«Buona Idea, ma non sì trasformi in business» di Marco Accossato

«Buona Idea, ma non sì trasformi in business» IL SEGRETARIO TORINESE DELL'ENPA GIUDICA IL PROGETTO ALL'ATTENZIONE DEL CONSIGLIO «Buona Idea, ma non sì trasformi in business» «Qualcuno, incassato il denaro, potrebbe dimenticarsi del piccolo amico» intervista Marco Accossato IN linea di principio sono d'accordo con la proposta di Forza Italia. Idea assolutamente lodevole per incentivare l'adozione degli animali abbandonati. Ma attenzione: è già capitato che un cane affidato a una persona sola sia stato maltrattato: per salvarlo siamo dovuti andare a riprendercelo». Alessandro Piacenza, segretario torinese dell'Enpa, l'Ente Nazionale Protezione Animali, plaude alla proposta di legge firmata Beppe Pozzo. Chiede però di non fidarsi solo della parola e delle buone intenzioni. Pretende che i controlli siano severi, costanti, «e soprattutto non circoli mai denaro contante». Il denaro potrebbe aguzzare l'ingegno, secondo lei? «Bisogna essere motivati per tenere in casa un animale. Un cane o un gatto richiedono attenzioni, affetto, non è come comprare un giocattolo di cui ti puoi dimenticare appena ti stanchi. Non vorrei che qualcuno approfittasse della situazione». Che fiutasse il business, cioè? Teme che una volta elargito il contributo possa accadere che quel cane o quel gatto «adottato» non vengano poi evirati a dovere? «E' capitato recentemente proprio in un Comune della provincia di Torino: abbiamo soccorso un cane maltrattato da una persona che all'inizio aveva promesso affetto». Quali condizioni imporrebbe, per non rischiare? «Innanzitutto è indispensabile sottoporre a un bel colloquio preliminare chi si candiderà ad adottare un animale. Capire le motivazioni profonde, che non sono certo il denaro. Conoscere l'ambiente in cui il cane o il gatto vivranno. Ci sono condizioni minime da rispettare. Requisiti essenziali da tenere presenti. Chi non supera il colloquio deve essere escluso». Lei dice anche: niente denaro in circolazione. «Assolutamente no. Non un euro deve essere dato "a mano" a chi adotta un animale. Si pensi piuttosto a una convenzione con i medici veterinari. Più medici veterinari, ovviamente, per non favorirne nessuno. La Regione dovrebbe pagare direttamente i veterinari per tutte le vaccinazioni e le visite periodiche a cui sottoporre gli animali adottati. Cambia la forma, ma non la sostanza: chi si prende cura del cane o del gatto non spende comunque nulla». E il cibo? «Vale lo stesso discorso. La Regione dovrebbe fare una sorta di convenzione con qualche grande catena di distribuzione. Il cittadino va, acquista il cibo necessario, e non paga». Non pensa sia un meccanismo eccessivamente macchinoso? Così si rischia di ottenere l'effetto opposto. Disincentivare l'adozione... «Perché? Io non credo. La Regione avrà nomi e cognomi delle persone cui verranno affidati i cani e i gatti. Potrebbe ad esempio inviare regolarmente per posta tutti i buoni-spesa, i buoni-vaccinazione o i buoni-visita medica. Per il cittadino è come pagare. Alla cassa, anziché consegnare contante, consegna il buono-spesa. Idem dal veterinario». E i controlli a domicilio? Come pensa dovrebbero essere fatti? «A sorpresa, ovviamente. Potrebbero essere affidati a organizzazioni come l'Ente Protezione Animali Personale autorizzato, guardie zoofile ad esempio, potrebbero accertarsi personalmente delle condizioni degli animali adottati. Verificare che siano rispettati i patti, che cani e gatti siano sottoposti regolarmente alle visite veterinarie. Che siano nutriti a sufficienza. In caso contrario, l'animale deve essere ovviamente portato via». «E' già accaduto che animali affidati siano stati maltrattati Le guardie zoofile ' dovranno controllare con attenzione le condizioni di vita» I giovani volontari dell'Enpa sono sovente chiamati ad intervenire per maltrattamenti

Persone citate: Alessandro Piacenza, Beppe Pozzo

Luoghi citati: Torino