Sfregiato con una scimitarra

Sfregiato con una scimitarra DRAMMATICA RAPINA ALL'ARMA BIANCA IN LUNGO DORA NAPOLI, VITTIMA UN PENSIONATO DI 65 ANNI Sfregiato con una scimitarra Automobilista aggredito e ferito al semaforo Massimo Numa Mario T., 65 anni, corso Giulio Cesare, è stato sfregialo da un fendente inferto con una scimitarra, un'arma bianca lunga una cinquantina di centimetri, larga più o meno dieci, con una grossa impugnatura di legno, da un giovane marocchino, dopo un sequestro-rapina avvenuto l'altra sera, ore 21, in lungo Dora Napoli, durato ben 11 minuti. Il pensionato era alla guida della sua auto, fermo a uno stop. I due giovanissimi maghrebini, vestiti tutti e due di grigio («una specie di divisa») sono spuntati all'improvviso nel buio. Hanno aperto le portiere, hanno chiesto i «soldi», gli hanno puntalo la lama al petto. Mario, che è un impiegato da poco in pensione e che nel tempo libero si dedicava - ma da ieri s'è «autolicenziato» - all'assistenza degli extracomunitari nella Circoscrizione, ha provato a parlare con i due aggressori. Inutile. Hanno cercato i soldi dappertutto, nei sedili posteriori, nel cruscotto, in una borsa. Così, prima di andarsene, quello armato di scimitarra, magari per vendetta, lo ha colpito sulla guancia destra con un violento fendente. Preciso e devastante. Poi sono fuggiti. Una ferita lunga 17 centimetri, profonda, frastagliata, con il sospetto che siano rimasti lesionati anche i nervi. Lo hanno operato i chirurghi del Maxillofacciale delle Molinette (prognosi 40 giorni) ma i primi soccorsi Mario li aveva ricevuti dai medici del pronto soccorso dell'ospedale Martini. Adesso indaga la polizia, la descrizione dei due «sciabolatori» è molto precisa; qualcuno forse li ha visti in un bar di Porta Palazzo, assieme ad altri di una gang di marocchini specializzati in rapine all'arma bianca. Mario T. racconta, a fatica, per la ferita che inizia dalle labbra: «Sono in pensione da poco tempo, lavoravo in un'azienda di elettronica, e purtroppo adesso ho mia moglie in ospedale. L'altra sera slavo tornando a casa. Ero in auto, fermo per dare una precedenza, perso nei miei pensieri. La prima cosa che ho visto è slata la lama della spada. Poi è comparso "lui"...». Può descriverlo? «Media statura, scuro di pelle, capelli neri corti. Diceva "portafoglio, portafoglio". Io ero abbastanza tranquillo perchè il borsello, con circa 150 euro, era nel baule posteriore. Ho cercato di spiegare. Ma, mentre il primo mi puntava quella specie di scimitarra al petto, l'altro apriva il cruscotto e controllava i sedili. Un tempo lunghissimo. Sono rimasto 11 minuti, cronometrali, in balia di questi delinquenti». Poi? «Commetto un errore, forse. Mi ribello, cerco di uscire dall'auto, allungo un calcio al tizio armato. Quello affonda la lama nel petto, sento i vestiti lacerarsi. Reagisco con un calcio. Alla fine, nel buio, sento un movimento improvviso e come un pugno in pieno volto, un dolore lancinante. Penso: "Bastardo, mi ha picchiato". Invece dalla faccia esce un fiume di sangue. Accendo la luce interna, mi guardo nello specchietto e provo un senso di orrore. Il mio viso non c'è più, c'è solo una maschera di sangue. Il dolore è insopportabile. Ho ancora la forza, schiacciando il clacson per attirare l'attenzione, di arrivare in ospedale. Non riuscivo a parlare, un occhio mi è gonfiato, è diventato bluastro in pochi minuti. Quei due erano già fuggili, svaniti nel nulla». I medici del Martini provvedono alle prime cure, gli cuciono la ferita lunga 17 centimetri. L'indomani Mario T. è nel reparto Maxillo-facciale, nelle mani dei chirurghi che riescono a ricomporre i margini dello squarcio. «Cosa devo dire? Sono sconvolto. Ho ancora negli occhi il bagliore di quella scimitarra, di quella grossa spada, ne senio la punta che mi ferisce il petto. Ho gli incubi. E pensare che ho sempre creduto nella necessità di aiutare gli immigrali. Adesso, scusate, non sono più così sicuro. Ho bisogno di riflettere, almeno per un po'». Testimoni? «Nessuno mi ha aiutato, proprio nessuno». , Mario T., 65 anni, porta addosso i segni della drammatica avventura L'ARMA Scimitarra è un termine generico che indica un'arma bianca, con lama più o meno lunga, ma sempre curva, d'origine orientale, per lo più turca. Può colpire di punta, se la possiede, ma in genere ferisce di taglio, come le sciabole delle quali è la progenitrice. Giunse in Europa con le invasioni ottomane. In epoca napoleonica, dopo la battaglia delle Piramidi, andarono in voga sciabolealla «mamelucca», adottate dagli ufficiali superiori e, dal 1843 al 1860, anche da quelli dell'armata piemontese. Se ne fregiano tuttora gli ufficiali dei marìnes americani quando vestono l'uniforme di gala.

Persone citate: Mario T., Massimo Numa Mario

Luoghi citati: Europa, Napoli