Putin: ora tornino gli ispettori di Anna Zafesova

Putin: ora tornino gli ispettori IL «TRIANGOLO PACIFISTA» IERI SI E' RIUNITO NELLA CITTÀ NATALE DEL CAPO DEL CREMLINO Putin: ora tornino gli ispettori Nessun dietro-front al vertice con Schroeder e Chirac Anna Zafesova MOSCA Dalla città natale di Vladimir Putin il triangolo dei «pacifisti» lancia il suo segnale: il dopo guerra in Iraq deve passare solo attraverso l'Onu. «Abbiamo convenuto che l'Onu deve avere un ruolo centrale nel processo di soluzione dei problemi del mondo», ha dichiarato il presidente russo al termine di una cena con i suoi colleghi francese e tedesco a San Pietroburgo. Ma i tre leader europei mandano anche un messaggio oltreoceano, un invito a ritornare a parlare che, sempre espresso da Putin, viene formulato così: «Abbiamo deciso all'unanimità che questo obiettivo non può essere raggiunto senza la cooperazione euroatlantica». Vladimir Putin, Gerhard Schroeder e Jacques Chirac si erano dati appuntamento nella seconda capitale russa ancora prima della caduta di Baghdad, nell'evidente intento di concordare le posizioni sul ruolo «centrale» dell'Onu da opporre a quello «vitale» proposto da George Bush. La parte russa ha cercato di minimizzare l'opposizione del trio al vertice di Belfast, enfatizzando il posto degli argomenti economici bilaterali nei colloqui, ma al vertice delle discussioni c'era l'Iraq, la possibile partecipazione dei tre Paesi alla regolazione postbellica e la tattica da assumere con la coalizione vincitrice. In una serie di incontri a quattr'occhi e poi in tre Putin, Schroeder e Chirac hanno ripetuto la necessità di un rientro nella cornice Onu. Per Schroeder l'egida dell'Onu è una condizione da «esigere» dalla coalizione. Chirac ritiene che solo l'Onu, l'unica ad avere l'esperienza necessaria, possa garantire la sovranità e la democrazia in Iraq. Per il presidente russo il ripristino del controllo delle Nazioni Unite deve comprendere anche il ritorno degli ispettori internazionali in Iraq: senza di loro, secondo i tre leader, nessun ritrovamento da parte della coalizione angloamericana di armi di distruzione di massa può venire considerato legittimo. Il presidente Putin è apparso ieri il più critico nei confronti della guerra, dichiarandosi tuttora convinto che «la soluzione militare sia priva di prospettiva». Il padrone del Cremlino ha negato all' azione militare di Washington e Londra qualunque giustificazione: ieri ha dichiarato che essa non ha raggiunto il suo obiettivo perché in Iraq non sono state rinvenute le armi letali di Saddam. Se il regime iracheno non vi ha fatto ricorso nemmeno all'ultimo momento, questo significa, secondo Putin, che questo arsenale «non esiste oppure è in condizioni tali da renderlo inutilizzabile». Poi ha aggiunto una battuta ambigua: «E' strano che gli ispettori non abbiano trovato nulla, io al posto loro avrei trovato». Il «fronte del no» ha respinto anche la motivazione della guerra in nome della democrazia. Secondo il cancelliere tedesco, essa non può venire generata da una «pressione esterna», ma venire coltivata «dall'interno», sempre nell' ambito dell'Onu. Ancora più duro è stato Putin: «Cosa dobbiamo fare con coloro che non corrispondono agli standard occidentali, e sono circa l'BO per cento dei Paesi, dichiarare guerra?» Notando su uno dei giornalisti presenti una t-shirt con Che Guevara, Putin ha paragonato «1' esportazione della democrazia capitalista» a quella della rivoluzione socialista: «Dob¬ biamo fare in modo di costringere i regimi a democratizzarsi sotto la pressione della comunità internazionale, la scelta a favore della guerra è la peggiore». Il leader russo si è detto però soddisfatto della «caduta del regime tirannico» di Saddam, che ha definito una «conseguenza positiva» della guerra, anche se poi ha preferito soffermarsi su quelle negative, «morte e distruzione». E' probabilmente la prima volta che Putin riserva critiche così dure al regime di Baghdad, affermando che la Russia è sempre stata a favore di un suo «cambiamento o scomparsa». E certamente non è una coincidenza casuale che proprio ieri Evghenij Primakov abbia rivelato di aver proposto a Saddam, a nome di Putin, di lasciare il potere due giorni prima della guerra: l'anziano politico spiega di aver rivelato questo retroscena per dimostrare che il Cremlino ha fatto il possibile por impedire la guerra. Il presidente francese Jacques Chirac (a sinistra) con il collega russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder al vertice di San Pietroburgo dei Paesi che hanno guidato il fronte del no