Abatantuono: «Riporto a teatro il cabaret» di Franco Giubilei

Abatantuono: «Riporto a teatro il cabaret» Abatantuono: «Riporto a teatro il cabaret» L'attore farà un nuovo film con Pupi Avati e poi in una fiction tv Franco Giubilei CESENA Appena tornato in pista col primo amore, il cabaret, Diego Abatantuono continua a restare fedele nello spirito al locale che gli ha dato i natali, il vecchio Derby. Prima che diventasse una moda, prima che il modello televisivo facesse man bassa con Zelig, era lì che si inventava il teatro comico milanese con Cochi e Renato, Boldi, lo stesso Abatantuono. Il personaggio dell'immigrato terrone, il primo a far breccia nei gusti del pubblico italiano grazie anche a una serie di film al principio degli anni 80, gli ha spianato una carriera che, con «Regalo di Natale» di Avati, ha rivelato anche un'inattesa, buona vena drammatica rimasta, poi, quasi del tutto inesplorata. Fa eccezione «Io non ho paura», attualmente sugli schermi, che prelude al sequel di «Regalo di Natale», di prossima uscita, e a un ruolo da protagonista in una fiction tivù. Ora Abatantuono continua nel segno del cabaret esportando il «Colorado Café Show», fresco di debut¬ to al Teatro Verdi di Cesena, dove ha aperto il cartellone di due mesi di programmazione che vedrà sul palco altri comici, dal duo Bove e Limardi a Stefano Chiodaroli, dalla «iena» Debora Villa al quartetto dei «Turbolenti». L'accompagnamento musicale è assicurato da Carlo Fava, al pianoforte, definito «un.cantautore prestato al cabaret». Il termine usato per l'operazione, «franchising», è brutto ma rende abbastanza bene lo scopo della rassegna: arrivare ad aprire qua e là nella penisola nuove sedi del Colorado Café, il cui prototipo già funziona a Milano, in via Pasinetti. Qui, un anno fa, cominciava la vicenda artistica del locale, che due serate la settimana prendeva anche 0 nome di «Salumeria della musica». Cesena è la prima esperienza fuori casa, altre sono in cantiere a Roma e Napoli. «Sono spettacoli con respiro settimanale spiega Abatantuono, direttore artistico della rassegna -. Rivive lo spirito dei vecchi locali come il Derby. Questa a Cesena è la prima volta che facciamo una programmazione così lunga, due mesi che, se funziona, si trasformeranno nel Colorado Caffè di Cesena. Voghamo portare in giro un marchio, aprire anche altrove in Italia». Del resto, di cabaret in Italia se ne fa moltissimo, forse persino troppo... «Si cominciò col Derby di Milano, che all'epoca sostituì l'avanspettacolo con una palestra di cabaret. Poi c'è stato un calo, e dopo è venuto il vuoto vero e proprio, dopodiché è ripartito Zelig con Gino e Michele, Bisio, che hanno riportato il cabaret in alto. Loro l'hanno fatto per la tivù, noi vorremmo farlo a teatro». Parliamo del suo ritorno in scena, che cosa propone al pubblico? «Faccio conduzione, e c'è anche qualcosa del mio vecchio repertorio, comunque sempre legato al resto, senza lasciarlo avulso. A me il cabaret politico, così come la satira, non è mai piaciuto, parlo per esempio di quello fatto da certa scuola romana». Cabaret a parte, a cosa sta lavorando in questo periodo? «Beh, intanto c'è il lavoro appena fatto, il film "Io non ho paura", che sta andando molto bene. Poi c'è la continuazione di "Regalo di Natale" con la regia di Pupi Avati, ci sono altre proposte che ballano per altri film e c'è una cosa in preparazione che mi piace molto, una fiction televisiva con un bel personaggio drammatico». Diego Abatantuono attore comico di grande successo estimato interprete drammatico per Avati ■hai