Accovacciati o seduti a tavola purché felici

Accovacciati o seduti a tavola purché felici LA GOLA RDCCOMOLITERNI: Accovacciati o seduti a tavola purché felici Il bello delle cucine etniche è che non sono solo un approccio a gusti e cibi inconsueti e lontani, ma sovente sottendono una filosofia di vita. Una filosofia che impone o quanto meno consiglia ad esempio, di mangiare in certe posizioni, che non sono sempre quelle della nostra tradizione. Precise regole di galateo in Occidente prescrivono di mangiare seduti a un tavolo, possibilmente senza metterci sopra i gomiti e così via. Peraltro non sempre è stato così: gli antichi romani banchettavano sdraiati. Così può capitare di entrare in un ristorante curdo, ad esempio quello che c'è in via Carlo Alberto, e trovare persone che mangiano purè di ceci o kebab su tavolini alti cinquanta centimetri, accovacciate tra cuscini, oppure approdare al giapponese Wasabi, di corso Ferrucci, e vedere che in certe zone del ristorante si mangia seduti su stuoie ed è obbligatorio farlo senza scarpe. Peraltro in molte cucine nordafricane o anche arabe (a noi è capitato nello Yemen) è- frequente l'assenza di posate, per cui certi cibi si portano direttamente alla bocca con le mani. Tutto sta ad abituarsi e a decidere se mangiare deve essere prima di tutto un piacere o se, in nome di un'esperienza e di un incontro con una cultura non solo gastronomica diversa dalla nostra, si può anche sopportare la scomodità. Non abbiamo risposte, dipende dalle circostanze: quella sera in cui magari sei stanco e hai addosso lo stress di una giornata di lavoro o di studio non proprio tranquilla forse l'idea di passare una sera accovacciato per terra non ti esalta. Anche una leccornia ti andrebbe per traverso. La sera invece che l'idea della solita fettina o della solita pastasciutta ti fa venire la nausea, diventa divertente anche mangiare per terra.

Luoghi citati: Yemen