Falsa scienza Per molti è un affare

Falsa scienza Per molti è un affare UFO E DINTORNI Falsa scienza Per molti è un affare Luigi Prestinenza I aggrappano, ormai, anche alle briciole. Sono i banditori e, con il permesso di tutti, i profittatori di un'anticultura ammantata di pseudo-scienza diffusa nella distratta e affannata società d'oggi, che non ha tempo per soppesare verità e menzogna, argomenti concreti e fandonie, e fa una generosa media tra bianco e nero, tra dimostrato e indimostrabile, fra realtà e fantasia più o meno travestita. L'approdo è un grigiore indifferenziato, in cui qualsiasi cosa, anche la più assurda e infondata, trova cittadinanza e si giustifica. Tutte le scuse sono buone: l'antipatia (o la gelosia) per la scienza, che molti «intellettuali» non si preoccupano neppure di dissimulare, l'antiamericanismo ideologico che porta a deprezzare persino eventi epocali come le imprese spaziali, alimentando dubbi assurdi sulla loro autenticità; l'idea peregrina che possa esistere accanto alla ricerca dei laboratori e degli osservatori, cioè la scienza che ha cambiato faccia al mondo, un'altra cultura che si alimenta di disiafcgniretazioni, non di raào di credenze non dimostrabili, talvolta di pure favole e fandonie (e non a caso «Fandonie» è il titolo di un ottimo saggio di James Bandi, celebre prestigiatore, in tema di inganni e frodi dei guaritori e delle «star» del paranormale). Il fatto è che la pseudo-cultura para-scientifica riesce a «tirare», popolarmente e editorialmente parlando: sicché si vedono oggi pubblicazioni di larga diffusione o di accertata e lodevole specializzazione aprire le porte, più o meno cautamente, agli extraterrestri, agli Ufo, al mito di Atlantide, ai «cerchi nel grano» e ad altre storie e storielle che non stanno in piedi, ma fanno vendere copie. Periodicamente rispuntano persino i marziani, che credevamo dissolti definitivamente nella leggenda e nell'evidenza di ciò che si è realmente trovato sul «pianeta rosso». Perché sopravvivono o vengono rispolverate certe leggende, a dispetto di tutte le smentite? Ma perché le favole piacciono sempre, basta travestirle un po' di pseudoscienza, chiamando in causa degli «esperti», far leva sulla diffusa credenza che alla base della civiltà ci sia stata una favolosa età dell'oro, magari portataci dai «carri di fuoco» degli alieni: il che è una bestemmia, per chi studia le rocce dell'Africa alla ricerca degli antenati dell'uomo, e con fatica cerca di ricostruire le vere difficili strade dell'evoluzione umana e della civilizzazione. Lo sfondo, si capisce, è dato dall'impreparazione diffusa del pubblico medio, quello che tuttora dice «stella cometa»; e nel conto va messo l'impatto insufficiente della scuola, il vuoto sensazionalismo di tanti «media», ai quali del resto nessuno attribuisce più qualsiasi finalità educativa, e che sono in fondo lo specchio di questa società che non capisce la scienza e quasi se ne fa vanto, proprio mentre adopera i computer, i telefonini, i laser o sale sui jet supersonici. Inutile aggiungere che è da questa società che escono i politici che stringono la borsa per la ricerca o ne pretendono immediate ricadute e poi sono capaci, in vena di generosità, di finanziare futilità più o meno luccicanti. Se c'è un rimedio, non è facile da trovare. Cominciamo dal renderci conto che c'è un problema educativo. Occorrono pazienza e convinzione per risaire la corrente.

Persone citate: James Bandi, Luigi Prestinenza I

Luoghi citati: Africa