Le cattive ragazze non incantano Rubini di Simonetta Robiony
Le cattive ragazze non incantano Rubini VIOLANTE PLACIDO E VALENTINA CERVI ACCANTO ALL'ATTORE REGISTA NEL FILM «L'ANIMA GEMELLA» SCRITTO CON STARNOJvJE Le cattive ragazze non incantano Rubini «In un gioco di doppi si scontrano bellezza e bruttezza» Simonetta Robiony ROMA di una donnacon una posasullo sfondo del deserto aDue fanciulle, una. Violante Placido, bionda, bella, povera, ma buona come un angelo sceso dal cielo, l'altra, Valentina Cervi, bruna, brutta, ricca, ma vendicativa e violenta come un diavolo dell'inferno, vogliono lo stesso ragazzo. Michele Venitucci: però mentre la buona vuole amarlo per renderlo felice, la cattiva vuole amarlo per sentirsi felice. E'l'inizio di «L'anima gemella», ultimo film di Sergio Rubini, in uscita 1' 11 aprile in 80 copie con il doppio marchio Cecchi-GoriMedusa a seguito delle note disavventure del produttore fiorentino che l'ha finanziato e poi s'è trovato in fallimento. Scritto con Domenico Siamone, il film vorrebbe essere una favola, meglio ancora «un cunto» ispirato al Basile, in cui si mescolano i colori e gli odori del meridione, l'amóre per il concetto greco di bellezza e bontà, l'antica magia contadina, l'ostentata volgarità contemporanea, il bozzettismo grottesco delle figure minori, la grandezza eroica dei protagonisti. Molto. Forse troppo. Ma Sergio Rubini, attore di cinema e teatro, e a volte, da «La stazione» in poi, in questi ultimi tredici anni, anche regista, nei suoi film, come nelle sue parole, mette sempre un sacco di cose. «Sono partito da una fotografia: c'era una donna in una posa artificialmente femminile, sullo sfondo di un deserto africano, una foto che mi ha fatto immediatamente pensare al nostro sud. Poi m'è venuto in mente il gioco dei doppi, dell'identità negata, dell'io che non è più io, come fosse una fantasia a cui abbandonarsi col caldo, all"'ora della controra", subito dopo pranzo, se si è mangiato e bevuto bene». Succede, infatti, in queste «cunto» che la brutta, respinta sull'altare dal ragazzo che ama la bella, chieda in cambio di molto denaro al figlio di una fattucchiera, lo stesso Sergio Rubini, di assumere le fattezze della rivale per poterlo conquistare strappandolo all'altra. Mentre la buona, per evitare che una tremenda vendetta cada sull'amato ragazzo, chieda allo stesso uomo, per umana pietà, di assumere le fattezze della brutta, ristabilendo la pace nelle famiglie. Tutto è inutile, comunque. Perchè la brutta, nonostante sia diventata bella, resta perfida, e la bella, nonostante sia brutta, resta generosa tanto che il ragazzo conteso finirà per innamorarsi di nuovo di lei, sua vera, unica, anima gemella. Dice ancora Sergio Rubini: «Dietro e dentro il racconto appa¬ r ìLl «bOnO partito artefatta fricano» rentemente senza pretese c'è anche una presa di posizione mia personale contro l'obbligo imposto della bellezza a tutti i costi. Apparire non basta. E in fondo lo sappiamo tutti. Occorre essere. Bellezza e bruttezza non esistono in senso astratto: sono segni che rappresentano il nostro sentirci in armonia oppure sentirci in distonia. Il mito di Jeckyll e Hide lo dimostra. Non ho j x j. inventato niente». o da Una tOtO Contentissime per aver potuto recita¬ re entrambe i ruoli della buona e della cattiva, le due attrici ammettono, sia pur per ragioni diverse, di aver preferito tutte e due i momenti in cui erano cattive, forse perchè la bontà è più difficile da rendere. Soddisfatto Sergio Rubini, all'opera al momento con Domenico Starnone sulla storia di un attore di fama che, colpito da malattia, scopre le durezze del suo ambiente. di una donna con una posa artefatta sullo sfondo del deserto africano» r ìLl j x j. «bOnO partito da Una tOtO Valentina Cervi in una immagine di «L'anima gemella»
Luoghi citati: Roma
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