Washington avverte Teheran: non sobillate l'Iraq di Maurizio Molinari

Washington avverte Teheran: non sobillate l'Iraq LA CASA BIANCA TEME UNO «SCENARIO LIBANESE» ANCHE SE BUSH IN UN'INTERVISTA ASSICURA DI NON AVERE PIANI PER ALTRE GUERRE NELL'AREA Washington avverte Teheran: non sobillate l'Iraq Denunciate infiltrazioni di agenti iraniani. Nuovo corteo anti-Usa a Karbala Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Niente interferenze in Iraq». Il monito di Washington a Teheran è stato recapitato «recentemente» ed è il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, a riassumerne il contenuto: «Siamo preoccupati per la presenza di agenti iraniani in Iraq e abbiamo fatto capire con chiarezza a Teheran che ci opponiamo a qualsiasi tentativo di ostacolare il cammino del Paese verso la democrazia». Le infiltrazioni iraniane sono state osservate da inteUigence e forze speciali dispiegate lungo i confini: in occasione del pellegrinaggio a Karbala e Najaf un imprecisato numero di Guardiani della Rivoluzione si sono mischiati ai fedeli in arrivo «toghendosi la divisa e indossando abiti civili». Il timore è che possano sobillare attività politiche e militari contro le forze della coalizione. «Al momento le azioni dei gruppi sciiti filo-iraniani non costituiscono, una minaccia per la coalizione - spiega David McKierman, portavoce militare Usa - ma li teniamo d'occhio». Se Teheran eviterà ingerenze dirette, Washington non si opporrà. «Al momento gli agenti iraniani raccolgono informazioni e si posizionano sul territorio nel tentativo di influenzare il nuovo assetto politico - aggiunge McKierman - in maniera simile a quanto altri Paesi vicini stanno facendo, e ciò potrebbe anche rientrare nella preparazione di sviluppi di tipo democratico». Non a caso il presidente americano, George Bush, in un'intervista a Newsweek ha inviato segnali rassicuranti a Teheran: «Non c'è nessun'altra guerra m vista». Washington spera di coinvolgere l'Iran nella stabihzzazione dell'Iraq come già avvenuto in Afghanistan dopo la caduta dei taleban. Il monito della Casa Bianca è dunque teso a tracciare una linea rossa: l'Iran non deve promuovere in alcuna maniera forme di guerriglia o di ostilità contro la coahzione sul modello di quanto è avvenuto nel Libano del Sud con la creazione di Hezbollah - sostenuta anche da Damasco - dopo l'invasione israeliana del 1982. Gli stretti legami: fra Siria e Iran e le recenti dichiarazioni all'unisono contro Inoccupazione dell'Iraq» fanno temere a Bush uno scenario libanese. Tanto più che il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, continua a soffiare sul fuoco: «E' iniziato il conto alla rovescia per l'espulsione degli americani dall' intero Medio Oriente - ha affermato ieri - anche nel 1982 la resistenza iniziò durante le cerimonie del pellegrinaggio a Karba¬ la». A confermare la presenza di forti sentimenti antiamericani fra gli sciiti iracheni è giunta una nuova manifestazione a Karbala. Sebbene vi abbiano partecipato circa 3000 persone - su centinaia di migliaia di pellegrini presenti - era bene organizzata: il corteo è stato creato e condotto con autoparlanti e i manifestanti hanno sfilato con striscioni di fattura non artigianale contenenti messaggi molto politici come «Iraq unito contro America e sionismo», «Fuori gli Usa, via Chalabi (leader dell'opposizione, ndr) e il governo mihtare», e «No all'America, no a Saddam Hussein sì, si, sì all'Islam». Il braccio di ferro fra Washington e Teheran passa attraverso la comunità sciita irachena, che in queste due settimane ha espresso tre leader religiosi: l'ayatollah Muhammad Bakir alHakim, capo del Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri)filoiraniano; l'ayatollah Ali al-Sestani, residente a Najaf, nato in Iran e distintosi per i suoi appelli ai fedeli a «non contrastare la coahzione»; Sayyed Moktada al-Sadr, figlio dell'ayatollah Muhammad Sadiq al-Sadr assassinato da Saddam, rivale di al-Sestani e ritenuto il probabile mandante dell'omicidio avvenuto a N^jaf del rehgio' so sciita Abdel Majid al-Koei, amico personale di Tony Blair e già esule a Londra. I comandi americani temono che sia il giovane Al Sadr la testa di ponte di Teheran: sarebbe stato lui a favorire l'entrata in Iraq di gruppi di miliziani delle Brigate Badr, il braccio armato dello «Sciri», con l'obiettivo di contrastare la leadership di Al Sestani e gettare le basi per la nascita di un partito pohtico filoiraniano. Miliziani delle Bri- gate Badr sono stati osservati dagli alleati nelle aree di Baquba e Al Kut, ai confini con l'Iran, dove la caduta di Saddam Hussein non è stata seguita da disordini e saccheggi e l'ordine è stato garantito da leader delle tribù sciite locali. Il mosaico sciita si profila come la prima seria minaccia alla ricostruzione e, secondo il «Washington Post», la Cia si è trovata impreparata di fronte ai rischi connessi con il massiccio pellegrinaggio deir«Ashura»: non li aveva previsti. Intanto a Baghdad si è consegnato alle truppe statunitensi il generale iracheno Zuhayr al Naqib, l'uomo che dirigeva i servizi segreti militari di spionaggio del regime. Era il numero 21, il «sette di cuori», della lista dei 55 iracheni più ricercati. E' stato invece catturato dalle forze speciali Salim Sàid Khalaf Al-Jumayli, ex capo delTUfficio Americano dei servizi spionistici iracheni. ln occasione del pellegrinaggio dell'Ashura alcuni Guardiani della Rivoluzione si sono mescolati ai fedeli Si è consegnato il «sette di cuori» della lista dei ricercati Era il dirigente dei servizi di spionaggio del regime Soldati Usa di guardia al ministero del Petrolio a Baghdad: dietro il confronto Parigl-^^^