Dopo la truffa, fallisce la Farmacia della Consolata

Dopo la truffa, fallisce la Farmacia della Consolata AL TITOLARE E' STATO CONTESTATO ANCHE IL REATO DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA Dopo la truffa, fallisce la Farmacia della Consolata L'ammontare del debito con aziende e AsI sfiora i dieci milioni di euro Alberto Caino La Farmacia della Consolata, al centro dello scandalo degli emoderivati, è stata dichiarata fallita dal tribunale civile e al suo titolare, Giovanni Gueli, il pm Giordano Baggio ha contestato ieri, nel corso di un lungo interrogatorio, una nuova accusa per il reato di bancarotta fraudolenta. L'ammontare dei debiti vola verso i dieci milioni di euro: il fallimento è stato chiesto dalla Kedrion (gruppo Marcucci), produttrice dei costosissimi farmaci ricavati dal plasma, per fatture non pagate il cui ammontare si aggira sui 450 mila euro. All'istanza si è associata l'Asl 1, a sua volta scopertasi creditrice nei confronti dell'esercizio di via delle Orfane 25 per ben 7 milioni e mezzo di euro di rimborsi non dovuti. Il profilo di una bancarotta fraudolenta coincide nell'ipotesi accusatoria con l'ultimo periodo della truffa all'ente pubblico, quando, scoppiato lo scandalo (medici compiacenti e iperprescrittori di Emoclot, pazienti al soldo del clan Gueli, rimborsi stratosferici del farmaco interamente a carico del servizio pubblico), il titolare della farmacia avrebbe cercato di massimizzare gli «utili». Il fallimento dello storico esercizio è il primo sviluppo dell'inchiesta giudiziaria che ha spezzato la catena della truffa e non sorprende, ma, trattandosi di una farmacia, fa comunque notizia. «Anch'io non ricordo un precedente se non risalendo nel tempo- a 30-40 anni fa. - commenta il dottor Piero Sampietro, presiderite dell'Ordine dei farmacisti della provincia di Torino - Né sono sicuro che si trattò di un vero fallimento. Rammento soltanto che pure quella volta la farmacia chiuse per un caso singolare: la titolare si era giocata tutto al casinò. Convengo che esercitiamo un'attività commerciale dalle ampie garanzie economiche, considerata solida per definizione. Se non altro perché abbiamo l'esclusiva della distribuzione dei farmaci: la clientela è assicurata». Questa truffa ha impressionato l'opinione pubblica in modo particolare per il motivo che indica lei: stando nella legalità, Gueli poteva contare su di un reddito comunque consistente. ((Anche le farmacie si comprano e si vendono e acquistano un valore commerciale differenziato in base al loro fatturato. Quello della "Consolata", 5-6 miliardi di lire l'anno, era decisamente abnorme. In apparenza, visto che era stata messa in vendita. poteva rappresentare un affare, malgrado le richieste economiche. Ma so di parecchi colleghi che sono andati a dare un'occhiata alla contabilità prima di trattare e che tutti si sono ritirati: balzava agli occhi che quel fatturato era "drogato" da grandi quantità di costosissimi farmaci per emofilici e rimborsabili dal servizio pubblico. Faccio questa osservazione perché il valore commerciale medio delle ricette è di 30 euro, non di 771, com'è nel caso dell'Emoclot da una fiala di mille unità». Se non una truffa, si intuiva per lo meno che la "Consolata" aveva un mercato molto specializzato. «Che poteva crollare da un giorno all'altro, senza voler pensar male». Ma provandoci... «Provandoci, c'è da chiedersi come sia stato possibile che in quattro anni tutti i soggetti preposti ai controlli, dalle Asl alla Regione, non si siano mai accorti di una richiesta così abnorme di rimborsi per prodotti destinati in tutto il Piemonte a poche centinaia di pazienti». Giovanni Gueli, difeso dagli avvocati Flavia Pivano e Tom Servetto, ha ammesso di aver pagato un certo numero di tossicomani perché consegnassero alla sua farmacia il maggior numero possibile di prescrizioni di Emoclot da parte di medici di famiglia. E ha aggiunto che a lui interessavano solo le fustelle necessarie per ottenere il rimborso. «1 farmaci li buttavo via». Una versione che l'accusa ritiene largamente incompleta. Sono troppi gli interrogativi che il caso solleva: la negligenza nei controlli che ha consentito a Gueli di farsi rimborsare da una sola Asl 7 milioni e mezzo di euro, lo stesso meccanismo del «piano sangue» della Regione che paga la Kedrion la trasformazione del plasma fornitole gratuitamente in emoderivati ad uso ospedaliero.. Perfetto se le Asl, ritirando i prodotti necessari, dovessero tutt'al più versare una minima integrazione ai 4 milioni e mezzo spesi a monte dall'assessorato alla Sanità, ma proprio oggi lo stesso presidente dell'Ordine torinese dei farmacisti sostiene il contrario: «Ospedali e Asl acquistano l'Emoclot con uno sconto non molto maggiore a quello praticato alle farmacie (30 per cento)». Se van così le cose, chi ci guadagna? Lo storico esercizio per anni aveva fatto registrare vendite fasulle di costosissimi farmaci per intascare il rimborso Il presidente dell'Ordine «Per riuscire a trovare un precedente bisogna risalire agli Anni 60 quando una collega si giocò tutto al casinò» Un'immagine del blitz della Guardia di Finanza avvenuto nel febbraio scorso nella Farmacia della Consolata GUARDIA dì FINAH

Persone citate: Flavia Pivano, Giordano Baggio, Giovanni Gueli, Gueli, Perfetto, Piero Sampietro, Tom Servetto

Luoghi citati: Piemonte, Torino