Cammariere, la gloria del debuttante

Cammariere, la gloria del debuttante MILANO, SUCCESSO TRA I GIOVANI PER IL PIANISTA ARRIVATO TERZO AL FESTIVAL DI SANREMO Cammariere, la gloria del debuttante dall'inviata a MILANO La faccenda non si può non seguire con curiosità, e bisognerà pur trarne qualche lezione. Arrivato già con l'aura del piccolo fenomeno al Festival di Sanremo (dopo esser stato scoperto l'anno prima dal premiato Club Tenco), Sergio Cammariere è senz'altro il vincitore 1 vero della gara di canzoni più trascurata dell' ultimo ventennio. Ufficialmente si era classificato terzo: ijiia mentre la povera vincitrice Alexia è stabilmente sotto il cinquantesimo posto nelle vendite di dischi, e dalla hitparade è scomparso pure l'altrettanto povero Britti, l'album «Dalla pace del mare lontano» del pianista/autore di Crotone, vecchio ma reimpacchettato con dentro il brano di Sanremo ((Tutto quello che un uomo» non si è invece mai schiodato dai primi cui' que, ed era primo appena la scorsa settimana. L'uomo piace, coh quella sua aria un poco fané, il fisico da artista a digiuno, l'allure snob del debuttante in ritardo, la fama di autodidatta. Ha 41 anni. Prima di lui solo Paolo Conte era esploso con tanta cautela ma i paragoni finiscono qui. Paolo Conte non è mai stato sospetto di «pianobarismo», che con tutto il rispetto per i pianisti da pianobar è una malattia preoccupante per uno che voglia invece far l'artista in proprio; su Cammariere un qualche dubbio continua ad aleggiare. Ma il dubbio è ora lenito dalla tournée che il nostro sta compiendo, e che l'altra sera è atterrata al teatro Strehler davanti a un esaurito di mille persone: tutti under 25 (tranne l'attenta spettatrice Ornella Vanoni, ima che le mode le annusa subito), rapiti e compresi da uno show che si indirizza ambizioso verso qualcosa che sta fra il pop, il jazz e il cantautorato. Partendo, scusate se è poco, da un omaggio a Keith Jarrett intossicato di fumi spettacolari. Con i suoi baffetti da sparviero e l'aria un po' dimessa (che più understatement di così non si può), Cam¬ mariere se ne sta a un pianoforte a coda lungo un chilometro e suona con una tecnica tutta sua, che segue senza accademismi il filo dei pensieri. Intorno fioriscono le costruzioni sonore di un bel trio che vede Luca Bulgarelli. al contrabbasso e Amedeo Ariano alla batteria, ai quali si aggiunge a metà serata durante «Canto nel vento», con effetto spettacolare, la tromba di Fabrizio Bosso che imprime un bel salto al resto della serata. Si annusa nell'aria, fra il pubblico, ima sana voglia di artigianato, una consapevolezza di élite che taglia fuori l'oiridume propinato da tanta parte del pop in piena operazione harakiri. Ma poi certo c'è il fenomeno, la moda: sta tornando il jazz e in questa musica ben digeribile di Cammy se ne può cogliere a tratti il profumo; va forte il vintage e il cantautore lo asseconda con eleganza: nell'ambiente rischiarato appena dalle luci calde da vecchio club di Pepi Morgia, nel soffio di voce rauca che si concentra sull'espressività. nell'impianto sonoro complessivo che non ti assorda, negli arrangiamenti dilatati e tessuti a volte con abilità e a volte dispersivi. L'inedito «Spiagge lontane» è in puro Anni Cinquanta, e qui il pianoforte di Cammariere ricorda Ruben Gonzales che pare il nume tutelare di buona parte della serata: anche «Sorella mia», di malinconia disperata, scatena applausi a scena aperta. C'è un po' di vecchia Cuba, un tentativo di ironia swing nel «Cantautore Piccolino» («Tra i poveri è scontato/che di moda va Bennato/1 ricchi e i benestanti/Vanno pazzi per Morandi..»). Gli omaggi sono per Charles Trenet («La mer», però tradotta) e per Giorgio Gaber, nei bis con «L'impotenza». Solo il secondo album potrà dire se fu vera gloria. A Milano, trionfo. [m. ven.l marivene@tin.it I concerti: 1 maggio Roma, 3 Avellino, 5 Roma, 6 Torino, 8 Bologna, IO Varese, Il Pisa, 12 Genova, 26 Palermo, 27 Catania, 30 Crotone.