industria Sviluppo possibile

industria Sviluppo possibile industria Sviluppo possibile Carlo Bastasin OSEPH Schumpeter non usò mai parole come «motiJ vazione», «incentivo» o «ambizioni personali». La continua ricerca di opportunità che sospinge gli attori dell'economia non era sconosciuta ai teorici del capitalismo, era piuttosto la premessa scontata, il meccanismo invisibile, che non ha mai smesso di funzionare. Anche oggi, nonostante le incertezze, gli echi di guerra in un'area incendiaria del mondo e la minaccia di terrorismo mai debellata, un antico riflesso ha portato gli investitori di tutto il mondo a reagire con esuberanza ai primi segni di vittoria americana una settimana fa, mentre ancora cadevano le bombe sulla sventurata popolazione di Baghdad. Nel sistema del libero mercato c'è una capaCità^tii^ ri^CTlérazicme che gli imprenditori italiani, riuniti da oggi a Torino, dovrebbero ben conoscere e che li dovrebbe tenere al riparo da eccessi di pessimismo, nonostante un «dopoguerra» problematico sotto molti punti di vista. Eccone un breve riassunto numerico che, dove è possibile, mette l'accento sugli spiragli positivi. IL QUADRO GENERALE: tra il '95 e il 2002 l'economia degli Stati Uniti ha prodotto il 640Zo di tutta la crescita mondiale, la domanda intema americana è cresciuta a una ritmo medio doppio (40Zo contro il 207o) di quella del resto del mondo. A fronte di ciò il deficit di parte corrente Usa è esploso ed è oggi di 400 miliardi di dollari all'anno (pari al budget militare americano quello iracheno era di 1,4 miliardi). Il resto del mondo ha fatto uno scambio consapevole con gli Stati Uniti: ha dato il proprio risparmio, in cambio di crescita economica e sicurezza militare. Un equilibrio però non sostenibile: la nuova dottrina militare non più multipolare induce il resto del mondo ad attrezzarsi militarmente, mentre il deficit commerciale americano - che può essere bilanciato da un dollaro in forte discesa (ha perso il 12,50Zo dal 2001 ) e dai tagli fiscali - obbliga l'Europa a trovare risorse per lo sviluppo al proprio intemo: sarà dunque lo sprone per le attese riforme. IL DOPO IRAQ. E' improbabile, dopo la guerra, una ribellione del mondo arabo. In Iran la maggiore manifestazione antiUsa ha raccolto 700 persone. Con la caduta di Saddam la Siria ha perso un volume di commercio «nero» pari al 200Zo del pil e deve trovare nuovi partner economici. Hussein finanziava i terroristi suicidi dell'area palestinese con sostegni alle famighe pari a 20 volte il reddito medio. In 12 anni di embargo l'Iraq era sceso dal 76" al 1260 posto nella classifica dei Paesi più bisognosi di aiuti umanitari (appena prima del Lesotho). Su mule bambini iracheni 130 muoiono prima dei cinque anni, nell'84 erano 56. La ricostruzione avrà un costo incerto ma :\ pil prò capite degli iracheni potrebbe tornare rapidamente dai 700 dollari attuali ai 3mila di 15 anni fa. La diffusione del benessere e dei proventi del petrolio potrebbe pertanto estendersi a tutta l'area. GLOBALIZZAZIONE. Tutte le ultime quattro recessioni mondiali sono state causate da choc petroliferi, la stabilizzazione dell'area mediorientale e un efficace contrappeso all'Opec porterebbero benefici sostanziali alle prospettive dell'economia globale. La crisi dei rapporti Usa-Ue non è nata con la guerra. In soli due anni di presidenza Bush, come nota Paul Krugman, Washington ha interrotto accordi multilaterali sul clima, sui missili da difesa (con la Russia), sui farmaci per i paesi poveri, sull'immigrazione (con il Messico) ed è uscita dalla Corte penale intemazionale. Inoltre ha saltato l'Ue negli accordi sulla sicurezza dei trasporti merci e al vertice Nato di Praga nei rapporti militari con i Paesi candidati. La crisi irachena ha cioè portato alla luce un problema latente. ASIA. La Cina ha attratto nel 2002 52,7 miliardi di dollari di investimenti diretti dall'estero ed è diventato il primo paese percettore di capitalVxHródutt.ivì al mondo, il primo"trimestre del 2003 ha un ritmo ancora maggiore. L'effetto di depressione su prezzi e domanda globale è ancora maggiore deflimpulso alla crescita: i salari in Giappone sono 25 volte più alti di quelli cinesi. In India i servizi legati alle tecnologie informatiche e della comunicazione crescono a un ritmo del 500Zo. Nel 2008 si stima che il settore varrà 17 miliardi di dollari. L'impatto di Cina e India sul commercio mondiale è stimato in un aumento potenziale dell'I,50Zo del pil mondiale in 5 armi. EUROPA Nella zona euro l'industria manifatturiera conta per il 170Zo dell'occupazione, contro il 22%'del 1990, negli Usa è al 120Zo. I salari calano rispetto al reddito medio, ma in Europa è in corso il più forte aumento della disoccupazione da 10 anni. Il processo di ristrutturazione è quindi ancora in pieno corso. La conseguenza è l'aumento dei risparmi e il calo dei consumi a cui non fanno da contrappeso investimenti o consumi pubblici, la crescita del pil è così sotto la media da sette trimestri. Il 680Zo degli europei ritiene che le disuguaglianze di reddito stiano aumentando troppo contro il 500Zo nel 1990. La Bundesbank prevede a politiche costanti che la crescita potenziale tedesca scenda dall'l,50Zo attuale all'1%. A quel livello il Paese rischia una crisi bancaria, nuove perdite di lavoro (-560inila posti nel 2002) e una spirale debitoria. Al sindacato federale Dgb è iscritto un solo lavoratore tedesco su cinque, ma ben quattro parlamentari su cinque del partito di governo Spd. I maggiori gruppi industriali tedeschi sono tornati in attivo, ma per ogni due euro di investimenti nella meccanica, uno va nei Paesi dell'Est. L'effetto deflattivo tedesco (l'inflazione attuale è allo 0,70Zo) permetterà alla Bce di tagliare i tassi sotto il 2,50Zo per tutta l'area. Tra le 15 maggiori economie mondiali l'Italia è al 14" posto per disponibilità dei cittadini a cambiare luogo di lavoro, ma è al l0 posto per divari regionali di reddito e per volume di economia nera. Ma le potenzialità dell'economia europea restano inutilizzate, anche quelle politiche: nel 2003 i Quindici rischiano uno sfondamento dei bilanci pubblici nei maggiori paesi, che se fosse coordinato e organizzato, rappresenterebbe una manovra di stimolo di gran lunga maggiore di quella inferta dopo l'il settembre all'economia americana. Oggi e domani al Lingotto di Torino due giorni di convegno promossi da Conf industria per discutere di competitività e crescita, del ruolo dell'Europa e delle sfide dell'Italia Nel sistema del libero mercato c'è una capacità di rigenerazione che dovrebbe tenere le imprese al riparo da eccessi di pessimismo nonostante un dopoguerra sotto molti aspetti problematico LA CRESCITA DEL PIL (Quarto quadrimestre 2002, variazione percentuale) POSITIVO NEGATIVO

Persone citate: Bush, Carlo Bastasin, Paul Krugman, Schumpeter