SENZA CORAGGIO di Giuseppe Berta
SENZA CORAGGIO LA POLITICA CAMBIA, LE DIVISIONI DEL CENTROSINISTRA NO SENZA CORAGGIO Giuseppe Berta QUALE differenza politica sostanziale separa oggi Enrico Letta e Sergio Chiamparino? Quasi nessuna, nel merito delle idee e delle proposte; eppure militano in due formazioni - la Margherita e i Ds - che, se sono alleate, sono anche, almeno in parte, concorrenti e soprattutto non sembrano ancora aver deciso bene in che modo stare assieme. Ma al punto in cui stanno le cose in quel campo d'Agramante che è l'attuale centrosinistra, si è domandato nei giorni scorsi Michele Salvati, non sarebbe il caso di compiere un'operazione coraggiosa e far confluire in un unico partito coloro che mostrano di pensarla alla stessa maniera? A molti la provocazione di Salvati, solidamente argomentata, è parsa il prodotto di un'ingegneria politica sterile. Dirigenti di partito e commentatori gli hanno replicato che il suo è un razionalismo asttatto, incurante dei dati e dei vincoli della realtà. Le sigle politiche rappresentano il coagulo di un denso sostrato di interessi e di identità, che non si lascia piegare da appelli alla ragione in contrasto con la storia effettiva dei leader e dei militanti. Tanto più se ci si spinge, come fa Salvati, a ipotizzare un «partito democratico» in cui per i D'Alema, gli Amato, i Marini - insomma per gli uomini che hanno gestito la stagione del centrosinistra dopo l'Ulivo di Romano Prodi - non ci sia più un posto di leadership diretta. A quanti hanno tacciato d'irrealismo il ragionamento di Salvati e l'hanno invitato a tornare agli studi economici, abbandonando le disquisizioni di politologia, varrebbe forse la pena di ricordare che la sua uscita ha posto una questione centrale di imprenditorialità politica. Le obiezioni ispirate dai senso dei limiti del presente contano fin tanto che si rimanga nel quadro di quel che già esiste, quando lo scopo dei gruppi dirigenti del centrosinistra consiste in un'amministrazione prudentissima dei bacini elettorali. Non funzionano invece più se si riconosce che, piaccia o no, la politica italiana è stata mutata in profondo, negli anni novanta, dall'azione di due leader, Berlusconi e Prodi, i quali hanno ridefinito le regole del gioco. Sono stati entrambi degli imprenditori politici perché hanno rimodellato il contesto in cui si sono inseriti, lucrando considerevoli vantaggi di consenso. L'esatto contrario di quello che tendono a fare ora, per la più parte, i dirigenti in carica dei vari partiti e partitini del centrosinistra, prevalentemente assorbiti dal controllo delle loro rendite di posizione.
Persone citate: Berlusconi, D'alema, Enrico Letta, Michele Salvati, Prodi, Romano Prodi, Salvati, Sergio Chiamparino
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