Il terremoto e i martelli pneumatici

Il terremoto e i martelli pneumatici IL REGISTRO Il terremoto e i martelli pneumatici Venerdì terremoto tra i banchi, quello vero e il terrore corre sul filo della campanella. Alla fine, per fortuna, si può dire che è stata un'imponente e generale prova di evacuazione. Sgomberate le scuole, i momenti difficili sono per gli insegnanti che hanno dapprima dovuto tenere calmigli alunni e quindi, in alcuni casi, lottare per convincere i più a rientrare in classe contenendo la grande fuga degli studenti (ad un bel gruppo non sembrava vero di poter restare in cortile o tornarsene a casa prima del tempo). Migliaia di persone richiamate dalla sirena hanno interrotto le lezioni: per una volta non era la campanella della ricreazione. Ci si è precipitati in cortile o in strada mentre le vetrate vibravano, le gambe di chi era in piedi vicino alla cattedra cedevano e le mani tremolavano sui fogli: ma non era la paura del compito o dell'interrogazione. «Lasciate gli zaini, tutti fuori, non perdete tempo» e una volta scappati, «ma il cellulare da sotto il banco, quello sì che ci siamo ricordati di prenderlo», in classe non si è rientrati: «meglio aspettare la protezione civile, la scuola è un vecchio edificio». Morale: niente cartelle niente compiti; un autentico venerdì di goduria. E se in città le scuole sono salve, non poche le chiusure forzate in provincia. Pensare che non sempre il segnale d'allarme ha suonato. In alcuni casi sono stati insegnanti e bidelli, bussando timidamente agli usci delle classi ad invitare ad uscire. Da noi, in cortile, abbiamo sentito storielle divertenti: un collega stava uscendo per redarguire pesantemente i muratori che lavorano al piano di sotto con il martello pneumatico e fanno tremare anche il pavimento. Un'altra che si sentiva muovere la cattedra, senza alzare gli occhi dal libro ha apostrofato il solito allievo vivace del primo banco dicendogli «Possibile che debba sempre distinguerti come il più scemo della classe?», m.low@libero.it