«Un deputato laburista pagato da Saddam»

«Un deputato laburista pagato da Saddam» «Un deputato laburista pagato da Saddam» Giornalista inglese trova a Baghdad documenti che accusano Galloway Maria Chiara Bonazzi tONDRA In una stanzetta annerita del ministero degli Esteri iracheno, racconta l'inviato del quotidiano inglese «The Daily Telegraph», c'era un raccoglitore di documenti con l'etichetta: «Gran Bretagna». Tra le carte, anche una cartellina azzurro pallido con un memorandum secondo il quale il deputato laburista George Galloway avrebbe ricevuto soldi dal regime di Saddam Hussein. Galloway, «bestia nera» di Blair per la sua indomita opposizione alla guerra in Iraq, ha strenuamente negato queste accuse, che ritiene basate su documenti falsificati, e ha subito annunciato che farà causa al giornale. Nel contempo il partito laburista ha prospettato l'apertura di un'inchiesta che potrebbe portare all'espulsione del deputato. Secondo un articolo esplosivo pubblicato in prima pagina dal «Telegraph» e firmato dall'inviato a Baghdad, David Blair, «un memorandum confidenziale inviato a Saddam dal capo della sua intelligence diceva che Galloway aveva chiesto a un agente del Mukhabarat una percentuale più sostanziosa delle esportazioni irachene, nell'ambito del programma "petrolio in cambio di cibo"». Nella lettera trovata dal «Tele¬ graph» e datata 3 gennaio 2000, si legge che Galloway avrebbe incontrato una spia del Mukhabarat il 26 dicembre 1999: «(Galloway, ndr) ha bisogno di continui aiuti finanziari dall'Iraq. Ha ottenuto attraverso Tareq Aziz tre milioni di barili di petrolio ogni sei mesi. La sua percentuale sarebbe soltanto compresa tra il 10 e il 15 per cento al barile». Nota il «Telegraph», il quale riferisce a ogni modo che la firma del capo dell'intelligence appare «illeggibile»: «Se il memorandum era corretto, la percentuale di Galloway sarebbe arrivata a 375 mila sterline l'anno». Nell'ultimo decennio Galloway aveva lanciato una campagna per raccogliere fondi in favore deir«Appello per Mariani», ima bambina irachena malata di leucemia che era riuscito a far curare nel Regno Unito. Galloway ieri ha ammesso di avere scritto ima lettera (una copia della quale è stata ritrovata dal «Telegraph» nella stessa cartellina), per certificare che un uomo d'affari giordano di nome Fawaz Zureikat era il suo rappresentante a Baghdad, ma ha precisato che costui era uno dei principali sostenitori dell'appello, oltre all'Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. Ieri, con caratteristica fierezza, l'arci-ribelle laburista ha ribattuto: «Non ho mai sollecitato né ricevuto soldi dall'Iraq per la nostra campagna contro la guerra e le sanzioni. La verità è che non ho mai incontrato, per quanto ne sappia, alcun membro dell'intelligence irachena. In tutta la mia vita non ho mai visto un barile di petrolio, e meno che mai ne ho posseduto, comprato o venduto uno». E ancora: «Il programma "Petrolio in cambio di cibo" non è gestito a Baghdad, ma a New York, dalle Nazioni Unite. Quindi (il «Telegraph», ndr) dovrà dimostrare al tribunale dove, quando e perché le Nazioni Unite mi abbiano mandato il mio assegno». Quanto al presunto incontro con la spia irachena, Galloway ha replidato: «Dato che avevo direttamente accesso ai più alti livelli della leadership irachena, perché avrei dovuto avere una conversazione del genere con un agente?». Riguardo ai documenti «miracolosamente caduti nelle mani del "Daily Telegraph"», aggiunge il deputato nel promettere che farà causa, «qualcuno, da qualche parte li ha falsificati». li deputato George Galloway durante una visita a Baghdad, l'anno scorso