Bomba sbagliata Mercato distrutto di Fulvio Milone
Bomba sbagliata Mercato distrutto NAPOLI, UN «AVVERTIMENTO» DELLA CAMORRA Bomba sbagliata Mercato distrutto Fulvio Milone NAPOLI Detriti e schegge di vetro dappertutto, saracinesche divelle e muri sventrati. E' questa la scena che si è presentata agli occhi dei poliziotti accorsi in un centro commerciale in via Labriola, nel quartiere Secondighano di Napoli: zona di camorra che, questa volta, ha colpito con tecnica da terroristi. Quello che probabilmente doveva essere un semplice avvertimento a un commerciante, forse restio a pagare la tangente, si è trasfonnato in una sorta di bombardamento che ha interessato un'area di mille metri quadrati, completamente distrutto tre negozi e danneggiato altre decine di botteghe, ribaltato auto e sfondato le finestre dei palazzi circostanti. E' accaduto martedì alle due di notte. L'esplosione si è udita in tutto il quartiere, assordante. Decine di persone terrorizzate hanno telefonato al 113 e, in pochi minuti, via Labriola si è riempita di uomini in divisa e di auto con i lampeggianti accesi. Il centro commerciale sembrava un campo di battaglia, pieno di lamiere contorte e frammenti di cornicioni piovuti sul selciato. «Per fortuna non ci sono state vittime, perchè a quell'ora il mercato era deserto», commentano gli inquirenti che hanno individuato r«epicentro» dell'esplosione: un negozio di prodotti ortofrutticoli, completamente distrutto. La polizia ha ricostruito la dinamica dell'attentato, attribuendo la violenza inaudita dello scoppio a un errore tecnico degli attentatori. Un commando della camorra, dopo aver forzato la saracinesca, ha versato nella bottega un gran quantitativo di benzina, senza rendersi conto che il vapore sprigionato dal liquido aveva saturato l'ambiente. Un congegno a tempo ha provocato una piccola esplosione che, invece di innescare un incendio, ha provocato un'esplosione spaventosa. «I palazzi hanno tremato, le auto più vicine al centro commerciale sono state spostate dall'onda d'urto», hanno raccontato gli abitanti di via Labriola. Il proprietario del negozio di frutta, Giovanni Barbato, dice di non spiegarsi il motivo di tanta violenza. Giura che i taglieggiatori non si sono mai fatti vedere nel centro commerciale: «Non capisco perchè mi abbiano fatto questo, sono qui da anni e mi conoscono tutti». Ma i fatti, sostengono gli investigatori, lo smentiscono. «Sono rovinato. A questo punto non mi rimane che cambiare lavoro», dice Barbato e racconta che il suo rammarico più grande è quello di non potere far fronte agli impegni presi con i clienti; «Da queste parti c'è un'usanza: la gente ci versa piccole somme durante tutto l'arco dell'anno per poi acquistare, senza troppi sacrifici, tutto ciò che occorre per il pranzo di Pasqua. Cercherò in ogni modo di restituire il danaro, ma non so se ce la farò».
Persone citate: Barbato, Giovanni Barbato
Luoghi citati: Napoli
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