«Ha appena assalito l'uomo Ora il virus è cattivissimo» di Piero Bianucci

«Ha appena assalito l'uomo Ora il virus è cattivissimo» L'ANALISI DEL BIOLOGO, DIRETTORE DELLA SCUOLA INTERNAZIONALE SUPERIORE STUDI AVANZATI «Ha appena assalito l'uomo Ora il virus è cattivissimo» Boncinelli: mutando in poche generazioni, il microrganismo sviluppa più possibilità di adattamento all'ambiente e quindi anche di diffusione intervista Piero Bianucci IERI i casi di Sars, la polmonite atipica, sono saliti complessivamente a 4000, di cui 2000 in Cina. I morti sono 225. Sfugge ancora l'identificazione precisa del virus. L'Or- , ganizzazione Mondiale della Sanità, organismo dell'Orni con sede a Ginevra, ha indetto per il 17-18 giugno un vertice internazionale per fare il punto sulla situazione: forse una data, così lontana, significa anche che si prende tempo nella speranza di avere elementi più concreti sui quali assumere decisioni. I progressi della genetica, si dice, dovrebbero, invece, indurre all'ottimismo riguardo alla realizzazione di un vaccino. Ne parliamo con Edoardo Boncinelli, fisico di formazione, biologo con alle spalle importanti scoperte nella genetica dello sviluppo, ora direttore, a Trieste, della Sissa, Scuola Intemazionale Superiore Studi Avanzati. Professor Boncinelli, qual è il punto di vista di un genetista riguardo all'epidemia di polmonite atipica? «E' difficile dire qualcosa di sensato: le informazioni che abbiamo su questo virus sono troppo scarse. Si può fare un discorso più generale: diciamo il punto di vista del biologo. E allora la prima osservazione da fare è che quando un virus scavalca una barriera di specie, come è successo con questo della Sars che improvvisamente ha assalito l'uomo, almeno all'inizio è cattivissimo. Poi si calma, perché non ha interesse a fare stragi che sarebbero per lui stesso dannose, in quanto il virus ha bisogno della sua vittima per potersi affermare. Ma che si calmi ovviamente non è una consolazione, se questo succede dopo una grave epidemia». Il fatto che oggi si disponga di notevoli conoscenze in campo genetico ed esistano tecniche rapidissime per la lettura del DNA, come la Per, la Polymerase chain reaction, non rende più facile e veloce la preparazione di un vaccino? « Intanto il virus da combattere occorre prima identificarlo: e in questo la genetica non ci aiuta. E' vero però che, una volta avvenuta l'identificazione, potrebbe essere più rapido il processo per arrivare al vaccino, in quanto si può lavorare direttamente sul DNA anziché sulle proteine. Ma non bisogna pensare che il vaccino sia tutto. E i tempi, comunque, sono relativamente lunghi, anche nella ipotesi più favorevole». Si dice che la rapidità di mutazione del virus della Sars sia grandissima e che questo ostacolerà l'eventuale preparazione di un vaccino davvero efficace. Qual è la logica di queste mutazioni? Sono un adattamento evolutivo che favorisce l'affermazione di questi microorganismi? «Lo diceva anche Nietzsche: la cifra più profonda della vita è la mutazione. I virus, mutando in poche generazioni, sviluppano più possibilità di adattamento all'ambiente, e quindi di diffusione. Naturalmente però se le mutazioni siano state favorevoli o sfavorevoli possiamo dirlo solo a posteriori, con il senno di poi. Tra i virus il mutante più veloce è proprio quello dell'influenza, che ha, mi pare, otto pezzetti di RNA e che ogni anno si trasforma.» C'è il rischio che la Sars diventi una malattia infettiva endemica? «Come dicevo, un virus mutato abbastanza da saltare da una specie all'altra inizialmente è molto aggressivo. Dopo qualche tempo la sua curva di diffusione tende ad appiattirsi: è successo anche con l'Aids. A quel punto il virus si è ritagliata una specie di nicchia nella quale tende a convivere con la specie aggredita. Ed è appunto ciò che noi chiamiamo una malattia endemica». Quali previsioni si possono fare per la Sars? «Non è una piaga universale come i giornali strillano: niente a che vedere con le grandi epidemie del medievo, che facevano milioni di morti, anche perché oggi le condizioni sociali sono completamete cambiate. Ci vuole un po' di senso della misura: se i giornali definiscono strage la morte di due persone in un incidente stradale, allora tutto cambia. Certo se la Cina non avesse occultato i primi dati, ora le cose sarebbero meno preoccupanti. Diciamo che siamo partiti male». Ora si corre ai ripari con mascherine sul viso e con disinfezioni e lavaggi nei luoghi pubblici: servono realmente, queste cose? «Non sono medico, sinceramente, non lo so. Ai miei figli la mascherina la farei mettere, perché è sempre meglio fare qualcosa piuttosto che niente, ma se queste precauzioni siano efficaci non è chiaro. Una cosa mi sento di dire: in futuro sarà sempre più frequente combattere non contro un singolo agente infettivo ma contro una associazione di agenti che, anche senza "conoscersi" .tra loro, traggono vantaggio dallo stare insieme: per esempio virus, batteri e funghi. I funghi saranno probabilmente i più pericolosi, perché ne sappiamo pochissimo.» In Italia il ministro Sirchia ha usato parole rassicuranti. Possiamo sentirci abbastanza al sicuro dalla Sars? «Se non altro siamo lontani dall'epicentro dell'infezione. E poi, benché si usi dire molto male del servizio sanitario nazionale, occorre riconoscere che negli ultimi decenni di fronte alle emergenze è sempre stato all'altezza della si¬ tuazione. D'altra parte dire che siamo in pericolo non ha alcun aspetto positivo: eia siamo circondati da malati immaginari, ci manca ancora che si scateni una fobia da Sars». «All'inizio è molto aggressivo, ma dopo qualche tempo la sua curva di espansione tende ad appiattirsi E' stato così anche per la piaga dell'Aids» Secondo gli esperti, i tempi per giungere a un vaccino sono ancora relativamente lunghi «In futuro sarà sempre più frequente lottare contro un'associazione di agenti infettivi che si rafforzano stando insieme, compresi batteri e funghi» PERIORE STUDI AVANZATI

Persone citate: Edoardo Boncinelli, Nietzsche, Professor Boncinelli, Sirchia

Luoghi citati: Cina, Ginevra, Italia, Sars, Trieste