Olio, primi passi per la riforma del mercato Ue Unaprol all'attacco: no alle rendite parassitarie di Maurizio Tropeano
Olio, primi passi per la riforma del mercato Ue Unaprol all'attacco: no alle rendite parassitarie I PRODUTTORI ITALIANI FANNO IL PUNTO SUL SETTORE A VERONA IN OCCASIONE DI «SOL» Olio, primi passi per la riforma del mercato Ue Unaprol all'attacco: no alle rendite parassitarie Maurizio Tropeano VERONA Primo: «Il sistema delle imprese olivicole italiane non accetterà mai di discutere una riforma dell'Organizzazione Comune di Mercato del settore olio di oliva che premi rendite fondiarie parassitarie a discapito di programmi che tutelino qualità, ambiente ed occupazione». Secondo: «La Quota finanziaria di 718 milioni di C non può essere messa in discussione anche se siamo disponibili ad accettare alcuni ritocchi». Nicola Ruggiero, presidente dell'Unaprol, sceglie la platea di Sol, il salone che Vinitaly dedica all'olio, per chiarire la posizione dei produttori italiani alla vigilia dell'avvio della discussione sull'Ocm da parte del gruppo permanente olive e derivate che si riunirà nei prossimi giorni a Bruxelles. Non solo. L'Unaprol sottolineato la necessità di raccogliere dati reali sul comparto olivicolo perché «oggi non esistono flussi quantitativi e qualitativi della produzione. E senza dati si confonde il mercato». Le puntualizzazioni di Ruggiero nascono anche dalle indiscrezioni sui risultati di uno studio elaborato da un'agenzia indipendente di consulenza internazionale che prevederebbe il passaggio dell'attuale sistema di sostegno alla produzione al pagamento di un aiuto ad ettaro. Secondo il presidente «sarebbe come fare un passo indietro. La stessa Commissione UE ha già riconosciuto, per altri comparti produttivi, l'inefficacia dei pagamenti alla superficie, incoraggiando i sostegni legati alla qualità». La reazione dell'Unaprol è comprensibile visto che in gioco c'è il primato dell'olio made in Italy nel mondo e una produzione a prezzi base che supera i due miliardi di euro, IW/o proveniente dalle regioni meridionali. Sono i numeri a parlare: l'Italia copre il 7707o delle esportazioni di olio negli Stati Uniti ed il 640Zo nel mercato giapponese. Senza considerare che «la struttura dei consumi a livello mondiale è fortemente orientata verso gli oli extra vergini di oliva. In Francia ha superato il 900Zo del totale, in Germa¬ nia vale il settanta e in Gran Bretagna ha raggiunto il sessanta». Secondo l'osservatorio economico dell'Unaprol «l'OCM dell'olio di oliva attualmente in vigore, ha già garantito minori tagli al settore ed una più equa distribuzione delle risorse tra paesi produttori». Tutto bene, allora? No perche «mancano nuove misure, programmi e investimenti per traghettare il settore verso il mercato». Ecco perché la «nuova OCM dell'olio di oliva deve contenere anche misure che consentano alle imprese che fanno e che vogliono fare qualità di poter cogliere quelle opportunità che il mercato potrebbe offrire». Spiega ancora il presidente: «In Europa non esiste una sola olivicoltura, ma questa varia tra i vari Paesi produttori ed è differente da regione a regione, all'intero di ogni singolo Stato». Da qui la proposta dell'Unaprol: «Vanno studiate misure che tengano conto delle specificità e delle diverse tipologie delle olivicolture europee. L'obiettivo è di migliorare il mercato e non rii drogarlo o sopirlo con aiuti fondiari».
Persone citate: Nicola Ruggiero
Luoghi citati: Bruxelles, Comune Di Mercato, Europa, Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Verona
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