Il tennis elegge il re della terra

Il tennis elegge il re della terra OGGI ILVIAALTROFEO DI MONTECARLO: L'ARMATA SPAGNOLA SFIDAI RUSSI EGLI AMERICANI ORFANI DI SAMPRAS E AGASSI Il tennis elegge il re della terra Stefano Semeraro CI hanno così condizionati, con truci cartine, plastici e contrapposte bandiere, che anche il tennis viene ormai voglia di vederlo -oh, in maniera tanto più pacifica -sotto specie geo-politica. Dopo l'apertura orientale e australe, e l'intermezzo sul cemento yankee, torna infatti in Europa la carovana delle truppe racchettate, per aprire oggi sulle terrazze chic del Country Club la sua tournée tradizionalmente più splendida: quella che porta da Montecarlo a Wimbledon. La più dura e selettiva, fatta di terre prima pesanti e poi via via più veloci, fino al rosso rapido del Roland Garros; e di erbette ingannevoli, adatte a pochi, fino a quella sacra di Church Road: sacra e in sospetto di integralismo british, come da anni accusano gli spagnoli, penahzzati dai criteri autarchici con cui il Committee dell'Ali England Club distribuisce le teste di serie in barba al ranking Atp. Etnie, nazionalità, fortunatamente pacifiche. A Montecarlo ci sarà il kennediano Roddick, assieme a Blake l'uomo della nuova frontiera americana - in Australia abbracciò l'eroe pan-arabo El Aynaoui dopo un match epico, tanto crudele quanto fraterno - e mancheranno invece i Padri fondatori Agassi e Sampras. Andre, che molti, a scornò di Hewitt, giudicano il vero numero 1, ha dato forfait all'ultimo. Amleto Sampras, chiuso nella sua Elsinore made in Florida dal settembre scorso, non ha ancora deciso se tornare o non tornare in campo (ma ha richiesto una wild card, un invito, agli organizzatori del Qneen's, ultimo torneo prima di Wimbledon). Non meno enigmatica di Pete è l'Armata Rossa, con Kafelnikov in perenne odore di ritiro, il prodigioso Safin in crisi prolungata, e gli zarini Youzhny e Davydenko che alternano trionfi e delusioni. La Francia ha truppe combattive e ben allenate ma prive di un Rommel, di un Barone Rosso - vedi Escude, Grosjan e Clement - ma spera nel pargolo fatato Gasquet. Stesso discorso vale per la Gei-ma¬ nia, che conta su Schuettler, Kiefer e Haas, mentre l'Inghilterra ha ancora in bacino di carenaggio Henman e Rusedski, infortunati recidivi. Ridimensionata da anni la Svezia (Bjorkman è anzianotto, Thomas Johansson sempre incerottato), la vera potenza continentale è la Spagna, che punta a conquistare la terra: quella rossa s'intende, e con la minuscola. Già l'anno scorso in finale a Montecarlo arrivarono Ferrerò e Moya, ma nei prossimi due mesi anche Costa, Corretja, Robredo, Lopez e l'altro prodigio imberbe Nadal (sono 13 complessivamente gli spagnoli nei primi 100 della classifica) promettono sfracelli. L'outsider è Roger Federer, svizzero dal talento puro ma dai nervi instabili, che cerca (soprattutto a Wimbledon) la consacrazione che gli manca in un grande torneo, mentre la gracile Italia ha un solo fantaccino, Davide Sanguinetti, numero 81, nella centuria di quelli che contano, e speranze contate da riporre nei rincalzi. Dall'Australia digrigna i denti il Canguro Mannaro Hewitt, che Davide Sanguinetti, n. 81 al mondo: le poche chance italiane sono sue regna da due anni, e ritoma risanato «Scud» Philippoussis. Hewitt punta soprattutto a vincere Parigi dopo il centro a Wimbledon nel 2002, per mettere a tacere chi critica il suo tennis tignoso e poco glamour, ma ha dato anche lui poco urbanamente buca agli organizzatori monegaschi. Dall'Asia e daU'Africa arrivano l'ambasciatore Thai Paradom Srichaphan e il principe marocchino El Aynaoui; dal Sud America un agguerritissima brigata intemazionale di terra- ioli composta dall'ex number one brasiliano Kuerten, dai gauchos Nalbandian, Gaudio e Canas, dai cileni Rios e Gonzalez. Fra tanto rullare di tamburi, i pronostici - attendibili come il meteo - danno una guerra a tre per il trono fra Agassi, Hewitt e Federer. Le certezze sono invece due: che il gioco da un paio d'anni ha ritrovato personaggi e match di qualità, e che i giornalisti «embedded» nel Tour rischiano davvero solo di divertirsi.