Pieri, lo show resta a metà «Ma ora non mi fermo più» di Giorgio Viberti

Pieri, lo show resta a metà «Ma ora non mi fermo più» STACCA TUTTI SUL PAVÉ' POI PERDE LO SPRINT CONTRO VAN PETEGEM Pieri, lo show resta a metà «Ma ora non mi fermo più» Giorgio Viberti inviato a R0UBAIX Luis Ocana, indimenticato campione spagnolo degli anni Settanta, aveva chiamato il suo cane Eddy Merckx: diceva che era l'unico modo per poter dominare il fenomenale Cannibale belga, suo acerrimo rivale. L'aneddoto deve essere noto anche a Dario Pieri, che tempo fa scelse il nome di Roubaix per il suo cocker. Ieri tuttavia la pratica propiziatoria del 27enne corridore della Saeco non è bastata per mettere al guinzaglio la Classica del Pavé, conquistata in volata dal fiammingo Peter Van Petegem proprio davanti al Toro di Scandicci, come viene soprannominato in gruppo il poderoso corridore toscano. Ancora un posto d'onore per lui, come tre anni fa nel Giro delle Fiandre, quella volta alle spalle del belga Tchmil. Un'altra delusione? «No, questa è una bella giornata e sono stato battuto da un grande corridore». E' vero, ma intanto Pieri piange, trema e impreca. Perché questa Parigi-Roubaix l'aveva sentita sua fin dall'inizio e anche dopo aver perso quasi subito per strada tre compagni preziosi come Commesso, Zanini e Fomaciari, tutti e tre caduti caduti ancora prima che iniziasse l'infido pavé. Così aveva affrontato in testa il terribile tratto pietroso nella Foresta di Arenberg, là dove la Roubaix si screma dei violini di fila ed esalta i grandi solisti. Forse un'azione troppo prematura, la sua? «Non credo. Stavo Il toscano è scattato quando mancavano oltre 30 km all'arrivo e ha preferito aspettare il tedesco Aldag e il russo Ekimov Il et Ballerini lo elogia: «Per vincere questa corsa prima devi perderla così» bene e volevo portare via un gruppetto». In quel momento la corsa era ancora guidata da un manipolo di ardimentosi avventurieri - fra i quali il nostro Bramati - che si erano involati fin d&i primi chilometri. Su di loro, sgranatisi via via che si susseguivano i 26 settori di pavé, si sono portati i big del gruppo, guidati Pieri, Tafi e poi anche Nardello oltre ai vari Van Petegem, Knaven, Vainsteins ma non l'attesissimo fiammingo Museeuw, meno brillante del previsto anche perché attardato da alcune forature. Di lì in'poi è stato un continuo tentativo di fuga: prima Tafi, poi Vainsteis, quindi Pieri, rimasto solo lungo il 20" «secteur» di pavé. Troppo presto. La rimonta del belga leader di Coppa è stata però inesorabile: nella volata ha sfoderato l'esperienza maturata in tante «Sei Giorni» chiudendo l'italiano verso la balaustra esterna Delude Museeuw penalizzato dalle forature però, perché mancavano ancora più di 30 km all'arrivo. Resosene conto, il toscano ha allora aspettato il tedesco Aldag, quindi anche il russo Ekimov, tentando poi la fuga decisiva con quest'ultimo. Sarebbe potuta essere l'azione fatale, se da dietro non fosse risalito come una moto il mastino Van Petegem. «Ha fatto una grande rimonta, nulla da dire» avrebbe poi ammesso Pieri. Un'azione però molto dispendiosa, quella del belga, che sulla carta avrebbe potuto dare ancora qualche chance al Toro di Scandicci nella decisiva volata a tre. Dove però Van Petegem ha sfoderato le sue armi migliori di ex seigiornista, chiudendo verso la balaustra La volata fatale a Dario Pieri sul leggendario velodromo di Roubaix. Tre anni fa giunse secondo nel Giro delle Fiandre estema Pieri e anticipandolo in contropiede, senza essere più riDreso. Il 33enne fiammingo consoida così la sua leadership in Coppa del Mondo bissando il successo nel Giro delle Fiandre di una settimana prima, doppietta che mancava ormai dal '77 quando lo zingaro Roger De Vlaeminck, suo connazionale, scrisse per la quarta volta (unico corridore nella storia) il proprio nome nell' albo d'oro della Roubaix. «Per vincere questa corsa, prima la devi perdere in questo modo» si è sentito dire da tergo Pieri poco dopo il traguardo. Stava per voltarsi furibondo, quando si è accorto che gli stava parlando il et azzurro Franco Ballerini, suo conterraneo, che proprio dieci anni fa, più o meno alla sua stessa età, si vide scippare in volata la Roubaix dall'astuto francese Duclos Lasalle. Ma poi si sarebbe rifatto con gli interessi, conquistando due volte - nel '95 e nel '98 - la Classica del Pavé. «Allora diciamo che la mia carriera comincia da questa corsa» si è così consolato Pieri, che però oltre agli avversari ha un nemico in più da battere: il peso. «Sto imparando a sacrificarmi anche a tavola, ma adoro gli arrosti». Colpa degli zii, che lo coinvolgono spesso in battute di caccia a lepri e fagiani con successivi luculliani barbecue. Bisogna voltare pagina: Pieri ha finalmente deciso di puntare il fucile su altri obiettivi. «Ho capito che questa Roubaix la posso vincere, quindi aspettatemi già il prossimo anno. E' una gara bella e tremenda, .quando sono entrato nel Velodromo mi è quasi venuta la pelle d'oca. Certo, se potessi rifarla da capo cambierei qualcosa nella mia tattica. Ma una corsa così la si impara soltanto affrontandola e vivendola sulla propria pelle. E poi, da adesso a quando avrò 37 anni (l'età di Museeuw quando vinse nel 2002, ndr), di Roubaix ne potrò fare ancora molte». L'impressione è che Pieri non dovrà aspettare tanto prima di levarsi quel sampietrino dalla scarpa.

Luoghi citati: Parigi, Roubaix, Scandicci