«Il killer era già nascosto in casa Una volta solo ha colpito Samuele»
«Il killer era già nascosto in casa Una volta solo ha colpito Samuele» IL PADRE DEL BAMBINO DI COGNE E' FIDUCIOSO SULL'ASSOLUZIONE DELLA MOGLIE «Il killer era già nascosto in casa Una volta solo ha colpito Samuele» I piccolo fu ucciso nella villetta di Montroz con 17 colpi alla testa, il 30 gennaio 2002 La difesa ha tempo 20 giorni per produrre una memoria o richiedere un interrogatorio colloquio Enrico Martìnet AOSTA SONO io il primo giudice di Anna Maria, so quel che dico». Stefano Lorenzi è immerso nella primavera in fiore di Monteacuto Vallese, negli Appennini bolognesi, il paese-feudo della famiglia Franzoni. La villetta di Montroz, a Cogne, dove il 30 gennaio di un anno fa è stato ucciso il suo bimbo più piccolo, Samuele, è lontana anche come stagione. Stefano c'è stato qualche giorno fa «per vedere se tutto è a posto», dopo essere passato alla procura di Aosta «per ritirare alcuni atti dell'inchiesta». Visita che ha coinciso con l'avviso di «chiusura indagini» al difensore della moglie, Anna Maria, l'unica indagata per l'omicidio di Samuele: 17 colpi alla testa con un'arma mai trovata. Domenica senza giornali a Monteacuto, perché l'unica rivendita osserva il turno di riposo. E, allora, Stefano legge su La Stampa on-line le parole del procuratore Maria Del Savio Bonaudo: «Non agirei diversamente. E non per presunzione, non per arroccarmi in una linea. Semplicemente perché abbiamo compiuto tutti i passi che dovevamo compiere così come i fatti ciiiedevano che fossero compiuti». Lorenzi: «Era chiaro che scadevano i termini, diciamo che la conclusione delle indagini è stata una questione fisiologica, ecco. Non avevo dubbi su che cosa avesse detto il procuratore». Da sempre, però, la famiglia Lorenzi-Franzoni ha più di un dubbio sulle indagini. Lo ha detto e sottolineato a più riprese. Ovvio che oggi il papà di Samuele non può dirsi d'accordo con le affermazioni del magistrato: «Ho buoni motivi per non esserlo, mi pare. La persona non c'entra, sia chiaro, ma perché, ripeto, sono io il primo giudice di Anna Maria e so che è innocente. La procura è asserragliata dal primo giorno. Difficile trovare ragionevolezza reciproca. Così la tortura continua. Sono torture, sa? Mi chiede come stiamo? E io le rispondo che la salute grazie a Dio va bene, ma non posso che aggiungere: compatibilmente con quanto ci è accaduto. Adesso vediamo...». Accanto a lui c'è Anna Maria con i figli Davide e Gioele, nato a un anno dalla morte di Samuele. Dalla data di chiusura delle indagini la legge dà alla difesa venti giorni per produrre una memoria, oppure per richiedere un nuovo interrogatorio dell'indagata o, ancora, per produrre l'esito di nuove indagini. llprofessor Carlo Taormina è lapidario: «Le nostre indagini? vanno molto bene». Non aggiunge altro. E Stefano Lorenzi ricorda: «Stiamo lavorando in silenzio, nel più stretto riserbo, ma io non sono abituato a lavorare per nulla, né a correre dietro a fantasmi». Ottimista? «Parola difficile dopo quanto ci è accaduto. Siamo a posto in cuor nostro e tutte le analisi fatte mi portano a essere ottimista, se si può dir così. Certo è che sono convinto della nostra ricostruzione alternativa perché è concreta. Sono soddisfatto di come procediamo, vedremo gli sviluppi». Neppure una parola sulle controindagini: «Tutto a suo tempo». Il pool di consulenti intemazionali chiamato da Taormina per controbattere alia ricostruzione tecnica dei carabinieri del Ris di Parma è al lavoro. La questione del pigiama, se fosse o meno indossato dall'assassino, le tracce di sangue sugli zoccoli di Anna Maria, la dinamica del delitto, come e da dove ha colpito l'omicida, sono sottoposte a un attento studio. Poi gli interrogativi sull'arma impropria, sull'ora della morte di Samuele, che secondo la difesa dimostrerebbe che il bambino è stato colpito mentre la mamma stava accompagnando l'altro figlio allo scuolabus. Vi è anche un'ipotesi che non è del pool difensivo di Arma Maria, ma del criminologo Carmelo Lavorino, che ha lavorato per la famiglia Lorenzi-Franzoni e poi è stato allontanato, quindi denunciato per la pubblicazione di alcune foto scattate nella camera del delitto. Tesi che Lavorino ha pubblicato sulla sua rivista «Detertive BCrime»: «L'assassino era nascosto in casa quando Anna Maria tornò dallo scuolabus». Tutto ruota intomo alle chiavi dell'ingresso principale della villetta. Anna Maria disse di essere rientrata alle 8,24 e di aver chiuso la porta dall'interno a doppia mandata lasciando le chiavi nella toppa. Né i soccorritori, né i carabinieri passarono di lì fino a quando l'elicottero di soccorso non si alzò per il trasporto del piccolo all'ospedale di Aosta, fin dopo le 9. E la porla fu trovata aperta. Conclusione di Lavorino; «Solo l'assassino poteva aprirla». La questione «chiavi» è indicata nell'ordinanza di arresto della Franzoni come una delle sue «cinque bugie». Non si sa se l'ipotesi Lavorino faccia anche parte delle controdeduzioni della difesa, ma Stefano Lorenzi, commenta: «È plausibile che l'assassino fosse nascosto in casa...». faidaL Stiamo "^ lottando in silenzio, nel più stretto riserbo Ma io non sono abituato a lavorare per nulla. In cuor nostro siamo ottimisti, abbiamo la ricostruzione alternativa 99 imim Sono io ^" il primo giudice di Anna Maria So quello che dico La procura è ferma sulla stessa linea dal primo giorno È difficile trovare ragionevolezza ma tutto A A si risolverà ^^ Stefano Lorenzi e Anna Maria Franzoni, i genitori di Samuele
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