Si arrende il primo ricercato iracheno di Maurizio Molinari

Si arrende il primo ricercato iracheno IL COMANDO AMERICANO ANNUNCIA UNA COSPICUA TAGLIA SUI «MOST WANTED» Si arrende il primo ricercato iracheno Il consigliere scientifico del regime. La caccia al Raiss continua Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK La prima carta a uscire dal mazzo dei 55 super-ricercati è il 7 di quadri: il generale Amer al-Saadi. L'ex consigliere scientifico di Saddam Hussein si è consegnato ieri alle truppe americane di fronte alle telecamere della tv tedesca «Zdf» ed è stato portato via a bordo di una jeep. Al-Saadi ha spiegato di aver voluto i giornaUsti «per motivi di sicurezza» e ha lasciato la sua villa a Baghdad assieme alla moglie tedesca Helga. Prima dell'incontro con gli americani, Al-Saadi ha ribadito alla «Zdf» la tesi più volte sostenuta negli ultimi mesi durante gli incontri con il capo degli ispettori dell'Onu, Hans Blix: «L'Iraq non ha alcuna arma di distruzione di massa». Poi ha aggiunto: «Mi aspetto di essere interrogato, voglio che venga alla luce tutta la verità su queste armi ejjj spero che gii americani mi ascoitino». Il Pentagono si attende che altri volti del regime si consegnino o siano catturati nei prossimi giorni grazie all'aiuto di cittadini, incentivati dall'offerta di «ricompense di livello appropriato». Alcuni residenti del quartiere Al Mansur hanno detto di aver visto Qusay, figlio minore di Saddam, dopo l'attacco aereo di lunedì scorso contro il ristorante Saa, «seduto dentro un'auto con un kalashnikov in mano». La Cia ha intercettato per la prima volta, nella notte fra venerdì e sabato, conversazioni fra alti ufficiali iracheni che discutevano apertamente della morte di Saddam, senza specificare però se fosse avvenuta nell'attacco iniziale della guerra contro le Fattorie di Dora o in quello al ristorante Saa. L'intelligence americana teme inganni per coprire una fuga del Raiss e, come dice il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, «al momento non dispone di sufficienti informazioni da poter affermare che Saddam è deceduto». A offrire dettagli sul Raiss scomparso è stato il suo ex chirurgo plastico, che si è presentato di sua volontà a una pattuglia di marines, chiedendo di parlare con gli ufficiali. Secondo quanto rivelato dalla tv «Cnn», il dottore ha rivelato di aver operato il Raiss, senza specificare quando, e ha fatto sapere di essere in possesso di informazioni sui luoghi di rifugio dove alcuni leader del deposto regime avrebbero portato le famiglie. L'attenzione del Pentagono è rivolta in primo luogo alla Siria di Bashar al-Assad. Il generale Vincent Brooks, portavoce del Comando Centrale in Datar, ha fatto sapere che truppe americane hanno intercettato e fermato un autobus civile con a bordo 59 persone mentre si dirigeva a tutta velocità verso 0 confine siriano. A bordo sono stati trovati 650 mila dollari in contanti e alcune lettere nelle quali si incitava a colpire soldati americani in Iraq, promettendo in cambio laute ricompense. Droni, forze speciali e militari sorvegliano sin dall'inizio dell'operazione «Iraqi Freedom» il confine tra Siria e Iraq e a Washington si è convinti che un considerevole numero di personalità del regime di Saddam si sia messo in salvo oltre frontiera. Fra costoro vi sarebbero, secondo informazioni fatte filtrare da ambienti militari, le due donne super-ricercate perché protagoniste della corsa alle anni di distruzione di massa: Huda Salih Mahdi e Rihad Taha, soprannominate rispettivamente «Signora Antrace» e «Dottor Germ» per il ruolo svolto nei programmi di guerra batteriologica. Si sarebbero rifugiate in Siria con l'intenzione di ottenere asilio politico in un altro Paese, forse la Francia. A conferma della forte pressione Usa su Damasco il presidente americano George Bush è intervenuto di persona per chiedere ad Assad di «non dare rifugio a chi ha sostenuto Saddam Hussein». La Siria respinge al mittente ogni sospetto. Il ministro degli Esteri, Famk al-Sharaa, ha definito le accuse «completamente false» attribuendole a «elementi fanatici americani ostili al nostro Paese». «Gli americani non hanno trovato alcuna arma proibita in Iraq, come possono adesso accusare noi di averle prese in consegna?» si è chiesto polemicamente Al-Sharaa al termine di un colloquio a Damasco con il collega francese Dominique de Villepin. A Washington si ritiene che la fuga dei 55 leader del regime ricercati «vivi o morti» venga ancora finanziata con gli ingenti fondi messi da parte da Saddam Hussein, valutati dal «Washington Post» fra i sette e dieci miliardi di dollari. Si tratterebbe di una rete di investimenti e depositi bancari disseminati sotto falso nome in diversi Paesi - Panama, Svizzera, Giordania, Italia, Francia. Il ministero delle Finanze Usa e l'Fbi hanno iniziato una caccia seguendo il metodo già applicato per smantellare la rete di finanziamenti di Al Qaeda. Il monitoraggio dei circuiti finanziari ha portato ad accertare che durante le ultime settimane è stato spostato un consistente ammontare di danaro, soprattutto verso la «Palestine International Bak», sui cui conti sono stati fatti numerosi versamenti con cifre superiori ai 100 mila dollari. Gli 007 del ministero del Tesoro Usa hanno rintracciato già 1,2 miliardi di dollari - che si vanno ad aggiungere ai 1,7 miliardi sequestrati dopo la Guerra del Golfo del 1991 - ma si tratta solo di una parte minore dei fondi accumulati da Saddam, soprattutto grazie alla vendita di greggio non controllata daU'Onu attraverso un oleodotto iracheno-siriano riattivato tre anni fa.