Riapre la missione diplomatica italiana in Iraq di Giuseppe Zaccaria

Riapre la missione diplomatica italiana in Iraq Riapre la missione diplomatica italiana in Iraq Da lunedì anche un ospedale da campo organizzato da Cooperazione e Farnesina Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD Gian Ludovico De Martino è il primo ambasciatore d'Occidente a rientrare a Baghdad dopo la guerra: è arrivato ieri sera nella capitale dopo un lungo viaggio in auto da Amman e la sezione d'interessi italiana riaprirà fra pochi giorni: ii tempo di riconvocare il personale locale (durante l'intero periodo dei combattimenti la sede era rimasta presidiata solo da tre dipendenti iracheni) e riaprire le stanze sigillate. Pochi giorni ancora e la presenza italiana nell'Iraq del dopo-Saddam si farà ancora più visibile: un gruppo di esperti della Cooperazione guidato dal vicedirettore generale Massimo Jannucci (prossimo ambasciatore a Tirana) dopo una settimana di lavoro e di contatti ha predisposto l'arrivo di un ospedale da campo che giungerà lunedì all'aeroporto di Baghdad, appena riaperto al traffico per i voli umanitari. . Jannucci e i suoi avevano già guidato convogli di aiuti (medicine e cibo, soprattutto) prima a Nassirya e poi a Bassora. Il loro arrivo a Baghdad non è servito a prendere contatti con un'autorità irachena ancora inesistente, ma piuttosto a verificare sul campo le necessità più impellenti e le possibilità di fornire risposte adeguate. L'ospedale generale di Wassiryah soffre, come tutti gli altri, di una grave carenza di medicinali e attrezzature di pronto intervento, le truppe americane lo proteggono da qualche giorno e in più sorge accanto a un grande spiazzo nel quale si può allestire un ospedale da campo. Per questo compito Cooperazione e ministero degli Esteri si sono rivolti alla Croce Kos- sa, che possiede tutta l'esperienza necessaria, e la Cri ha noleggiato un grande aereo da trasporto Antonov che lunedì porterà qui una prima parte delle attrezzature, due medici, quattro infermieri e un gruppo di logisti. Insieme con loro arriverà un gruppetto di carabinieri della «Tuscania», una decina di uomini che si occuperanno della sicurezza del campo. L'ospedale sarà dotato inizialmente di cinque grandi tende per il pronto soccorso e le degenze brevi e dovrebbe occuparsi in prevalenza, ma non esclusivamente, delle gastroenteriti che continuano a falcidiare la popolazione di Baghdad, soprattutto i bambini. Inizialmente il progetto d'intervento avrebbe dovuto essere più contenuto (si prevedeva uno stanziamento di circa 500 mila euro), ma poi si è deciso di intervenire in maniera più massiccia, anche perché le ricognizioni sul campo da parte di Cooperazione ed esperti della Croce Rossa hanno rivelato una realtà diversa, e forse ancora più grave di quella che ci si attendeva. Il comandante della piazza militare di Baghdad, generale Blount, da parte americana aveva sollecitato la Cooperazione ad assumere un'iniziativa del genere, che in effetti promette di risolvere molti problemi. Il dramma degli ospedali di Baghdad ormai non riguarda più le cure ai feriti di guerra quanto la gestione delle patologie più diffuse, che il caldo e la mancanza d'acqua stanno moltiplicando: un massiccio intervento di primo soccorso può rivelarsi fondamentale per impedire che l'estate scateni problemi ancora più gravi. L'ospedale da campo dovrebbe entrare in funzione a quattro, cinque giomi dall'arrivo delle attrezzature e sarà presto potenziato da altri specialisti.

Persone citate: Antonov, Blount, Gian Ludovico De Martino, Jannucci, Massimo Jannucci