«Ma in questa rete ci sono troppe smagliature»
«Ma in questa rete ci sono troppe smagliature» «Ma in questa rete ci sono troppe smagliature» La difesa contesta due «punti deboli»: un fascicolo misterioso e una intercettazione manipolata MILANO Ci sono almeno due smagliature nella rete che i pubblici ministeri di Milano hanno cucito intorno agli imputati. Piccoli buchi che ovviamente le difese stanno da tempo tentando di far diventare voragini, nelle quali inghiottire l'impianto accusatorio. L'ultimo, in ordine di tempo, è stato denunciato dallo stesso Previti in conferenza stampa e riguarda l'esìstcuza di un fascicolo, il numeri 95/20, aperto otto anni fa a carico di ignoti o irai chiuso dagli inquirenti. Sarebbe ii «fascicolo madre» da cui i magistrati di Mani pulite hanno fatto scaturire i procedimenti sulla corruzione delle toghe romane, ora a dibattimen'.o. E' all'esistenza di questo incartamento che il deputatoimputato di Forza Italia si riferisce quando parla di «documenti nascosti». Secondo le difese infatti, tra queste carte i magistrati dell'accusa avrebbero, sottraendoli alla completezza del processo, depositato verbali «scomodi» che, se portati in aula, avrebbero alleggerito la posizione dei loro clienti. Verbali ai quali i legali lamentano di non aver avuto accesso. Tanto che in una tra le più movimentate udienze di Imi-Sir, si spinsero a chiederne il sequestro al tribunale. Di più: sembra che ora gli avvocati stiano preparando un esposto denuncia alla Procura di Brescia ipotizzando il reato di «falso per sottrazione» nei confronti dei pm milanesi. E infine, gli ispettori del ministero, inviati in questi giorni nel palazzaccio di Corso di Porta Vittoria dal Guardasigilli Castelli, starebbero proprio indagando su questa vicenda. Tentando, secondo alcuni, perfino di forzare il segreto istruttorio. Ma cosa conterrebbero davvero queste carte? Stando ai magistrati della Procura, niente di particolare. Ma per Previti e i suoi avvocati vi sarebbero, per esempio, tutti gli incartamenti raccolti dal pm Paolo lelo sull'attività svolta dall'ex capo dei gip Renato Squillante, verbali di alcuni magistrati romani a lui «favorevoli» e quello del giudice Casavola che parlò di «pressioni» sul processo Nomisma di Prodi. Verbale da cui in realtà scaturì un'indagine a Firenze; poi archiviata, contro Squillante per tentata concussióne. Da Milano inoltre, i pm hanno spiegato che buona parte del materiale venne trasmésso anche a Perugia. ,, ' i ' 'Ed è prpprio il capoluogo umbro che potrebbe rischiare di diventare uno snodo importante delle vicende che riguardano Previti. E' qui infatti che pende un'altra inchiesta/quella condotta dal procuratore aggiunto Silvia Della Monica, dove sono indagati due funzionari di polizia accusati di aver «manipolato» una registrazione realizzata per l'inchiesta del pm Boccassini: l'ormai famosa «intercettazione del bar Mandara». Un nastro che avrebbe dovuto contenere i colloqui tra Squillante e l'ex giudice Francesco Misiani e che invece, stando anche alle perizie depositate dal gip perugino, venne in qualche modo «truccato». Impossibile tra l'altro un raffronto con l'originale visto che, ad aggravare le cose, il nastro venne rotto da un collaboratore della Boccassini, proprio un attimo prima di essere consegnato ai carabinieri mandati dalla Procura di Perugia. Rimane però la certezza di una «manipolazione»; da chi e per quali scopi, è quanto intende accertare l'inchiesta perugina, visto che la registrazione, nell'economia del processo, ha avuto un peso quasi vicino allo zero. Per gli avvocati di Previti invece, una prova ulteriore della scorrettezza dei pubblici ministeri: un buco nero in cui tentare d'inghiottire il processo. Ip. e.)
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