Risorse finite, stop al piccolo miracolo francese

Risorse finite, stop al piccolo miracolo francese LA CADUTA DEI CONSUMI MANDA IN PANNE IL GOVERNO RAFFARIN. PRIMA MOSSA INTERVENIRE SULLE PENSIONI? Risorse finite, stop al piccolo miracolo francese Alexander Weber T A J-i francese crescita dell'economia è stata in media negli ultimi anni superiore a quella della zona dell'euro. La differenza è stata quasi sempre imputabile a un diverso andamento dei consumi privati che nel 2002 hanno permesso al Pil francese di crescere di un buon l,80Zo contro lo 0,60Zo della media europea. Le ragioni del piccolissimo miracolo transalpino, spesso un po' trascurato, sono semplici: i livelli di reddito delle famiglie sono stati piuttosto alti grazie ai tagli fiscali; i salari sono aumentati a un ritmo superiore alle attese; il governo ha imposto proprie priorità in materia di spesa pubblica. Quest'ultimo punto è determinante: i dipendenti pubblici sono tantissimi e soprattutto molto potetti. Nessuno di loro de'/p temere per il resto della propria vita di essere licenziato e quindi può mantenere la propria spesa privata stabile fino a che il sole batterà sulla terra di Francia. Tutto ciò non sa di Ottocento? Effettivamente sì. Le previsioni dell'Insee segnalano una severa frenata della produzione e una previsione di crescita per il 2003 pari allo 0,90zó, cioè nella media europea. Le previsioni ufficiali del governo erano inizialmente del 2,50Zo ed ora sono scese all'I,30Zo. Quelle della Commissione europea sono ancora più basse. Le motivazioni del rallentamento addotte dal governo francese sono apparentemente neutrali: il difficile clima geopolitico mondiale, l'incertezza sul futuro del prezzo del petrolio, le difficoltà senza fine della Germania, primo partner commerciale della Francia, il rischio di una frenata anche della Gran Bretagna e infine bando alle ipocrisie - anche il deterioramento di fattori inter¬ ni. Quali? Si va per intuizione: non ci saranno più benefici dai tagli fiscali, il mercato del lavoro sembra destinato a peggiorare, il potere d'acquisto delle famiglie quindi scenderà e anche lo stato delle finanze pubbliche - peggiorando rapidamente - non consente compensazioni dal lato della domanda daparte dello Stato. Già, la domanda. Sembrava che non esistesse più, la Francia l'ha usata negli ultimi anni per quanto le è stato possibile e ora si trova a fare i conti con la fine delle risorse disponibili. Quindi tocca tornare al lato dell'offerta, quello doloroso dell'espansione delle capacità di utilizzo dei fattori produttivi, dal capitale al lavoro. Ebbene, secondo l'Insee la produzione manifatturiera è di fatto piatta, mentre una modesta crescita della forza lavoro porterà a un leggero aumento della disoccupazione dal 9,20Zo al 9,30Zo entro metà anno. Ma quest'ultima previsione sembra davvero eccessivamente ottimistica. In tutta Europa i mercati del lavoro stanno reagendo malissimo alla revisione delle aspettative di crescita e prima o poi l'eccesso di rigidità del mercato Mancese si trasformerà in un problema in più, anziché in un cuscino come è successo finora. L'alternativa è che i profitti delle società francesi siano severamente colpiti dall'impossibilità di gestire i costi di personale. Non è escluso nemmeno che la crisi possa essere doppia: un peggioramento della situazione dei bilanci aziendali e una contemporanea sfiducia da parte delle famiglie che taglierebbero le decisioni di spesa. In effetti, la spesa in conto capitale delle imprese, in pratica gli investimenti, sta calando. Secondo le notizie della cronaca economica, le imprese stanno ritardando gli investimenti e proseguendo i ridimen- sionamenti. Si utilizzano le scorte, mantenendo basso l'utilizzo della capacità produttiva in modo da migliorare la situazione finanziaria eppure il margine delle società non finanziarie francesi è al minimo da 18 anni. Essendo già oltre il limite consentito dal patto di stabilità, il governo francese non si può permettere nessun margine di manovra nella spesa. Il deficit, tuttavia, risentirebbe automaticamente di un nuovo rallentamento. In una memorabile intervista televisiva degna del ministro dell'informazione di Saddam, il premier francese Jean Pierre Raffarin ha dimostrato a inizio aprile di voler negare l'evidenza fino alla sfacciataggine. Non potrà farlo a lungo. Nell'autunno l'esigenza di una riforma del bilancio pubblico francese diventerà inevitabile. Toccherà a Parigi chiedere per prima la riforma europea delle pensioni?

Persone citate: Alexander Weber, Jean Pierre Raffarin

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Gran Bretagna, J-i, Parigi