Videogiochi d'artista da Chicago a Shanghai

Videogiochi d'artista da Chicago a Shanghai IL MERCATO DEI VIDEOGAMES E' RICCO E PER QUESTO ATTIRA GLI SVILUPPATORI Videogiochi d'artista da Chicago a Shanghai Sulla rete si moltiplicano i musei virtuali, dove appaiono pezzi unici firmati insieme ai più noti software commerciali Fabio Sindici Videogiochi esposti all'entrata di un museo come opere d'arte? Certo, anche se l'ingresso del museo del Chicago Institute of Art è solo virtuale. I «Games about art» si aprono con un che dall'home page: su un'immagine scorrono le firme degli artisti; con il mouse si sceglie la preferita. Ed eccoci all'interno di un videogame concettuale, oppure in uno ispirato al movimento Fluxus, o ancora in un vecchio Supermario modificato. L'effetto, anche per il veterano della consolle, è straniarne. L'intervento dell'artista cambia le regole, semina significati sottili anche in uno «sparatutto». E' ormai quasi un movimento, seppure in ordine sparso, quello dei net-artisti che usano i videogames come territorio di ricerca e sperimentazione. L'istituto d'arte di Chicago ha lanciato recentemente un corso di Game art 8- design, e un altro di Digital production. Qui l'immaginazione lavora insieme alla tecnologia. Negli Usa, altre scuole stanno imitando l'istituto dell'Illinois. E sulla rete si moltiplicano i musei dei videogiochi, dove insieme ai più famosi giochi commerciali appaiono «pezzi unicib firmati da noti artisti. E non solo. La «game art» contagia anche la vecchia Europa. Nel Kiasma museo di arte contemporanea di Helsinki un murale di pixel raffigura il Tomb raider di Lara Croft, realizzato da Amo Goeneu e Rene Bosma. E al Moderna Museet di Stoccolma, quàlcfie anStfrà, aveva divertito come xm happening la presentazione di «Museum Meltdown»: gli autori Tobias Bernstrup e Palle Tomsson avevano creato un videogioco ispirato al popolare computer game «Half Life». Si entrava in una simulazione del museo svedese, si selezionavano le opere d'arte come obiettivi, e si faceva il tiro al bersaglio. Ma negli ultimi anni, il flirt tra arte e video-giochi sta diventando un fidanzamento. Una delle ultime opere del cinese Feng Mengbo, artista di punta dell'avanguardia che utihzza i nuovi media, si intitola Q4U, una versione modificata del famoso Quake 3: nel gioco in 3D si vede l'autore che impugna ima videocamera in una mano e un fucile al plasma nell'altra. Le regole sono le stesse, uccidere o essere ucciso. Ed è un videogioco, la parte più divertente del progetto degli artisti di «Frontera Sur» sull'emigrazione dal Marocco alla Spagna. Nel gioco, un vu' cumprà marocchino deve sfuggire alle pattughe di frontiera spainole armate di manganelli. L'aljanese Gentian Skurty sposta il gioco sull'Adriatico-con il suo Gowest: scafisti che tentano di raggiungere le coste italiane e motovedette di finanzieri che devono impedirglielo. Ma perché gli artisti si interessano tanto ai giochi da computer o stile Nintendo? Una prima risposta è semplice: i soldi. L'industria dei videogiochi ha sorpassato in incassi quella cinematografica. Le case produttrici cercano nuovi talenti. E alcune, come la Sony e la Nintendo, avrebbero in programma serie di giochi d'autore. Se questo vale per gli artisti alle prime mostre, le star del mondo dell'arte hanno altre ragioni. «C'è molta energia e innovazione nel mondo dei videogiochi e non parlo solo di innovazioni tecniche» dice John Johnson, promotore di forum internettiani su artisti e videogiochi. «E' come disegnare la vita reale» spiega Shawn Branch, uno degli studenti del Chicago Institute of Art. «Disegniamo modelli e li riempiamo con la vita di tutti i giorni, ci aggiungiamo l'immaginazione, ed ecco il gioco». A volte i giochi sono del tutto nuovi, altrimenti gli artisti digitali usano i patch, strumenti in grado di modificare i codici digitali e la superficie delle immagini di videogames in commercio. E' il caso dell'americano Brody Condon, imo dei partecipanti alla mostra «L'oadiug» al Museo di arte contemporenea Montevergini di Siracusa: instant-games rielaborati dalla rete come «Adam Killer» o «Gunship ready», rielaborato da Tribes2. Giochi sparatutto e ammazzatutti, miscelati ironia acida. «Più che rifare videogame mi interessa il gioco tra la rete e la realtà» ragiona Davide Sebastian, il più giovane dei Cascella, famiglia di artisti da quattro generazioni. Lui sta preparando, insieme a un gruppo di artisti di strada, ima «caccia al tesoro», con segnali sparsi per Roma, che segnalano indirizzi Internet, che a loro volta rimandano a luoghi reali. Il tesoro? Pensieri, concètti, opere d'arte digitali da scaricare alla fine sul proprio computer. E'ormai quasi un movimento, seppure in ordine sparso, quello dei net-artisti che usano la «game-art» come territorio di ricerca e sperimentazione.Contagiata anche la vecchia Europa I PRINCIPALI INDIRIZZI SUL WEB a Chicago Institute of Art-Games: www.artic.edu/aic/collections/webgames/page2.html a BrodyCondon: www.tmpspace.com a Feng Mengbo: www.shangart.com " Frontera Sur. www.geobodies.org/fronterasur/ m The Videogames Museum: www.vgmuseum.com m La rubrica di Stampa Web: www.lastampa.it/_WEB/_RUBRICHE/giochi/