Addio alla memoria dei califfi A fuoco la Biblioteca nazionale di Carla Reschia

Addio alla memoria dei califfi A fuoco la Biblioteca nazionale DEPREDATA E POI INCENDIATA DA COMMANDO DI SACCHEGGIATORI Addio alla memoria dei califfi A fuoco la Biblioteca nazionale Avvolto dalle fiamme anche il Centro nazionale degli Archivi In città manifestazioni di protesta contro le forze angloamericane retroscena Carla Reschia PEZZO dopo pezzo, furto dopo furto, sta scomparendo la memoria storica di Baghdad. Dopo il Museo archeologico, saccheggiato e vandalizzato venerdì scorso, da cui sarebbero stati portati via o distrutti la maggior parte dei reperti, almeno 170 mila, testimonianze della storia millenaria della Mesopotamia, ieri è toccato alla Biblioteca nazionale, il Palazzo della Saggezza, un edificio moderno costruito nel 1961, proprio davanti al ministero della Difesa, per raccogliere e ordinare le maggiori collezioni del Paese, compresi antichi manoscritti miniati di epoca islamica e prime edizioni di incalcolabile valore. Un evento che viene paragonato dagli studiosi, sempre più allarmati, all'incendio della Biblioteca di Sarajevo, nel 1994. Secondo la testimonianza di alcuni reporter ad appiccare il fuoco sarebbe stato un gruppo di vandali, probabilmente entrati nei locali, rimasti del tutto incustoditi dopo la caduta del regime, con l'intento di sottrarre oggetti preziosi, ma anche arredi, macchinari, suppellettili. Un copione che si ripete immutato ormai da giornier' ; ha portato alla spoliazione e alla devastazione sistematica di tutti i principali uffici pubblici, ospedali compresi, oltre che di molte case private e di alcune ambasciate. Ieri l'incen- dio alla Biblioteca non è stato un caso isolato: focolai sono stati segnalati in diverse zone della capitale e chi può organizza, con l'aiuto di parenti e amici, turni di vigilanza armata per difendere i propri beni. A Baghdad, dove è stata inscenata la prima protesta pubblica contro le forze alleate, accusate di non far nulla per impedire lo scempio, ormai si sospetta persino che dietro la confusione e l'apparente anarchia dei saccheggi si nascondano azioni organizzate, magari ordinate all'estero: le frontiere, si fa notare, non esistono più ed entrare e uscire liberamente dal Paese è tutt'altro che impossibile: quale occasione migliore per depredare un Paese depositario delle testimonianze di una cultura tanto ricca e illustre? Con la Biblioteca è stato avvolto dalle fiamme anche l'adiacente Centro nazionale degli archivi, realizzato nel 1972. Una perdita, in un certo senso, altrettanto drammatica, perché significa la possibile scomparsa di ogni traccia del tessuto amministrativo del Paese. La rovina della Biblioteca nazionale segue quella della biblioteca universitaria che il 24 marzo scorso era stata distrutta, insieme alla maggior parte del ■complesso universitario, dai bombardamenti alleati e che era considerata una delle più ricche di volumi, storia e tradizione dell'intero mondo arabo. In quell'occasione studenti e professori si erano adoperati per mettere in salvo libri e documenti ma ora gli abitanti di Baghdad, almeno quelli non dediti al saccheggio, cercano di non esporsi in alcun modo e non escono nemmeno per recarsi al lavoro. Tra gli iracheni, anche tra quelli che dall'esilio seguono con trepidazione le notizie dalla loro patria, l'impressione suscitata da questi eventi è immensa. Fieri della loro fama di intellettuali del mondo arabo amano ricordare che la tradizione libraria di Baghdad risale all'anno 215 dell'Egira, r837, quando il califfo abbaside Mamun fondò la Baytu-1-hikmah, una società scientifica dotata di un osservatorio e di una biblioteca pubblica e finanziata con ingenti donazioni. Lì lavoravano rinomati traduttori incaricati di trascrivere in arabo ogni sorta di testi scientifici, medici, filosofici, matematici e letterari, scritti in indiano, pahlevi, caldeo, siriaco, greco, latino e persiano che il sovrano faceva cercare dai suoi emissari in tutto il mondo allora conosciuto. Secondo stime attendibili vi erano custoditi quattro milioni di libri. E all'elenco ci sono da aggiungere i danni, non si sa quanto ingenti, che nelle settimane scorse i bombardamenti angloamericani hanno causato alla Mustansariya, l'università abbaside, costmita nel 1233 ed edificio-simbolo di Baghdad, carissimo agli abitanti e non a caso completamente e accuratamente restaurato dal regime. Uno tra i più antichi centri di sapere al mondo dove, quando l'Islam non era come oggi umiliato ma trionfante, si insegnavano tanto le discipline teologiche quanto la medicina, la farmacia, la matematica e la giurisprudenza. La Mustansariya fu anche il centro di ecumenici scambi culturali: fu qui che i padri domenicani per la prima volta tradussero in latino il Corano e fecero tradurre in arabo la Bibbia. Il copione si ripete immutato da giorni e ha portato alla spoliazione sistematica di tutti i principali uffici pubblici, ospedali compresi, oltre che di case e ambasciate Un prezioso reperto abbandonato a terra nel Museo archeologico

Luoghi citati: Baghdad, Mesopotamia