Tanti indizi che si ripetono e un'anomalia

Tanti indizi che si ripetono e un'anomalia Tanti indizi che si ripetono e un'anomalia e e e e a a o ì l a a n o i e di di o a a ei co . r È e to linviato a TREVISO Il frammento numero 77 è grande come un'unghia. E' giallo fosforescente. E' a venti metri da dove sono rimaste le macchie di sangue. E' tutto quello che rimane dell'evidenziatore farcito di esplosivo, lasciato in bella vista sotto a un pilone della superstrada che attraversa il Piave. Davanti al frammento numero 77 è accovacciato il colonnello del Ris dei Carabinieri Luciano Garofano. In mano ha una microcamera. Dietro di lui un altro militare, tuta bianca, guanti bianchi di lattice, soprascarpe dello stesso colore, ha un metro a nastro e un vasetto sterile. Da qui agli arbusti ci sono trenta metri, chiusi con il nastro bianco e rosso che arriva fino al greto del fiume. L'area recintata è di mille metri quadrati. Il colonnello Garofano fa avanti, e indietro,.parla,al microfono della microcamera, riprende tutti i numeri posizionati accanto ai reperti:,dal. numero uno dove è avvenuta l'esplosione, al 77 il più lontano. Sembra la sequenza di un film. E' Unabomber. E questa stessa scena si ripete dal 1994, dai primi tubi di esplosivo. «Da allora abbiamo imparato a fare megUo i rilevamenti. Ma poi alla fine siamo sempre alle solite...», si lascia andare un carabiniere in divisa, imo di quelli che da dieci anni insegue un fantasma, capace di colpire come vuole, dove vuole, quando vuole. «Dobbiamo capire qual è il meccanismo usato per l'innesco e il tipo di esplosivo», spiega scrupoloso il colonnello Garofano. Le risposte arriveranno dalle analisi, al massimo in due giorni. Ma sono tutti pronti a scommettere, che anche questa volta si troveranno i resti di una resistenza, una pila, un po' di filo elettrico e al massimo cinquanta grammi di esplosivo. Troppo poco per uccidere. Sufficiente per tranciare una mano alla piccola Francesca, ferirla gravemente a un occhio e colpire un amichetto che stava ad alcuni metri. I risultati delle analisi, le testimonianze di chi ha visto lo scoppio, i rilievi fatti anche con un metal detector, finiranno nel fascicolo delle indagini che da quasi dieci anni sono contro ignoti. Il fascicolo finirà alla procura di Treviso, competente per territorio. E pure a Udine, Pordenone e Venezia, le altre zone dove Unabomber ha colpito in questi anni. Una copia finirà anche sulla scrivania di Diego Parente, il dirigente della Questura di Venezia che da anni coordina le indagini tra gli investigatori. E' lui che ha l'originale della «Bibbia», come si chiama il volume che raccoglie tutti i dati sugli attentati, elaborati secondo un software studiato dalla Sezione di Scienza del Comportamento dell'Fbi di Quantico, Virginia. La stessa del «Silenzio degli innocenti». L'esplosione sotto al ponte di Pagare di Callalta di Piave, diventerà poi un puntino sulla carta geografica de14a zona. Tutti gli attentati sono sempre avvenuti nella zona di confine Uà la provincia di Treviso e quella di Pordenone. Questa volta il puntino è più distante dalla solita area. Nessuno tra gli esperti che da anni si occupano di Unabomber, sa dire se questo significa qualcosa. E tutti si augurano, che abbia torto il procuratore capo di Pordenone Domenico Lahozzetta, che da anni ripete: «Lo prenderemo quando commetterà un errore». (f. poi.]

Persone citate: Diego Parente, Garofano, Luciano Garofano, Pordenone Domenico

Luoghi citati: Pordenone, Treviso, Udine, Venezia, Virginia