonatto e collaborazioni con noti stilisti e aziende della profumeria nazionale ed intemazionale. Laura si dedica da anni alla ricerca storica (per Aromatica o, ad esempio, per le lezioni di Profumeria al Museo Civico di Torino) e alla divulgazione scientifica. Tra le ultime collaborazioni quelle con la scuola Holden, per insegnare agli scrittori a descrivere gli odori: «Abbiamo lavorato, ad esempio, sulle parole usate da Gabriele D'Annunzio per descrivere il mirto bruciato, quelle di Montale per i limoni, perché la memoria olfattiva aggiunge qualcosa a qualsiasi storia o immagme». Molti sono ancora i suoi progetti. In programma, anche ricreare gli odori dei set cinematografici, come quello che volle Luchino Visconti per la scena del ballo de «Il Gattopardo», - «un intenso aroma di zagara, in cui immergere Claudia Cardinale perché si calasse perfettamente nella parte» - e un museo che «insegni a tutti a capire quanto ciò che sentiamo con il naso influenzi le nostre emozioni e i nostri pensieri». E' torinese uno dei pochi «nasi» italiani: con questo nome sono chiamati gli esperti che possono riconoscere anche tremila diversi odori «Mi sono appassionata da piccola, attratta dalle ciprie della nonna» «Il ricordo più dolce in questi anni di attività è quello di Ornella Muti: mi chiese di creare un prodotto che fosse immediatamente riconoscibile dai suoi figli Il machoTotti volle invece che un tocco di tenerezza fosse la nota dominante» ' .: - .

Luoghi citati: Cairo, Milano, Moncalieri, Torino