Lex vicepremier Tareq Aziz nelle mani degli americani di Maurizio Molinari

Lex vicepremier Tareq Aziz nelle mani degli americani IL CAPO DELL'AMMINISTRAZIONE MILITARE USA IN IRAQ: ENTRO LA SETTIMANA PROSSIMA UN NUOVO GOVERNO Lex vicepremier Tareq Aziz nelle mani degli americani Non si conoscono le modalità della cattura. Già 12 gli uomini di Saddam presi Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK L'ex viceprimo ministro iracheno Tarèq Aziz è sotto la custodia delle autorità militari americane. Lo ha detto ieri sera la rete televisiva Cnn, citando fonti del Pentagono, senza però aggiungere dettagli. Si ignora come e dove sia catturato. Intanto l'ex generale Jay Gamer, capo dell'amministrazione militare Usa nel dopoguerra in Iraq, ieri a Baghdad ha iniziato a parlare di cose concrete durante una riunione con sessanta leader locali: «Alla fine della prossima settimana il govemo ad interim dell'Iraq inizierà ad assumere le sue funzioni». Gamer ha detto di aver raggiunto un accordo con i rappresentanti iracheni per rimettere in moto almeno la capitale: «Questo Paese è stato una stanza buia per 35 anni, abbiamo acceso la luce solo due settimane fa, è importante che la gente tomi al più presto a lavorare, in particolare nei servizi pubblici». Pochi i dettagli: ogni dicastero sarà guidato da un iracheno come «coordinatore» e si insedierà nella vecchia sede o, se fosse danneggiata, in una nuova, lavorando «con l'aiuto di esperti americani e di altri Pae¬ si». «Tranne i membri del regime e gli affiliati di Saddam, per me non ci sono preclusioni nei confronti di nessun iracheno» ha sottolineato l'ex generale. La scelta dei nomi è un passaggio delicato, il primo tentativo di trovare un equilibrio tra le diverse fazioni, tribù ed etnie. L'unica cosa certa è che non sarà incluso Ahmed Chalabi, leader del Congresso nazionale iracheno e molto vicino al Pentagono: non è neanche andato a incontrare Gamer. Un segnale di indebohmento del molo di Chalabi viene dalla possibilità, rivelata dal «New York Times», che i 700 uomi¬ ni delle sue «Iraqi Freedom Forces» vengano disarmati. L'impegno di Washington è proteso ad accelerare i tempi della ricostruzione, il primo passo è stata la riattivazione di alcuni impianti energetici - greggio e gas - per riattivare l'elettricità. «Pompiamo 175 mila barili al giorno nel Sud e li avviamo verso la raffineria di Bassora e le centrali elettriche, speriamo di poter estrarre presto altri 60 mila barili dai campi del Nord» ha spiegato Garner, sottolineando che «la destinazione è il mercato intemo». Il Consiglio di Sicurezza dell' Onu ha approvato ieri il rinnovo - fino al 3 giugno «- della risoluzione che consente di vendere greggio per acquistare aiuti. Vi è stato però uno screzio tra Kofi Annan e gli Usa. Durante un intervento 'alla commissione diritti umani di Ginevra, il Segretario Generale ha sottolineato l'esigenza che le truppe Usa in Iraq, essendo «occupanti», si attengano al rispetto «della Convenzione di Ginevra del 1949 e dell'Aja del 1907», provocando l'immediata reazione dell'ambasciatore americano, Kevin Moley: «Abbiamo dimostrato di farlo con le nostre azioni sin dal primo giorno dell'intervento, è assai strano che Annan sollevi tale tema». La preoccupazione della Casa Bianca resta l'Iran: «Alcune manifestazioni di protesta a Karbala erano molto bene organizzate, c'era l'impronta di Teheran» ha detto Garner. L'attacco a fuoco contro alcuni marines nei pressi di Al Kut, ai confini con l'Iran e controllata da sciiti filo-Teheran, ha creato allarme. «Non abbiamo alcuna intenzione di interferire» rassicura il ministro degli Esteri iraniano, Kamal Kharrazi. Affinché il messaggio sia esplicito, parla anche l'ayatollah sciita al-Hakim, leader dello «Sciri» filo-iraniano: «Non c'è alcun proget¬ to di ripetere in Iraq la rivoluzione khomeinista». Ma il presidente americano, George Bush, non si fida: «Ci sono ancora dei pericoli in Iraq». Continua la caccia ai leader del deposto regime: nelle ultime 36 ore sono stati catturati l'ex capo dell'intelligence, l'ex ministro del Commercio, l'ex capo dell'aviazione militare e l'ex capo degli 007 iracheni infiltrati negli Stati Uniti, Salim Said Khalaf al-Jumaylia. La Cia conta di avere da loro informazioni utili per rintracciare Saddam e le armi di distrazione di massa, svanite nel nulla.