«Proposte timide, aspettando i vincoli europei» di Roberto Giovannini

«Proposte timide, aspettando i vincoli europei» GM ESPERTI: I SINGOLI GOVERNI DA SOLI NON HANNO LA FORZA DI ATTUARE IL VERO CAMBIAMENTO «Proposte timide, aspettando i vincoli europei» Cazzola: la legge italiana è più incisiva con risultati importanti in poco tempo analisi Roberto Giovannini ROMA GLI addetti ai lavori non hanno dubbi: per molti versi la riforma della previdenza le cui linee guida sono state annunciate dal ministro francese degli affari sociali, Frangois Fillon, appare assai blanda e poco incisiva rispetto alla complessità delle sfide demografiche ed economiche che dovrà affrontare il sistema pensionistico di qui ai prossimi 40 anni. Colpa, spiega un esperto di pensioni come Giuliano Cazzola, delle difficoltà politiche che comporta e comporterà l'unificazione dei trattamenti dei dipendenti pubblici a quelli dei dipendenti privati. Un terreno su cui «comunque la si pensi - afferma Cazzola - è innegabile che l'Italia abbia ottenuto risultati importantissimi e in poco tempo». Nel Vecchio Continente i sistemi pensionistici devono fare i conti in tutti i paesi più o , meno con gli stessi problemi. Il graduale invecchiamento della popolazione. L'allungamento della speranza di vita. La necessità di alimentare flussi crescenti di spesa senza addossare ai bilanci pubblici e al sistema produttivo (imprese e lavoratori attivi) costi non sostenibili. La difficoltà di inserire nel mondo produttivo lavoratori attivi «anziani». Il problema della sopportabilità politica e sociale dell'aggiustamento. Di fronte a questi problemi i diversi paesi dell'Unione Europea sembrano barcollare, e a quanto pare tenendo conto delle diverse si¬ tuazioni di partenza - sembrano tutti contare sul «vincolo estemo» rappresentato da Bruxelles. E' quella che Silvio Berlusconi ha chiamato «la Maastricht delle pensioni»: adoperare le «imposizioni» stabilite dall' Uè per piegare le resistenze delle popolazioni nei confronti di misure che certamente non sono e non potranno essere popolari. La Francia, a leggere le proposte del ministro Fillon, ha scelto una strada di grande cautela. E' sempre problematico fare raffronti tra sistemi previdenziali diversi: troppe le variabili in gioco, troppi i meccanismi di cui è necessario tener conto per compiere un paragone plausibile. In sintesi. Italia e Francia registrano più o meno la stessa età effettiva media di pensionamento (poco più di 58 anni). Grazie a una migliore efficienza di gestione e a un tasso di attività più alto, la Francia registra ancora un attivo nei conti previdenziali (lo 0,8(Zo del Pil nel 2005, che però ben presto diventerà uno sbilancio, come da noi). I cugini d'Oltralpe sono messi «meglio» anche dal punto di vista dei requisiti minimi per poter andare in pensione: bisogna avere 65 anni di età, oppure aver lavorato almeno 40 anni (37,5 nel pubblico impiego). Noi ci arriveremo solo nel 2008. Al contrario, in termini di equità e sostenibilità complessiva l'Italia è in una situazione migliore per quanto riguarda l'uguaglianza di trattamento tra lavoratori privati e pubblici, e in tema di potenzialità di sviluppo di un secondo pilastro previdenziale a capitalizzazione (in Francia i fondi pensione di questo tipo in pratica non esistono). Come detto, l'impressione degli esperti è che le proposte indicate dal governo francese siano complessivamente molto timide, soprattutto per quanto riguarda la gradualissima parificazione tra pubblici e privati. «Su questo ci sono serie difficoltà politiche - dice Cazzola e del resto anche in paesi come il Belgio, che invece hanno attuato serie riforme previdenziali, la questione del pubblico impiego è rimasta irrisolta. Da questo punto di vista, comunque la si pensi sulle insufficienze delle riforme degli anni '90, è innegabile che l'Italia ha dato una lezione a questi paesi». Insomma, in Francia la «Maastricht delle pensioni» a quanto pare comincia con un passo da lumaca. Una Maastricht per la previdenza aiuterebbe a far digerire pesanti sacrifici che ora non si possono più rimandare

Persone citate: Cazzola, Fillon, Giuliano Cazzola, Silvio Berlusconi