«Su Cogne rifarei quello che ho fatto»

«Su Cogne rifarei quello che ho fatto» IL PROCURATORE BONAUDO DOPO LA CHIUSURA DELL'INCHIESTA «Su Cogne rifarei quello che ho fatto» «Tv e giornali ci hanno assediati, ma non ci hanno mai condizionati Sull'omicidio di Samuele ci siamo fatti l'esame di coscienza tante volte e ne siamo usciti con la sicurezza di aver compiuto i passi necessari» colloquio Marco Neirotti AOSTA UN anno, due mesi e due settimane. Adesso, dopo questo tempo, dopo sorprese e colpi di scena, dopo un'indagine che pareva senza fine, dopo le porte del carcere chiuse e riaperte, dopo telegiornali, interviste tra le lacrime, titoli di quotidiani e fotografici «scoop» di periodici nella villetta di Montroz, il giallo di Cogne è arrivato al primo punto fermo. La Procura della Repubblica ha depositato gli atti. L'avvocato Taormina ha venti giorni di tempo per le controdeduzioni. Poi verrà per Anna Maria Franzoni la richiesta di rinvio a giudizio in Assise. L'accusa: omicidio del figlio Samuele. Oltre un anno di telecamere, di processo mediatico, di esperti veri e presunti, tuttologi scatenati. Oltre un anno di volti in successione: la signora in lacrime, la signora sorridente, la signora incinta. Oltre un anno di sorprese: il cambio della guardia nella difesa, con l'addio dell'avvocato Carlo Federico Grosso, che con la sua signorile tenacia vinse il primo round di fronte al Tribunale del Riesame, facendo scarcerare l'indagata. L'arrivo di Taormina e il saluto dell'avvocato Malsano, dei consulenti di parte. Torre e Robino. Ora si andrà di fronte al giudice per l'udienza preliminare, con ogni probabilità il dottor Eugenio Gramola. Con quale animo? Che significa per l'accusa questo passo? In apparenza nulla, o soltanto una tappa. Nel suo ufficio al secondo piano del Palazzo di Giustizia, il Procuratore Maria Del Savio Bonaudo sorride con l'identico sorriso sereno che a giornalisti, fotografi e cineoperatori ha dispensato dal 30 gennaio 2002: cortesia sì, dichiarazioni nel merito neanche una. Sorride e ammette: «La pressione dei media è stata forte. E' successo anche in altri casi, ma per tempi più brevi. In questa vicenda è stata un tallonamento senza sosta». Pressione, certo, ne siamo tutti consapevoli. Ma non c'è rischio che la pressione in qualche modo spinga o strattoni chi deve fare delle scelte? «Non ci siamo mai sentiti condizionati», risponde il magistrato. Eppure è stato un bombardamento di critiche, attacchi, polemiche, accuse contradditorie: chi diceva che l'indagi¬ ne era partita male, chi diceva che era sbagliata, chi diceva che non vi eravate guardati abbastanza intorno, chi vi tacciava di giustizialismo e chi, giustizialista davvero, dava a tutti gli inquirenti la patente di incapaci. Maria Del Savio Bonaudo: «La prego di credermi: non vi leggevamo e non stavamo seduti davanti al televisore. Non per arroganza o sprezzo: perché non c'era il tempo. Dovevamo lavorare. Guardavi il solito tg, sfogliavi il solito quotidiano, per sapere che cosa succedeva nel mondo, lontano dalla tua scrivania. Anche le vostre telefonate erano un dispendio di tempo, non dico una perdita perché sarebbe scortese». Il racconto che ne vien fuori è quello di un'indagine condotta con un imperativo: non ti fare distrarre. Ma adesso, quando gli atti sono depositati, non fa capolino un ripensamento, un esame di coscienza da fine inchiesta? «L'esame di coscienza ce lo siamo fatto tutti i giorni. Dovremmo tutti, anche voi. abituarci a farlo». Prima un difensore come Grosso, tanto elegante quanto implacabile come i suoi consulenti, poi un difensore dal taglio più aggressivo, i sospetti sui vicini e a voi l'accusa di non averli presi sufficientemente in considerazione. Il Procuratore non risponde, sorride e allarga le braccia. Come a dire: tutte le critiche hanno diritto di essere espresse. Per contro da altre parti è arrivata l'accusa di essere così garantisti da mostrarsi troppo morbidi. Quando il Riesame respinse il ricorso di Taormina, con conferma in Cassazione, poteva scattare l'arresto. Anna Maria Franzoni era già incinta. L'opinione pubblica ondeggiava tra l'emozione per la gravidanza e una sentenza già emessa nelle discussioni da bar. L'arresto non ci fu. Nemmeno qui si sentì un'influenza esterna? «Fin dal primo giorno ci siamo ispirati al rispetto e alla prudenza», si limita a dire la Del Savio. E mostra un po' di stupore per l'accanimento dei media: «Vorrei ricordarvi che la Procura di Aosta non si è occupata in questo anno soltanto di Cogne. Abbiamo continuato a lavorare su tante vicende, impegnandoci al massimo. Siamo pure sotto organico». Suvvia, signora, se tornasse indietro c'è qualcosa che cambierebbe, un sentiero che per¬ correrebbe in modo diverso? «Ci ho pensato più volte. E la risposta è no. Non agirei diversamente. E non per presunzione, non per arroccarmi in una linea. Semplicemente perché abbiamo compiuto tutti i passi che dovevamo compiere così come i fatti chiedevano che fossero compiuti». Il procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo «Fin dal primo giorno ci siamo ispirati al rispetto e alla prudenza Certo la pressione è stata molto forte»

Luoghi citati: Aosta, Cogne, Taormina