Nella guerra dei Wallander l'ispettore svedese si arrende di Piero Soria

Nella guerra dei Wallander l'ispettore svedese si arrende Nella guerra dei Wallander l'ispettore svedese si arrende PICCOLI dispetti editoriali: Mondadori mette la maglietta di Segrate sulle spalle di Kurt Wallander, il serioso e compassato commissario svedese di Henning Mankell - sottraendolo a Marsilio che l'aveva lanciato con buon successo in Italia - e pubblica «Prima del gelo» sperando di rinverdirne i fasti. Piccati per la sottrazione, alla casa di Venezia, decidono di parare la mossa facendo uscire una settimana dopo «La leonessa bianca», i cui diritti erano stati acquisiti nel pacchetto piuttosto voluminoso che faceva parte del precedente contratto. Morale: in libreria ci sono, a guerreggiare tra di loro nei medesimi giorni, due romanzi con lo slesso protagonista: stanco, disamorato e sull'orlo della pensione nel primo caso; molto più giovane ma già prostrato e in crisi di identità nel secondo. In entrambe le storie con la figlia Linda, anche lei alla ricerca di un'identità a fargli da grigia ombra in un panorama in cui non splende mai il sole. Ma valeva davvero la pena ingaggiare una simile battaglia? Onestamente il doppio Wallander non appare quasi mai nella sua forma migliore. E' prolisso, spesso noioso, eroe di due vicende (soprattutto quella marsiliana) sottilmente strampalate dove solo a tratti si riconosce l'antica buona mano Piche se si deve riconoscere che, quando succede, l'impronta del «maestro» conserva per intero il suo affascinante, nordico, sapore crepuscolare. Incominciamo dal «Gelo» dove a farla da padrone è l'allucinante follia di una setta religiosa che in un distorto anelito di punficazione e di rifondazione incendia cigni prima di dar fuoco alle chiese ed a quei suoi lascivi parrocchiani che si sono macchiati di presunte immoraUtà. A celebrare l'assurdo rito è un gran sacerdote scampato in Gujana ad uno di quegli sconvolgenti suicidi RECENPieSo IONE o a collettivi di madri, figli e padri, adepti fedeli di un Verbo fasullo e disperato. Questa la premessa, il fondale. Ma il meccanismo si avvita biibilo su se stesso perché Mankell (forse stanco di un Wallander che dopo innumerevoli episodi lo sta fatalmente trascinando nel pantano della routine) decide di dare una svolta e di rimpiazzarlo con un personaggio nuovo di zecca e per certi versi inaspettato: la figlia. Con l'inevitabile conseguenza di dover riposizionare protagonisti e comprimari e di dover giustificare il ruolo di una giovane che, nelle avventure precedenti, era sempre stato piuttosto antagonista rispetto al padre, alla sua professione, al suo modo di pensare, alla sua malinconica severità. Si scopre dunque una Linda che, all'improvviso, frequenta l'Accademia di polizia ed è in attesa di prendere servizio ad Ystad, esaltamente nel commissariato del genitore. E, non avendo - secondo logica ne i numeri né l'esperienza per partecipare ad un'indagine vera (nel suo futuro immedialo c'è infatti, e mollo più verosimOmente, un destino di ubriachi da scortare in cella o di piccole risse familiari da sedare), per metterla al centro del quadro in quel passaggio generazionale che ha in mente, Mankell è costretto a costruire una storia indiretta, tutta basata sulla sparizione (rapita dalla setta? sacerdotessa ella slessa?) di un'amica d'infanzia che la coinvolga in prima persona e che la faccia entrare di peso nel gioco della sostituzione di Wallander nel cuore dei lettori. E' chiaro che, trattandosi di un'operazione a tavolino, risente un po' dello stridore degli ingranaggi che devono mettersi in moto. Andrà meglio alla prossima puntata: tutto sarà già oliato. Per quanto riguarda invece Marsilio: di Mankell aveva acquistato molti titoli e finora li aveva fatti uscire non cronologicamente, ma secondo criteri di bontà. «La leonessa bianca» è sì una «risposta», ma è anche evidente che il meglio è già stato pubblicato. Così ci troviamo perle mani una storia sconclusionata dove Wallander è all'inseguimento di killer addestrati clandestinamente in Svezia per assassinare, in un Sudafrica scopiazzato da Wilbur Smith, un Mandela non ancora eletto. Più spy story che giallo. Ma niente a che fare con quel Le Carré scomodato con enfasi in controcopertina. Henning Mankell, Prima del Gelo, Mondadori, pp. 413, e 18 Henning Mankell, La leonessa bianca, Marsilio, pp. 554. 2 17.50 GIALLI RECENSIONE Piero Soria Henning Mankell

Persone citate: Henning Mankell, Kurt Wallander, Mankell, Mondadori, Wilbur Smith

Luoghi citati: Italia, Segrate, Sudafrica, Svezia, Venezia, Ystad