«A Baghdad mantenuto le promesse» di Paolo Mastrolilli

«A Baghdad mantenuto le promesse» DAL QATAR RUMSFELD ANNUNCIA IL PROGRESSIVO SMANTELLAMENTO DELLA PRESENZA MILITARE USA IN ARABIA SAUDITA «A Baghdad abbiamo mantenuto le promesse» Bush agli iracheni d'America: il vostro Paese sarà un esempio per la regione Paolo Mastrolilli NEW YORK «L'America non ha intenzione di imporre la sua forma di governo o la sua cultura, ma garantirà che tutti i cittadini abbiano voce nel nuovo esecutivo e che i loro diritti siano protetti. L'Iraq sarà democratico». Mentre l'ex generale Cerner riuniva nella capitale i leader locali per discutere il futuro governo, il presidente Bush ha chiarito le condizioni di Washington, sollecitando ancora l'Onu a togliere le sanzioni. E se questa nuova stabilità auspica¬ ta dalla Casa Bianca riuscirà ad affermarsi, la caduta di Saddam avrà anche importanti ripercussioni strategiche nella regione, visto che ieri il capo del Pentagono Rumsfeld, in visita nel Qatar, ha confermato l'intenzione di ridurre e ristrutturare la presenza militare americana. Bush ha scelto la città di Dearbom per cominciare il ciclo dei discorsi sulla vittoria in Iraq, perché laggiù c'è la più grande comunità di arabi americani: circa 300.000 persone, tra cui il ministro dell'Energia Spencer Abraham. Il Michigan, poi, è uno degli Stati decisivi nelle Presidenziab, ma nel 2000 fu conquistato da Gore. «Noi - ha cominciato Bush abbiamo mantenuto le promesse in Iraq». Quindi ha attaccato i critici che «dubitavano del desiderio di libertà degli iracheni» per sostenere che gli arabi integrati negli Usa dimostrano come la democrazia possa fiorire adesso anche nel Golfo. Il Presidente ha chiesto ancora all'Orni di togliere le sanzioni, «che dopo la caduta del regime non hanno più senso», lanciando una nuova frecciata a Russia e Francia, che invece le vogliono utilizzare per evitare di esse¬ re escluse dallo sfruttamento delle risorse petrolifere. Poi ha promesso di portare davanti alla giustizia i saccheggiatori dei musei di Baghdad, ma ha sottolineato anche i progressi fatti, dicendo che «la vita migliora di ora in ora. Io ho fiducia nel futuro dell'Iraq libero. La sua popolazione è pienamente capace di autogovernarsi, e ogni giorno i cittadini si muovono verso la democrazia e assumono le loro responsabilità. Abbiamo mantenuto la promessa di liberare il Paese da un regime oppressivo, e ora manterremo quella di aiutare gli iracheni a costruire una nazione prospera e pacifica». Quindi ha concluso con una frase impensabile solo un mese fa: «L Iraq può essere un esempio di pace, prosperità e libertà per l'intero Medio Oriente. Sarà un cammino difficile, ma ad ogni passo avrà un amico sicuro nell'America». Il portavoce Fleischer ha definito «democrazia islamica» l'obiettivo di Washington a Baghdad. Ma il capo del Pentagono Rumsfeld ha escluso la creazione di un governo a base religiosa, suscitando le prime critiche del senatore democrati¬ co Bob Graham, candidato alle Presidenziali del 2004: «Questo dimostra la palude in cui rischiamo di impantanarci in Iraq. Se parli di democrazia, cioè il voto della gente per scegliere la leadership desiderata, poi non puoi escludere certi segmenti della popolazione». In attesa di vedere come si risolverà questa incognita da cui dipendono le potenzialità dell'Iraq come esempio per il Medio Oriente, Rumsfeld ha discusso i mutamenti strategici prodotti dallr. caduta di Saddam, anche se il Pentagono pensa di dover lasciare 125.000 soldati per garantire la stabilità. «Le forze necessarie a liberare l'Iraq - ha detto - non serviranno più. Baghdad era una minaccia nella regione, e siccome la minaccia è sparita riordineremo la nostra presenza». Il primo passo sarà spostare il comando aeronautico dalla base saudita di Prince Sultan a quella di Al Udeid nel Qatar per alleggerire la pressione degli estremisti islamici sulla monarchia saudita. Poi, nonostante le smentite del Pentagono, proprio l'Iraq potrebbe diventare il nuovo piede americano in Medio Oriente.