«Ci sono siriani che ci sparano addosso»

«Ci sono siriani che ci sparano addosso» IL SEGRETARIO ALLA DIFESA: INTERCETTIAMO INTERI AUTOBUS E VOLANTINI CHE PROMETTONO DOLLARI A CHI AMMAZZA I MARINES «Ci sono siriani che ci sparano addosso» Rumsfeld: sono infiltrati, ne abbiamo già uccisi parecchi intervista Bob Schieffer SEGRETARIO Rumsfeld, la guerra si avvia alla fine. E adesso? Risponde il numero uno del Pentagono: «La guerra non è ancora finita. Ci sono ancora nemici che sparano e noi subiamo ancora perdite. Ci sono sacche di resistenza, ci sono i Fedayn di Saddam e i terroristi suicidi di cui abbiamo trovato le giacche pronte per gli attentati. E c'è un certo numero di stranieri ostili, presenti soprattutto a Baghdad...». Si tratta per caso di siriani? «Molti sono siriani, anzi, per la maggior parte si tratta di siriani». Di nazionalità siriana? «Di nazionalità siriana». Coinvolti in operazioni contro le forze americane? «Esattamente, in uno scontro a fuoco. Ne abbiamo uccisi parecchi, l'altra notte». Di che si tratta, esattamente? Agenti segreti, persone con un legame ufficiale col governo di Damasco, oppure gente che è arrivata dedla Siria per conto suo? «1 nostri hanno già troppo da fare a combatterli e non hanno tempo di curiosare sulle loro biografie. Comunque, sto parlando di interi autobus pieni di gente che arriva dalla Siria in Iraq. Quando ne intercettiamo qualcuno, a volte gli facciamo fare semplicemente dietrofront e lo rimandiamo in Siria, e altre volte lo sequestriamo e mandiamo chi c'è dentro nei campi di prigionia». I siriani pagheranno un prezzo per questo comportamento? «Alcuni li uccidiamo in combattimento». La mia domanda è più generale, voglio dire, di certo i siriani non decidono: «Ragazzi, andiamo a farci un giro in Iraq», Deve trattarsi di gente che arriva per compiere una missione. E' lecito pensare che costoro abbiano contatti con il governo di Damasco? «Su imo di questi autobus abbiamo trovato centinaia di migliaia di dollari e volantini che promettevano premi in denaro a chi avesse ucciso degli americani. Questo non mi sorprende, il regime di Saddam Hussein pagava 25 mila dollari alle famiglie dei terroristi suicidi che facevano strage in Israele». Dunque, il governo siriano sarà punito? «Da un certo punto di vista lo è già. Pensi, ad esempio: chi investirebbe oggi in Siria? Lei avreb¬ be voglia di andarci per turismo? Quel governo ha commesso molti gravi errori, ha fatto comunella con la gente sbagliata e questo si ritorce contro il popolo siriano. Perché gli altri popoli non vogliono avere a che fare con chi è sulla lista degli Stati terroristi. Non vogliono avere a che fare con un Paese che ha legami con gli Hezbollah e che fa affluire terroristi e materiale ed equipaggiamenti terroristici nella valle della Bekaa in Libano. Non vogliono avere a che fare con una Siria che tuttora occupa militarmente una parte del vicino Libano». Ma è sufficiente, come ritorsione, che la Siria sia sulla lista degli Stati terroristi? E' possibile che l'America consideri di intraprendere altre azioni, più incisive? «Questa è una decisione che spetta al presidente Bush, non a me». Che cosa succederebbe, per esempio, se scoprissimo che Saddam Hussein è ancora vivo e si è rifugiato proprio in Siria? «Per la Siria sarebbe un errore madornale». Ma che cosa faremmo noi americani? «Questa è una cosa di cui preferisco non parlare». Parliamo allora del dopo¬ guerra in Iraq. Prevede che vi saranno dislocate truppe di Paesi della Nato o di Paesi arabi amici, come forze di peacekeeping? «Ho già sentito o sto per sentire, in proposito, gli ambasciatori dei 50 Paesi della coalizione. Mi vien da ridere quando penso a quanto ci dicevano in tanti, che l'America stava agendo unilateralmente. Invece incontro ambasciatori di questo o quel Paese della coalizione e uno mi stringe la mano e mi offre 3 mila soldati per il peacekeeping, un altro unità mediche. Molti Paesi saranno coinvolti in questo processo e ce n'è uno, la Spagna, che ha già sbarcato truppe nella città portuale di UmmQasr». Ci sarà anche un contributo dai Paesi islamici? «Ma certo, perché no? Ci saranno diversi Paesi islamici. Quanto alla Nato, ho proposto al segretario generale che venisse coinvolta nel suo complesso. Naturalmente, la Francia ha detto di no. Ma non è un problema, ha detto di no a tante cose, non cambia nulla se agiremo in 18 anziché in 19, visto che la Francia non è nemmeno Paese membro del Comitato di pianificazione. Perciò ritengo che la Nato avrà un ruolo. Spero che anche l'Onu abbia un ruolo». Che mi dice della Germa- nia? Se ci vorrà aiutare, sarà benvenuta? «C'è bisogno di molte cose, cerchiamo gente che dia un mano e spero che troveremo molti Paesi desiderosi di aiutare, in vari modi». Il ministro degli Esteri francese ha detto che non è il caso che gli americani facciano pressione sulla Siria accusandola di aiutare il regime di Saddam Hussein. Questo la disturba? «Il ministro francese ha detto così? Oddio, la diplomazia è il campo del segretario di Stato Powell». Ma come giudica questa uscita? «Beh, hd sempre pensato che le persone... che le nazioni sovrane, come gli individui, debbano sempre scambiarsi le idee, dibatterne e discuterne. E' una cosa positiva. Ma non è positivo che ci si definisca in contrapposizione agli altri, cioè in contrapposizione a quello che gli altri sono o fanno. E il commento che lei mi ha citato mi fa pensare che per certa gente la verità non abbia alcun valore, che non abbia valore il fatto che la Siria non ci sia stata di aiuto. Far fìnta di ignorarlo mi infastidisce, significa negare la verità. E io non tollero le bugie». Copyright Cbs News nutinianautiniana II segretario americano alla Difesa, Donald Rumsfeld

Persone citate: Bush, Donald Rumsfeld, Powell, Rumsfeld, Saddam Hussein